Israele ha le carte per diventare un importante player nel mercato dell’energia all’interno del bacino del Mediterraneo con le importanti scoperte di grandi giacimenti marini di metano a largo delle coste israeliane che si sono susseguite negli ultimi anni.

Ad oggi le scoperte maggiori si concentrano nel nord del paese, al largo della costa di Haifa, la ricerca continua però e alcune stime parlano di un potenziale globale di 3.500 miliardi di metri cubi. Ad oggi le riserve già accertate sono quantificabili in circa 900 miliardi di metri cubi e secondo alcuni sarebbero sufficienti per mezzo secolo di autonomia energetica garantita.

La scoperta nel 2009 del giacimento “Tamar” - 275.000 miliardi metri cubi - nel nord del paese a circa 90 km dalle coste di Haifa e già operativo dal 2013 é stato il primo passo seguito, nel 2010, sempre al largo della costa di Haifa a 130 km, dalla scoperta del Giacimento “Leviathan” 450.000 miliardi di metri cubi stimati che dovrebbe iniziare ad essere operativo entro il 2018 e ancora nel 2012 - sempre nella stessa area - si é aggiunto il più modesto Giacimento “Tanin” le cui riserve vengono stimate in 30 miliardi di metri cubi di gas.

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Il paese ha già ampiamente avviato il processo di riconversione dell’alimentazione delle aziende produttrici di energia elettrica con il metano mentre é in fase di completamento la rete interna a bassa pressione per garantire l’approvvigionamento a piccole industrie e consumatori.

Da questa rivoluzione energetica israeliana si aprono importanti opportunità per le nostre aziende sia per i diversi processi di riconversione che interesseranno le singole strutture una volta avviata la distribuzione e sia dalle diverse iniziative lanciate dal governo.

Per incentivare lo sviluppo di start up innovative per la mobilità e il trasporto sostenibile é stato lanciato ad esempio il programma “Israel Fuel Choices Iniziative - IFCI” che punta a favorire l’affermazione di carburanti alternativi nel settore dei trasporti, puntando all’obiettivo di ridurre la dipendenza dell’economia nazionale e mondiale dal petrolio greggio, elevando Israele a “knowledge hub” nel settore dei combustibili alternativi. La dotazione finanziaria di 350 milioni di euro e la supervisione diretta da parte dell’Ufficio del Primo Ministro sono la prova dell’importanza strategica attribuita al progetto.

Altrettanto strategica é da considerare - proprio all’interno dell’iniziativa IFCI - la recente firma, lo scorso 9 febbraio, del Memorandum d’intesa con Fiat Chrysler Automobile - FCA, Iveco e Magneti Marelli che prevede un progetto di cooperazione per lo sviluppo di tecnologie basate sull’utilizzo del gas naturale che porterà IFCI e FCA anche ad esplorare la possibilità di lanciare un programma di cooperazione esteso per la ricerca e lo sviluppo con il coinvolgimento di aziende israeliane che operano nel segmento dei combustibili alternativi e della mobilità intelligente.

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La firma dell’accordo dimostra il riconoscimento a FCA e Iveco del ruolo di aziende leader per sviluppo, produzione e distribuzione di auto alimentate da gas naturale compresso (GNC) e dotate di tecnologie multi-combustibile avanzate, come le soluzioni di controllo motore portate in dote da Magneti Marelli.

Al contrario Edison che già dal 2011 si era interessata alle opportunità offerte dalle nuove scoperte, a quanto pare sta riconsiderando l’acquisto di due giacimenti di gas a causa dell’aumento dell’incertezza regolatoria e per questo i negoziati sono stati sospesi. La trattativa verteva sul rilevamento dei giacimenti di gas offshore Tanin e Karish da un consorzio che comprende l’americana Noble Energy e l’israeliana Delek Group e entrambi i campi si stima detengano 70 miliardi di metri cubi di gas.

L’eldorado incolore e inodore dei fondali del Mediterraneo, a Israele servirà innanzitutto a garantire l’autonomia energetica ma é stato calcolato che le ingenti riserve di gas a regime dovrebbero garantire oltre 5 miliardi di euro all’anno di royalty.

L’abbondanza non evita le discussioni e non sono mancate divergenze sugli utilizzi dei proventi futuri. A chi era a favore di un’iniezione nell’economia nazionale ha risposto il Ministro delle Infrastrutture, Energia e Acqua, Silvan Shalom facendo presente che “Si rischierebbe l’iperinflazione”. Ad avere ragione é stata la visione che vede in queste nuove entrate l’opportunità per il governo israeliano di creare un fondo sovrano che investirà poi all’estero, mentre per quanto riguarda la quota da destinare all’export dovrebbe rappresentare il 40%.

Naturalmente non si può commerciare con se stessi e servirà trovare i compratori per il gas israeliano e chiaramente non é semplice.

La scelta privilegiata sarebbe quella di vendere agli stati vicini e ci sono già lettere di intenti con Palestina, Giordania ed Egitto anche se i governi locali pare prendano tempo e la situazione come sempre in Medio Oriente non é delle migliori…

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Per questa ragione in occasione della Conferenza Europa-Medio Oriente sull’Energia tenutasi a Roma lo scorso mese di novembre, sempre il Ministro Shalom ha proposto la costruzione di un gasdotto che partendo da Israele e passando per Cipro raggiungerebbe l’Italia e da qui il resto dell’Europa.

Tale progetto contribuirebbe da un lato a facilitare le esportazioni di Israele e di altri produttori di gas e dall’altro ad ampliare la gamma di fornitori di energia dei Paesi Europei.

Il progetto richiede altissime competenze di natura tecnica e un costo dell’opera ancora non ben definito anche se Shalom a Roma ha parlato di circa 5 miliardi di euro di investimento da parte di Bruxelles ricordando ai presenti: “Noi offriamo all’Europa una fonte di gas affidabile”.

Israele con i suoi 8 milioni di abitanti, anche se di dimensioni limitate, rappresenta un importante mercato per le nostre aziende e i nostri prodotti.

Il paese si caratterizza per una diffusa cultura d’impresa ed un’elevatissima capacità di innovazione che la porta al primo posto nella classifica mondiale per numero di brevetti pro-capite mentre é seconda solo agli Stati Uniti per numero di Start-Up.

Leader mondiale in settori avanzati quali IT, alta tecnologia, cleantech, sicurezza, difesa e life sciences, parliamo sempre della “Start Up Nation” descritta alcuni anni fa nel best-seller di Dan Senor e Saul Singer che ha il suo motore pulsante proprio nella città di Tel Aviv dove le start up sono oltre 1.500 e occupano 43.000 addetti.

Anche qui naturalmente niente é lasciato al caso perché il governo israeliano destina stabilmente il 5% del PIL ad incentivi per ricerca e sviluppo, oltre 5 miliardi di dollari che lo collocano in cima alle classifiche dei paesi che al mondo investono di più in R&D.

La base del successo é la sinergia virtuosa e fruttuosa tra Accademia, Industria, Centri di Sviluppo e Ricerca e la Difesa, settore fondamentale che svolge il ruolo di magnete per le innovazioni per “redistribuirle” poi alla società civile.

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Global City società sussidiaria della Municipalità di Tel Aviv – proprio in questi giorni - ha lanciato un progetto pilota di pacchetti onnicomprensivi per imprenditori esteri che prevede alloggi gratuiti per una o due settimane, spazi lavorativi gratuiti per tre mesi in un incubatore per start-up, consulenza e supporti professionali per entrare in contatto con l’Israel Corporate Authority e le altre istituzioni pubbliche israeliane raccogliendo e selezionando i progetti ai quali assegnare questi incentivi.

L’Italia é percepita dalle aziende israeliane come un valido partner nella fase di industrializzazione di prodotti e tecnologie, in ragione della diversificazione, flessibilità ed estensione del nostro sistema industriale e contestualmente anche negli ambienti imprenditoriali italiani é cresciuta la consapevolezza del rilievo assunto dall’high-tech israeliano e delle opportunità che può offrire.

Per quanto riguarda le relazioni bilaterali, nella classifica dei maggiori fornitori di Israele, l’Italia si posiziona come terzo partner UE e sesto globale.

Il mercato italiano é spesso considerato inoltre strategico per le imprese israeliane che cercano nuovi sbocchi sul mercato UE in ragione della vicinanza geografica e culturale tra i due paesi.

Nel 2013 l’interscambio complessivo é stato di circa 3 miliardi di euro con una crescita del 4% delle nostre esportazioni mentre nei primi 10 mesi del 2014 i dati sono più o meno in linea con il calo del 6% delle nostre importazioni da Israele compensato dalla crescita del 3,4% delle nostre esportazioni.

Da qui al 2020 importanti opportunità deriveranno inoltre dai grandi investimenti infrastrutturali programmati e già in corso di realizzazione che interessano tutte le infrastrutture civili (porti, aeroporti, autostrade, ferrovie e trasporti urbani), con uno stanziamento complessivo stimato in circa 140 miliardi di dollari e naturalmente il nostro know-how può dire la sua come sempre e ovunque.

Naturalmente anche a Tel Aviv e dintorni si cede al fascino dell’Italian Lifestyle con tutto il suo valore, la sua qualità e il suo gusto negli storici comparti di eccellenza della nostra produzione nazionale (agroalimentare, arredamento, abbigliamento e automazione, con i macchinari che rappresentano la prima voce delle nostre esportazioni).

I rapporti economici bilaterali tra Italia ed Israele hanno favorito anche l’avvio di iniziative volte a stimolare la cooperazione scientifica, tecnologica e finanziaria tra i due Paesi innanzitutto per il forte impulso dato dall’Accordo Intergovernativo di Cooperazione Industriale Scientifica e Tecnologica entrato in vigore nel 2002, uno strumento che si é dimostrato fondamentale nel favorire lo sviluppo dei rapporti nel campo della ricerca e dello sviluppo industriale scientifico e tecnologico.

Questo 2015 per Israele é anche anno di elezioni e infatti il prossimo 17 marzo si terranno le consultazioni per il rinnovo anticipato della Knesset e i risultati non sono del tutto scontati anche se ad essere favorito nei sondaggi é il partito del Primo Ministro uscente Benjamin Netanyahu.

Chi sarà chiamato a guidare il paese sul piano interno dovrà affrontare il crescente dissenso da parte della pubblica opinione di fronte all’aumentare delle disuguaglianze, del costo della vita e delle ingiustizie nella società mentre sul piano internazionale le criticità stanno ai quattro venti com’é nel destino della terra di David.

In realtà le problematiche legate alla sicurezza di Israele non sembrano influire sulle considerazioni degli investitori internazionali che hanno maturato la convinzione che la valutazione dell’economia israeliana possa prescindere dalle considerazioni sull’instabile contesto geopolitico regionale. Punto di forza dello sviluppo di Israele é negli ultimi anni proprio la presenza di Venture Capitalist, principalmente americani, che rendono Israele il primo paese al mondo per Investimenti VC pro-capita mentre le più importanti multinazionali dell’hi-tech (IBM, Microsoft, Cisco, Facebook, Intel, ecc.)  hanno negli anni acquisito Start-Up locali o deciso di localizzare centri di ricerca e sviluppo.

Per concludere la nostra panoramica - dando uno sguardo alle stime Economist - nell’anno in corso l’economia israeliana (+2,4% nel 2014) dovrebbe registrare una crescita del 3,4% mentre nel prossimo quinquennio il PIL dovrebbe crescere in media del 4,6%, un’ulteriore prova del fatto che il modello di sviluppo funziona e il dinamismo non manca, soprattutto guardando dall’altra sponda del Mediterraneo dove si é costretti spesso ad esultare per decimali.

 

Vi segnaliamo la Scheda Paese di Israele e la relativa sezione fiere per prendere visione di tutti gli appuntamenti in programma.

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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