Italia: bilancia in positivo anche per l’export di beni culturali

Italia: bilancia in positivo anche per l’export di beni culturali

02 Novembre 2017 Categoria: Marketing Internazionale

Non solo macchinari ed eccellenze alimentari: il Belpaese esporta nel mondo anche opere d’arte, libri e preziosi manufatti tessili.

L’esportazione dei beni culturali è una delle sfaccettature dell’export italiano meno conosciute ai più, nonostante ci veda ai primi posti in Europa. Mentre tutti i principali quotidiani nazionali si sono accalcati a festeggiare il balzo compiuto dall’export made in Italy nei Paesi extra-UE nei primi nove mesi del 2017 - balzo che ha visto il fatturato salire di ben 11 miliardi di euro - sono pochi invece i mezzi di comunicazione ad aver dato risalto all’analisi relativa al commercio internazionale dei beni culturali, pubblicata quest’anno da Eurostat, che vede l’Italia esportare ben più di quanto non importi. Un risultato da sottolineare, dato l’immenso patrimonio artistico e la creatività per i quali siamo noti in tutto il mondo.

Ma quali sono i dati principali che emergono dal report dell’ufficio statistico dell’Unione Europea? I flussi di prodotti culturali che si intrecciano tra i diversi Paesi è ben illustrato dall’infografica di ShopAlike, portale dedicato allo shopping online presente in 14 mercati europei. Per prima cosa l’infografica mette in chiaro quali sono i beni oggetto di studio: rientrano tra i beni culturali opere d’arte, stampa (ad esempio giornali e riviste), fotografie, libri, prodotti tessili di rilevanza artistica (come arazzi, tappeti e ricami), mappe, oggetti antichi, film, giochi, prodotti audiovisivi e strumenti musicali.

A differenza dei macchinari industriali o delle derrate alimentari, questi prodotti sono prima di tutto frutto dell’espressione creativa dell’ingegno di chi li ha realizzati. Per ogni paese l’infografica consente inoltre di appurare quanto ognuna di queste categorie influisca in percentuale nella bilancia degli scambi commerciali culturali sia per l’export che per l’import, ed infine il saldo, positivo o negativo.

Nella classifica generale dei paesi dell’UE relativa all’export della cultura l’Italia si posiziona quarta, appena fuori dal podio, dopo Regno Unito, Germania e Polonia. Questi Paesi fanno parte del gruppo di nazioni con un bilancio culturale in positivo, ossia in cui il valore dell’export è superiore a quello dell’import, in tutto 12 su 28. Nel caso dello Stivale il saldo finale è di +419 milioni di euro, surplus generato soprattutto dall’esportazione di opere d’arte, libri e prodotti tessili di valore culturale, che influiscono rispettivamente per il 23,5%, il 21,9% e il 24,9%.

Anche il primo Paese in classifica, il Regno Unito, è molto forte nell’ambito delle opere d’arte, che rappresentano da sole il 51,9% del valore dell’export: non dobbiamo dimenticare che hanno sede in Inghilterra case d’asta di rilevanza mondiale come Christie’s e Sotheby’s. La seconda classificata, la Germania, ha invece una ripartizione più equilibrata delle categorie e contribuisce al commercio culturale europeo principalmente con libri, prodotti audiovisivi, film, giochi e opere d’arte, in maniera simile alla Polonia, che occupa il terzo gradino del podio.

La gran parte dei beni culturali esportati dai 28 Paesi membri non è tuttavia destinata a restare entro i confini dell’Unione Europea, ma a continuare il proprio viaggio verso altri mercati, tra i quali i più importanti sono gli Stati Uniti e la Svizzera, principali acquirenti dell’export culturale UE e soprattutto delle sue opere d’arte.

E per quanto riguarda le importazioni? L’Italia introduce principalmente prodotti tessili preziosi come ricami e arazzi - 25,1%, leggermente superiore al valore dell’export - ma anche film, giochi e opere d’arte. Meno forte l’importazione dei libri, che ha valori decisamente più alti nel Regno Unito, in Polonia e in Germania.

Nonostante la cultura e le sue espressioni siano un elemento cardine dell’Unione Europea, e nonostante l’export di tali beni sia in forte ascesa in alcuni dei suoi Stati membri, dal report pubblicato da Eurostat si evince che si tratta di un mondo in forte evoluzione, in cui la rivoluzione digitale agisce sia come opportunità che come minaccia per alcune delle categorie.

Libri, film, musica e giornali vengono infatti ormai consumati sempre più in formato digitale, rendendo obsoleti sia la carta che supporti come CD e Blu Ray. In aggiunta, le norme sul copyright restano ancora inadeguate a stare al passo con una società sempre più tecnologica e sempre più nomade.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Giulia Gutterer, redazione@exportiamo.it

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