Per Base Erosion and Profit Shifting (BEPS) si intende l’insieme di strategie di natura fiscale che talune imprese pongono in essere per erodere la base imponibile e dunque sottrarre imposte al fisco.

Ad esempio la traslazione dei profitti (profit shifting) da Paesi ad alta imposizione a Paesi a tassazione nulla o ridotta è di fatto essa stessa una strategia che conduce all’erosione della base imponibile.

Questo tipo di pratiche, secondo i dati diffusi dall’OCSE, sottraggono ingenti risorse alle economie nazionali e dunque al sostegno della crescita, ostacolando l’implementazione di politiche di welfare progressiste (specialmente per le economie in via di sviluppo) e, più in generale, la creazione di sistemi fiscali più equi.

Per questa ragione l’OCSE ha elaborato, ormai da qualche tempo, un piano d’azione sul fenomeno BEPS (Base erosion and profit shifting) individuando 15 specifiche aree di intervento per combattere l’erosione della base imponibile e l’allocazione dei profitti in Paesi a bassa fiscalità da parte delle imprese multinazionali.

Il piano d’azione OCSE riguarda una molteplicità di tematiche fra cui:

  • identificazione delle sfide che l’economia digitale comporta per l’applicazione delle norme esistenti nella fiscalità internazionale;
  • aggiornamento del modello OCSE di convenzione contro le doppie imposizioni;
  • rafforzamento delle normative sulle CFC (Controlled Foreign Companies);
  • contrasto alla pianificazione fiscale aggressiva implementando la trasparenza e lo scambio di informazioni;
  • lotta all’abuso di convenzioni e dei trattati internazionali;
  • aggiornamento della definizione di stabile organizzazione. In molti paesi, l’interpretazione del concetto di stabile organizzazione permette di spostare l’imposizione sul reddito dal luogo dove effettivamente avvengono le negoziazioni e le vendite di prodotti e servizi, e di frazionare le transazioni tra le diverse entità appartenenti al gruppo multinazionale.
  • utilizzo di nuove metodologie di raccolta e analisi dei dati fiscali;
  • ripensamento della disciplina della documentazione sul transfer pricing;
  • efficientamento dei meccanismi di risoluzione delle controversie;

Quello che va evidenziato è che questa normativa nasce da una considerazione: le multinazionali operanti nei Paesi OCSE ed in UE vengono tassate in percentuale irrisoria, in media circa l’8% del reddito complessivamente generato e dichiarato.

Questo trattamento appare dunque assolutamente iniquo se paragonato al dato sulla tassazione effettiva che “subiscono” i cittadini europei che arriva, in più di un’occasione, fino al 50% del dichiarato.

L’obiettivo del piano d’azione è quindi quello di portare maggiori entrate agli Stati sulla base di regole più trasparenti il che, richiede un maggiore sforzo di cooperazione, scambio e dialogo tra le amministrazioni fiscali che sarebbe assolutamente necessario specialmente nella fase di globalizzazione finanziaria dei mercati in cui ci troviamo.

Molti Paesi latinoamericani, inclusa l’Argentina, hanno espresso il loro interesse a collaborare al piano d’azione Beps e questo è assolutamente comprensibile anche perché i Paesi che non si impegneranno in questo processo saranno messi sotto analisi sulla loro “tax-compliance” e trasparenza.

Adesso bisogna semplicemente rimanere in attesa e vedere concretamente con quali modalità e quali tempistiche tutte le azioni previste dal piano troveranno un’effettiva applicazione.

Dunque sembra molto probabile che l’epoca dei privilegi per le multinazionali sia giunta al capolinea e che il sentiero verso una fiscalità più giusta sia ormai tracciato.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Valeria Gambino, redazione@exportiamo.it

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