Quando si nomina Cuba è quasi inevitabile che la nostra mente pensi alla parte più esotica dell’isola, alle spiagge bianche, al mare cristallino, alla natura selvaggia ed a tutte quelle bellezze che l’hanno resa desiderata ed apprezzata in tutto il mondo.

Nel 2015 nella piccola grande isola, si è segnato il record assoluto di flussi turistici in entrata con circa 3,5 milioni di presenze, mentre appare superfluo guardando alla storia, ribadire come il turismo rappresenti una delle risorse economiche più importanti per il sostentamento e la sopravvivenza stessa di Cuba.

La normalizzazione delle relazioni con gli Stati Uniti consolidata durante il secondo mandato della Presidenza di Obama ha avviato il processo di apertura dei rapporti politici ed economici tra i due Paesi come dimostrato – non senza tensioni e folclorismi - nel recente viaggio che ha portato il Presidente degli Stati Uniti a Cuba dove ha confermato il proprio impegno personale ad abolire l’embargo economico, commerciale e finanziario nei confronti dell’isola.

Erano ben 88 anni che un Presidente degli States non si recava a Cuba: l’ultimo fu addirittura il repubblicano Calvin Coolidge nel lontano 1928 e - a dimostrazione che si trattava di tutta un’altra epoca - l’allora Capo di Stato americano impiegò ben tre giorni di navigazione per raggiungere il Paese oggi guidato da Raul Castro.

Oggi Cuba rappresenta - agli occhi delle imprese occidentali e non solo - un nuovo potenziale Eldorado ed è di fatto già iniziata la corsa, essendo vista l’economia cubana come sul punto di esplodere ma quello che è chiaro è che a Cuba non hanno alcuna intenzione di snaturare il proprio sistema faticosamente difeso in questi decenni.

A confermare queste intenzioni sono arrivate le dichiarazioni del Consigliere Economico cubano in Italia, Isamary González Jover, ospite del seminario di formazione ed informazione organizzato presso la sede di Lazio Innova a Roma lo scorso 4 aprile: “L’essenza del nostro Paese non è cambiata, non cambia e non cambierà, questo deve esser chiaro. Oggi comunque molti Paesi finalmente guardano alle opportunità offerte da Cuba con occhi diversi”.

E, a ben vedere, le opportunità offerte da Cuba sono tutt’altro che trascurabili: l’economia del Paese sta vivendo un ciclo di espansione culminato in una crescita pari al 4% registrata nel 2015 e la previsione per il 2016 è intorno al 2%.

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Andando a guardare il bilancio del Paese, Cuba genera una ricchezza modesta per essere un Paese di 11 milioni di abitanti, Cuba produce poco e dipende in misura consistente dall’import e vive una condizione sociale piuttosto complicata.

Tutto si muove e si evolve e se fino al 2013 la proprietà privata era proibita in ogni sua forma, oggi è lo Stato che può concederne l’uso a tempo determinato, mentre ancora oggi - nonostante i tentativi di unificazione – rimane irrisolta la questione monetaria con la circolazione di due monete all’interno dell’isola: il peso cubano (CUP), utilizzato dalle autorità locali per pagare i salari statali e il peso convertibile (CUC), equiparato all’euro, il cui cambio è 25 volte superiore a quello del Cup.

Oggi Cuba ha bisogno di aprirsi al commercio estero anche perché non può più godere dell’appoggio del vicino Venezuela, guidato da Maduro che negli anni ha avuto un ruolo di coordinamento tra le realtà radicali e sociali in Sudamerica, ed attanagliato da una crisi economica gravissima aggravata dalla caduta libera del costo del petrolio, che si prevede rimarrà basso ancora per molto tempo.

Cuba è dunque alla ricerca di nuove risorse e di capitale d’investimento, indispensabili per ammodernare le proprie infrastrutture e far crescere la produttività ed i vantaggi per gli investitori stranieri disposti ad investire a Cuba sono molti ma sono applicati solo ad imprese miste e fra questi va sicuramente citata la possibilità di usufruire di un’esenzione totale d’imposta sulla tassazione degli utili per i primi 8 anni di apertura dell’attività e, dopo la fine di tale periodo, la previsione di un’aliquota fissa al 15%.

Inoltre, data la scarsa produzione interna - l’export del Paese si basa essenzialmente su prodotti del mare, servizi culturali e beni sanitari - nel comparto agricolo, come in quello manifatturiero, si configura ed apre interessanti prospettive per le nostre PMI.

Dando uno sguardo all’interscambio commerciale bilaterale tra Italia e Cuba è oggi fermo a 300 milioni di euro con Roma a rappresentare il terzo partner commerciale europeo e l’ottavo a livello mondiale. Ciò che è sicuro è il fatto che certamente nei prossimi anni - viste le premesse – il nostro interscambio, potrà crescere esponenzialmente.

Ad oggi si contano inoltre 900 imprese “Made in Italy” che forniscono beni e servizi a La Havana, e tra queste, 45 realtà italiane che hanno stabilito sul suolo cubano una propria filiale così come era nostra connazionale la prima impresa italiana stabilitasi nell’isola nel 1967 dopo la rivoluzione.

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Risulta fondamentale sottolineare come Cuba è una realtà che con tutte le sue contraddizioni, vanta grandi potenzialità specialmente dal punto di vista del capitale umano, del sistema educativo ed in specifici settori di eccellenza come quello biomedico e medico, mentre un settore con grande margine di sviluppo è rappresentato dalle energie rinnovabili (oggi al 5% ma che il governo vorrebbe portare al 24% entro il 2020).

Il governo italiano ha fiutato le tante opportunità provenienti da Cuba e nella recente visita del premier Renzi sono stati siglati due memorandum di intesa per due importanti settori (restauro ed agroalimentare) che simbolicamente rappresentano un primo passo molto importante nel processo di consolidamento dei rapporti bilaterali con l’isola così come l’apertura nei prossimi mesi di un ufficio a La Havana dell’ICE Agenzia.

Insomma l’auspicio è che si stiano creando le basi per il consolidamento di una relazione commerciale ancora più approfondita e profittevole per entrambi i Paesi, sempre nel rispetto delle sensibilità di ciascuno.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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