Ecco un bilancio sul settore della manifattura in Italia e all’estero su dati dell’anno appena trascorso. È sorprendente eppure c’é stato il sorpasso del tessile sulla moda. Secondo i dati del Sistema Moda Italia (Smi) il tessile ha registrato una variazione percentuale, nel periodo gennaio – settembre 2014, di +4,5% contro il 4,1%dell’abbigliamento. Se da un lato questo miglioramento della filiera a monte rappresenta un segnale positivo, dall’altro, a valle, ovvero i mercati di sbocco, creano delle false illusioni. È il caso del rallentamento da parte di Cina e Russia. Secondo il presidente Marenzi di Sistema Moda Italia (SMI), “se le tensioni e le sanzioni nei confronti della Russia dovessero continuare si arriverebbe ad una perdita del 50% di quote in quel mercato”.

Il settore tessile-abbigliamento rappresenta, storicamente, per l’Italia un segmento dell’economia importante. Il prodotto medio-alto rende la nostra offerta più competitiva, grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo e alla stretta integrazione tra le diverse fasi della filiera e il retail.

La dinamica dei comparti e dei mercati é chiara ma vediamola nel dettaglio dalle due figure che seguono.

Commercio estero dell’industria tessile-moda

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I primi 10 Paesi per esportazioni

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Come detto precedentemente il tessile va a gonfie vele in tutti i Paesi, mentre l’abbigliamento registra dei notevoli cali. Secondo i dati Istat, nel 2001 l’industria constava circa 71 mila aziende in Italia con 600 mila addetti. Nel 2011 i dati calano drasticamente, siamo a quota 48 mila imprese con 368 mila dipendenti. La situazione non é andata migliorando.

Notizie positive, invece, per la Toscana, il Veneto, l’Emilia Romagna e la Campania. Vediamo perché: la Toscana, in particolare il distretto di Prato, noto ai più per la produzione di tessuti e filati, nel terzo trimestre dello scorso anno é cresciuto del +10,9%. È il gioiellino italiano ed europeo, conta 2.900 imprese e 20 mila dipendenti. Le vendite all’estero sono aumentate (+6,6%) e ora guarda e sogna gli States come prossimo traguardo.

Il Veneto con il suo settore moda registra bei numeri. 23mila aziende con oltre 70 mila addetti. Nel trimestre luglio – agosto 2015 la produzione é cresciuta di un modesto 0,9% ma l’export va a gonfie vele, in particolare verso la Germania, la Svizzera, il Regno Unito e la Repubblica Ceca.

L’Emilia Romagna sconta oltre alla tremenda crisi anche il post terremoto che ha ovviamente scosso l’economia della regione, riformulando strategie e in alcuni casi, per molti, cercando soluzioni alternative per ripartire da zero. Ma il distretto della moda di Carpi ce la fa. E lo scorso anno ha di nuovo registrato aumenti di fatturato grazie anche alle vendite all’estero (36% sul totale). Bisogna ancora recuperare i numeri del passato, ma siamo sicuri che la qualità del Made in Italy premi.

Infine, the last but not least, il distretto tessile napoletano con le sue 4 mila imprese e 8 mila dipendenti. E a crescere é ancora una volta l’export, con un aumento di circa il 6%. E il segmento che traina il settore é il lusso accessibile, ovvero il prodotto di qualità a prezzi aggressivi.

Dunque come sempre la qualità premia, in particolare all’estero, data la stretta dei consumi che vive l’Italia oggi. E, in effetti, due sono i fattori forse più scottanti e che andrebbero sicuramente affrontati da chi di dovere: da un lato abbiamo la crisi russa che se non arginata in tempo rischia di causare danni all’economia italiana che versa in una debole fase di ripresa. Dall’altro la crisi dei consumi interni che chiaramente lascia poca manovra alle aziende, che, in molti casi, sono quasi costrette ad orientarsi verso l’estero. Per il resto il 2015 speriamo sia roseo e in salita come l’anno appena conclusosi.

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesca D’Agostino, redazione@exportiamo.it

 

 

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