Il mondo di oggi é attraversato da crescenti tensioni geopolitiche con diverse aree di criticità a partire dalla spinosa e irrisolta questione mediorientale, passando per le frizioni tra Russia e Occidente come dimostrato dalla situazione in Ucraina, fino ad arrivare al Sud-est asiatico. A moltiplicarsi sono anche le minacce terroristiche - é sotto gli occhi di tutti l’escalation dello Stato Islamico - ma anche i timori, più o meno giustificati, per la diffusione di pandemie globali.

Nonostante tutto però, negli ultimi anni, il settore turistico ha continuato a crescere a livello complessivo, ridisegnando al contempo la geografia delle mete più ambite.

Questo emerge dal “The Travel and Tourism Competitiveness Report 2015”, studio pubblicato su base biennale dal World Economic Forum (WEF) e utile strumento di analisi della competitività del settore turistico in 141 paesi al mondo, che rappresentano il 98% del PIL mondiale.

Nel 2014 il numero di turisti internazionali ha raggiunto la cifra record di 1,14 miliardi (+51 milioni rispetto al 2013) ed il settore Travel & Tourism (T&T) rappresenta – con un valore di circa 7.000 miliardi di dollari - il 9,5% del PIL globale e il 5,4% dell’export globale.

L’industria del T&T si conferma un importante driver sia per la crescita economica che sul piano occupazionale: nel 2014 il settore ha infatti occupato ben 266 milioni di persone (se si considerano anche i posti generati in maniera indiretta), 1/11 dell’occupazione mondiale.

Numeri dunque tutt’altro che marginali.

Per misurare la competitività del settore, le rilevazioni del WEF sono basate su 14 pilastri, divisi a loro volta in quattro categorie principali: “Enabling Environment”, “T&T Policy and Enabling Conditions”, “Infrastructure” e “Natural and Cultural Resources”.

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I risultati di quest’edizione premiano la Spagna, per la prima volta al vertice del ranking seguita da altri due paesi europei, Francia e Germania.

L’Italia si colloca in ottava posizione, preceduta anche da Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera ed Australia.

L’Europa si conferma quindi – con 6 paesi nella Top Ten - il continente con il più alto grado di competitività nel settore T&T e con il più alto numero di arrivi all’anno grazie ad una serie di fattori e peculiarità uniche: ricchezza di risorse culturali, infrastrutture di prim’ordine, efficaci politiche in materia di sicurezza, ottime condizioni igieniche ed un elevato grado di apertura ed integrazione a livello internazionale.

Guardando all’interno del vecchio continente rimangono invece alcune profonde differenze fra i vari paesi che ne fanno parte non solo perché le attrazioni culturali ed i monumenti non sono distribuiti equamente fra i vari paesi, ma anche perché alcuni paesi hanno sviluppato una efficace strategia di marketing a livello politico.

E’ indubbio come anche l’organizzazione di eventi sportivi, conferenze, mostre e fiere giochi un ruolo importante, ma é anche vero che non tutti i paesi danno priorità allo sviluppo del settore T&T e/o adottano strategie vincenti, mentre bisogna ricordare come anche il “business environment” incide non poco sul settore T&T e come questo sia strettamente legato all’assetto istituzionale dei diversi paesi.

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La Spagna dunque guida la classifica ed é il terzo paese più visitato al mondo con quasi 61 milioni di visitatori, e non mancano margini di miglioramento specialmente per quanto riguarda la cornice giuridica ritenuta inefficiente, il mercato del lavoro ancora troppo poco flessibile e la mancata connessione fra le retribuzioni e la produttività dei lavoratori.

La Francia, che accoglie ben 84 milioni di persone ogni anno, deve il suo successo sia alla sua variegata offerta turistica, un mix di storia, attrazioni culturali, località sciistiche e marittime, ma certamente anche alla presenza di un’eccellente rete infrastrutturale.

La Svizzera si posiziona in sesta posizione grazie alla bellezza delle sue risorse naturali ed alla sua forte attenzione all’ambiente, nonostante attui una politica di rilascio dei visti piuttosto restrittiva ed una bassa competitività in materia di prezzi.

L’Italia si posiziona ottava a livello mondiale e sesta in Europa é celebre all’estero per le sue città pittoresche, i suoi monumenti suggestivi e i suoi paesaggi mozzafiato e per questa ragione si posiziona al primo posto per numero di siti patrimonio dell’umanità e seconda nella categoria turismo naturalistico.

Inoltre l’Italia offre eccellenti servizi turistici (3°) ed una considerevole attenzione all’igiene e alla salute (20°).

Nonostante questi indiscutibili punti di forza ed il fatto che comunque l’Italia é il quinto paese più visitato al mondo, il WEF sottolinea quanto il nostro paese possieda un enorme potenziale inutilizzato.

L’Italia non é un paese in cui é facile fare business (127°) e questo ostacola non poco gli investimenti privati: una cornice giuridica inefficiente, l’elevata tassazione e la forte regolamentazione, continuano a disincentivare gli IDE.

Il nostro paese é poi meno competitivo a livello di prezzi (133°), anche rispetto agli altri paesi mediterranei come Spagna (105°) e Grecia (113°) e dovrebbe migliorare sia la propria rete infrastrutturale che la propria attenzione e rispetto per l’ambiente.

In America, continente che accoglie globalmente 170 milioni di turisti all’anno, invece i primi cinque paesi nel ranking stilato da WEF sono Stati Uniti (4^), Canada (10^), Brasile (28^), Messico (30^) e Panama (34^).

Gli Usa, che accolgono circa 74 milioni di visitatori ogni anno, dovrebbero migliorare, oltre alla loro politica assai restrittiva per il rilascio dei visti, la qualità del loro trasporto terrestre (31°), il livello di sicurezza (74°) e la loro attenzione alla sostenibilità ambientale (111°).

In Brasile invece la difficoltà nel fare business (126°), l’elevata tassazione (135°), la difficoltà nell’ottenere permessi per costruire e l’elevato tasso di criminalità, rimangono i principali nodi da sciogliere.

Nell’area Asia-Pacific invece i cinque migliori performers sono le economie maggiormente sviluppate a livello regionale: Australia (7°), Giappone (9°), Singapore (11°), Hong Kong (13°) e Nuova Zelanda (16°).

E’ da segnalare come il tasso di crescita più elevato sia stato registrato nel Sud-est asiatico, in ragione alla competitività dei prezzi e alla rapida espansione della classe media e viene evidenziato come se a questi fattori si aggiungesse lo sviluppo di una cooperazione a livello regionale per le politiche in materia di rilascio dei visti, investimenti in nuove tecnologie, infrastrutture e protezione delle risorse naturali, tutti i paesi facenti parte di quest’area potrebbero giovarsi di un forte incremento di visitatori nei prossimi anni.

La situazione é meno rosea in Medio Oriente e nel Nord Africa ma nonostante molte economie di quest’area abbiano costruito, negli ultimi anni, un’industria del T&T non del tutto inefficiente, i primi cinque paesi nel ranking si trovano piuttosto distanti dalle posizioni che contano: Emirati Arabi (24°), Qatar (43°), Bahrain (60°), Marocco (62°) e Arabia Saudita (64°).

Sebbene la maggior parte dei resorts siano molto distanti dalle “zone più calde” le maggiori preoccupazioni che permangono in quest’area (e che deprimono i flussi turistici) ineriscono la sicurezza.

Infine, per quanto riguarda l’Africa Subsahariana (Sud Africa 48°, Seychelles 54°, Mauritius 56°, Namibia 70° e Kenya 74°) si può ancora migliorare moltissimo e in particolare bisognerà intervenire su rete infrastrutturale, condizioni di sicurezza e di igiene, possibilità di fare business, limitando inoltre lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali.

Dando poi uno sguardo al futuro, si segnala come, secondo i dati e le stime del Word Travel & Tourism Council (WTTCC) il settore T&T crescerà ad un ritmo del 4% annuo e quindi più velocemente dei servizi finanziari, del settore dei trasporti e di quello manifatturiero.

Inoltre l’incremento del potere d’acquisto nei paesi emergenti e in quelli in via di sviluppo porterà verosimilmente ad una maggiore domanda di per i servizi turistici: secondo una recente ricerca viaggiare é la seconda priorità per le “nuove” classi medie preceduta solo dall’acquisto di un’autovettura.

Inoltre nel 2030 il numero di persone con età superiore ai 60 anni incrementerà sensibilmente da 900 milioni (dati 2010) a 1,4 miliardi (2030). Le persone più anziane in genere richiedono servizi con standard più elevati (anche perché dispongono di budget adeguati a finanziare tali esigenze) e viaggiano durante tutto l’arco dell’anno.

Aumentare la competitività del nostro paese in questo settore avrebbe degli effetti molto positivi su tutta l’economia italiana. In particolare in termini di creazione di nuovi posti di lavoro.

Il settore T&T tende ad impiegare più donne che uomini e, nonostante sia diffusa la credenza che in questo settore le paghe siano piuttosto basse, c’é una forte richiesta di lavoratori altamente specializzati soprattutto in aree come ICT, management e marketing.

Le strategie messe in campo da molti dei nostri competitor mettono in evidenza un serio problema del nostro paese: manca un progetto a lungo termine per il rilancio settore T&T.

 

In un periodo di crisi mondiale, l’Italia può ritenersi imbattibile quasi solo su un fronte, quello del turismo. Non abbiamo le materie prime, non offriamo manodopera a basso costo, il nostro regime fiscale é quasi insostenibile, e purtroppo le nostre tecnologie e competenze le abbiamo esportate o vendute all’estero.

Ma c’é una cosa che nessuno può copiare ovvero l’incredibile patrimonio storico, artistico, culturale, paesaggistico, ed enogastronomico di cui siamo dotati.

Possibile che, con tutto il rispetto, paesi come Gran Bretagna, Germania e Svizzera, che probabilmente hanno molto meno da offrire rispetto al nostro paese, ci precedano nel ranking stilato da WEF?

 

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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