Il Vietnam in soli 6 anni ha triplicato la produzione di scarpe da tennis conquistando, con oltre 300 milioni di paia esportate, la leadership mondiale.

Quello delle scarpe da tennis è un mercato che ha subito negli ultimi anni una rapida ascesa. All’inizio di questo decennio il commercio mondiale di sneakers deteneva livelli abbastanza bassi, attestandosi sulle 300 mila paia di scarpe da tennis. Dopo soli sei anni, nel 2016, questa cifra è cresciuta fino ad arrivare a 736 milioni, posizionando questo prodotto tra i più dinamici del commercio mondiale.

Le sneakers hanno oltre un secolo e mezzo di storia e hanno acquisito negli anni un valore sociale e rappresentativo dell’evoluzione dei consumi e dei comportamenti a livello globale.

Questo capo d’abbigliamento si è trasformato nel tempo, riuscendo ad adattarsi al cambiamento di mode e tendenze pur rimanendo un classico intramontabile tra i consumatori, sopratutto tra i più giovani.

In termini di miliardi di dollari i dati sono altrettanto positivi. A partire dal 2009, la curva evidenzia una forte crescita fino ad arrivare ai 16 miliardi stimati per quest’anno.

Un ruolo importante in questa evoluzione è stato svolto dal Vietnam e dall’importanza crescente che questo paese sta ricoprendo quale fabbrica mondiale di manufatti.

Il caso del Vietnam

Il Vietnam nel 2000 deteneva la seconda posizione tra gli esportatori mondiali di scarpe da tennis, con 462 milioni di dollari esportati, su 2 miliardi di dollari di esportazioni totali.

A partire dal 2014 occupa la posizione di primo Paese esportatore, con un export che nel 2017 ha raggiunto i 326 milioni di paia corrispondenti 6.1 miliardi di dollari.

Questa crescita si inserisce nel processo generale di globalizzazione dell’economia mondiale, con aspetti propriamente sociali quali la riduzione della distanza fisica e culturale tra Paesi, sia aspetti più strettamente economici. Come conseguenza diretta della globalizzazione, il mercato globale ha visto l’intensificazione di scambi e investimenti internazionali, con lo sviluppo di una crescente interdipendenza tra le economie.

Le produzioni delle economie emergenti sono sempre più spesso inserite in quelle che si definiscono global value chain, o catene globali del valore, governate dalle grandi imprese multinazionali. Di conseguenza, questo ridisegna un nuovo assetto della divisione internazionale del lavoro, in cui molti beni divengono il risultato di “catene produttive globali” alle quali imprese di Paesi diversi aggiungono pezzi di valore.

Se si considerano queste dinamiche, la posizione ricoperta dal Vietnam è quella che si potrebbe definire l’ultimo l’anello della catena, che serve da congiunzione tra le fasi produttive e quelle di commercializzazione delle sneakers.

Le scarpe dunque, vengono assemblate in Vietnam, ma i materiali con cui esse sono prodotte sono spesso d’importazione.

Nel caso delle suole e delle tomaie, ad esempio, il 30% provengono dalla Cina. È naturale quindi che in coincidenza del boom delle esportazioni di scarpe dal Vietnam, sia osservabile il medesimo andamento anche per le importazioni di suole e tomaie dalla Cina.

Quali Paesi acquistano scarpe da tennis?

La principale meta delle esportazioni vietnamite sono gli Stati Uniti, che nel 2016 hanno importato 100 milioni di paia di scarpe ad un prezzo medio di 15$.
A seguire l’Europa con un’importazione nel 2016 pari a 93 milioni di paia di scarpe ad un prezzo medio più alto rispetto a quello americano, di 19 $ per paio.
Interessante è infine il caso del Messico. Nel 2016 la nazione figura come quarto importatore di sneakers dal Vietnam. Il mercato delle sneakers vietnamite in questa nazione, tuttavia, è relativamente recente: nel 2000 il Messico figurava solo al 16esimo posto. Questa dinamica conferma che in 10 anni la presenza del Vietnam sul mercato messicano si è notevolmente consolidata, e prospetta per il futuro ulteriori margini di sviluppo.

Perché il Vietnam?

Il forte incremento della produzione ed esportazione di sneakers vietnamite sono da ricercare nella situazione economica e sociale che caratterizza il Paese.
Esso infatti può contare su una popolazione giovane: su 98.6 milioni di abitanti il 18.7% sono giovani di età compresa tra i 20 e i 29 anni. Il costo del lavoro è molto basso, un lavoratore in Vietnam percepisce di media 2 dollari all’ora; cifra irrisoria se confrontata con il costo orario del lavoro cinese (7 $) e con quello degli Stati Uniti (42 $).

Questi due fattori fanno sì che il Vietnam venga percepito dai grandi produttori mondiali come una meta estremamente appetibile dove spostare la produzione industriale a basso costo.

Per via delle intense dinamiche commerciali che vi si stanno sviluppando, questo Paese è stato incluso dal centro di ricerca economica Stratfor nell’elenco dei Post-China 16 cioè delle sedici nazioni destinate a succedere alla Cina nel ruolo di fabbriche globali di prodotti a basso costo del lavoro. L’area Post-China 16 comprende sia paesi asiatici (tra cui Bangladesh e Filippine) sia alcune nazioni dell’America Latina (ad esempio il Brasile).

Le radici dello sviluppo vietnamita provengono dalla fine degli anni ‘80. A partire dal 1986 fu abbandonata l’impostazione centralizzata dell’economia e fu introdotto un pacchetto di riforme economiche denominato Doi Moi (letteralmente ‘Nuova Economia’, o ‘Rinnovamento’), con il quale si diede ufficialmente il via alla transizione verso il libero mercato. La politica di rinnovamento ha concesso priorità al settore agricolo e all’industria leggera ma al contempo anche allo sviluppo dei mercati di esportazione.
Un altro momento di importante apertura commerciale è rappresentato dall’ingresso del Vietnam nel WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) avvenuta nel 2007, che ha permesso una crescita consistente dell’export nazionale.

La crescita economica ha avuto come diretta conseguenza la diminuzione del tasso di disoccupazione che ha registrato a partire dal 2000 un calo di 4 punti percentuali passando dal 6.5% al 2.5%.

Di conseguenza, questi fattori positivi hanno alimentato le prospettive di crescita del paese portando il Fondo Monetario Internazionale a prevedere per il 2018 una crescita del prodotto interno lordo a prezzi costanti del Vietnam pari al +6.3%, collocandolo tra i paesi emergenti con maggior crescita.

2018: Previsioni IMF sul tasso di variazione del PIL a prezzi costanti dei Paesi emergenti (var %)

Fonte: a cura di Luigi Bidoia di UlisseMag.it, redazione@exportiamo.it

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