Il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) è un trattato negoziato di recente tra l’UE e il Canada che, una volta applicato, offrirà alle imprese europee grandi opportunità commerciali in Canada oltre che generare una ricaduta positiva in termine di occupazione nel “Vecchio Continente”.

I negoziati sono durati circa sette anni, mentre la firma definitiva è arrivata il 30 ottobre scorso.

Questi i punti salienti dell’accordo:

- Eliminazione del 98% dei dazi doganali (500 milioni di euro annui circa risparmiati dai membri UE);
- Nessuna restrizione nell’ accesso agli appalti pubblici;
- Maggior apertura del mercato dei servizi;
- Prevenzione delle copie illecite di innovazioni e prodotti tradizionali dell’UE;
- Rispetto delle norme riguardanti sicurezza alimentare e diritti dei lavoratori.

Cecilia Malmström, Commissario europeo per il commercio, ha rilasciato la seguente dichiarazione riguardo allo storico accordo:

“Attraverso questo tipo di trattati possiamo modellare la globalizzazione, poiché si va verso un controllo degli standard e i valori da rispettare per il commercio globale. Con questo accordo col Canada vogliamo costruire un ponte verso un alleato importante, creando un forte impatto per l’export, l’imprenditoria e l’occupazione. Il commercio semplificato funziona quando ci liberiamo da costi inutili e da una burocrazia lenta, riuscendo a mettere in condizione le aziende di entrare in nuovi mercati e assumere più persone”.

Anche Justin Trudeau, primo ministro del Canada, si auspica “una rapida ratificazione da parte dei 28 Stati membri dell’Unione Europea, affinché le piccole-medie aziende e i consumatori possano sentire i benefici del trattato fin da subito”.

L’auspicio degli addetti ai lavori è che il trattato entri in vigore nel 2017.

Più cauto invece il presidente del consiglio europeo Donald Tusk a causa soprattutto delle rimostranze di Paul Magnette, ministro-presidente della regione Vallonia (una delle tre regioni federali del Belgio) che ha ritardato di una settimana la firma a causa di dubbi legati alla legittimità dei tribunali d’arbitraggio (che hanno il compito di gestire le diatribe fra Stati e multinazionali) ed alcune restrizioni in campo agricolo.

I vantaggi per il Made in Italy e l’UE

Il CETA, una volta in vigore, potrebbe generare un vantaggio non indifferente anche per le produzioni Made in Italy che in Canada stanno vivendo un periodo di forte crescita, grazie anche alla consistente presenza di immigrati italiani ad Ottawa e dintorni e all’elevato potere d’acquisto di cui i consumatori canadesi possono godere.

Secondo SACE nel 2015 il totale delle merci esportate dal Belpaese verso il Canada è stato di 3.7 miliardi di euro ed è prevista una crescita fino a 4.7 miliardi nel 2019 (+27%). Da non sottovalutare il capitolo del trattato riguardante le norme sulla sicurezza alimentare, che proibisce l’entrata nel nostro mercato di prodotti ottenuti attraverso l’impiego di OGM (legali in Canada).

Un altro elemento del trattato che fa ben sperare riguarda i dati riguardanti l’interscambio di merci tra UE e Canada che, nel 2015, descrivono un saldo positivo nella bilancia commerciale per il Vecchio Continente pari a 6.9 miliardi di euro, corrispondente al 10.7% del surplus totale registrato dai 28 Stati membri col resto del mondo.

Inoltre nel corso dell’ultimo decennio il saldo per la UE è stato negativo solo in un caso (2011), con un disavanzo commerciale che si era attestato a 800 milioni di euro.

Infine è bene ricordare che l’ambizioso obiettivo del CETA sarebbe quello di incrementare gli scambi tra UE e Canada di circa 20 miliardi di euro all’anno anche se non tutti guardano di buon occhio all’accordo e si sono manifestate numerose voci critiche su una serie di temi quali il rispetto dell’ambiente, l’assenza di trasparenza in fase di negoziazione e la minor tutela dei cittadini a favore delle multinazionali.

Non ci resta dunque che aspettare per toccare con mano gli sviluppi e gli effetti che l’implementazione del CETA produrrà sull’Italia e più in generale su tutto il “Vecchio Continente”.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it

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