In occasione del seminario di sostegno all’internazionalizzazione organizzato recentemente presso la sede di Lazio Innova si è parlato del Texas e delle incredibili opportunità che questo Stato offre alle imprese italiane che hanno voglia di esplorare il mercato statunitense.

Il Texas è uno stato in fortissima ascesa ma, probabilmente, per comprendere al meglio di cosa stiamo parlando è bene citare alcuni interessanti dati forniti da Alessia Paolicchi e Luciano Topi, rispettivamente Executive Director e Chairman Emeritus della Italy America Chamber of Commerce of Texas.

Quando ci si riferisce al Texas bisogna innanzitutto chiarire che stiamo parlando di un’entità che se fosse una nazione a sé stante costituirebbe la dodicesima economia al mondo con un PIL che è superiore a quello del Canada.

La ricchezza del The Loner State è sicuramente dovuta al fatto che i texani “sono seduti su una montagna di petrolio” ma, ricordiamolo, le grandi oscillazioni dei prezzi del greggio possono provocare degli shock economici non indifferenti e, per questa ragione, lo Stato ha iniziato un processo di diversificazione economica ormai da diverso tempo.

In ogni caso il Texas viene spesso ignorato dai più a favore di Stati maggiormente reclamizzati come New York, California e Florida e di conseguenza anche una città come Houston in continua espansione in cui risiedono, senza contare l’immigrazione non legale, quasi 7 milioni di abitanti non viene adeguatamente presa in considerazione.

Oltre ad Houston comunque in Texas troviamo altre 3 delle prime 10 città statunitensi più popolose fra cui la capitale Austin (2 milioni), Dallas (2,4 milioni), e San Antonio (4,9 milioni).

Per farsi un’idea della stupefacente espansione dello Stato è sufficiente guardare al dato sulla popolazione complessiva nel 2010 in Texas vivevano 25 milioni di persone, oggi sono 28,1 e entro il 2020 si prevede di raggiungere quota 30 milioni di abitanti.

Fra i principali punti di forza dello Stato annoveriamo:

- una popolazione molto giovane (età media pari a 33 anni);

- un tasso di crescita molto elevato che, nell’ultimo decennio, ha doppiato quello della media federale;

- una posizione geografica unica che lo rende un hub per fare business sia con il Canada che con il Sudamerica;

- la presenza di un sistema infrastrutturale assai sviluppato che può contare su ben 380 aeroporti di cui 26 commerciali;

- un potere d’acquisto superiore del 10% rispetto alla media nazionale.

Certamente ci sono anche altri elementi da valutare attentamente quando si decide di avviare un business in uno Stato estero ma la snellezza della burocrazia, il basso costo dell’energia, la certezza dei pagamenti (in media fra i 30 ed i 60 giorni) e la quasi totale assenza di potere sindacale più che compensano alcuni aspetti di criticità.

Fra queste citiamo la complicata concessione del credito agli stranieri, i salari che sono mediamente molto più alti rispetto agli standard italiani (e che hanno una componente variabile che può arrivare a toccare il 30-40% del salario) e l’elevato turn over che può rappresentare un problema non di poco conto per le aziende visto che fra lavoratore e datore di lavoro non esiste alcun obbligo di preavviso.

Infine non si può tralasciare quello che probabilmente il più importante fattore d’attrattività per le imprese straniere ovvero il basso livello di tassazione che è inferiore di addirittura il 30% rispetto alla media statunitense (assenza di tasse sul reddito personale).

Lo Stato mette poi a disposizione alcuni interessanti programmi d’incentivi che è possibile visualizzare cliccando qui.

In conclusione i due rappresentanti della America Chamber of Commerce of Texas hanno sottolineato che al momento sono cinque i settori segnalati in maggiore espansione nello Stato: energia, scienze della vita, aerospazio, IT ed agroalimentare.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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