Il terzo trimestre 2017 ha confermato la ripresa in atto delle esportazioni di mobili della provincia di Pordenone: la crescita dei primi nove mesi rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno è stata del 14.7% (fonte: Exportpedia).

Questo risultato è particolarmente importante perché mette in discussione il de profundis recitato per la sponda friulana del distretto del Livenza. Secondo questa tesi, infatti, sono destinati a ridimensionarsi drasticamente quei distretti del mobile italiano che non hanno fatto della qualità e servizi il loro principale fattore competitivo.

L’industria italiana del mobile è uno dei comparti che maggiormente sono stati colpiti dalla globalizzazione in atto nell’economia mondiale. Nel 2000, l’Italia deteneva la leadership nelle esportazioni mondiali, seguita dalla Cina. Germania e Polonia non raggiungevano metà delle esportazioni italiane. Il Vietnam non figurava ancora nelle prime 20 posizioni.

Da allora, il commercio mondiale è profondamente cambiato. La Cina ha letteralmente spiccato il volo, passando nell’arco di 16 anni dai 4.5 mld euro del 2000 ai 25 mld euro del 2016; la Polonia ha progressivamente scalato la classifica mondiale; il Vietnam, con tassi di crescita del 20%, è riuscito a contendere negli ultimi anni la seconda posizione alla Polonia.

Principali paesi competitori nel 2000 e nel 2016

Naturalmente questo forte cambiamento nelle posizioni dei diversi paesi competitori riflette anche una modificazione profonda della domanda mondiale, illustrata dal grafico che segue.

Evoluzione della domanda mondiale di mobili per fascia di qualità/prezzo

Alla fine del secolo scorso, la quota di commercio mondiale delle fasce di minor qualità (bassa e medio bassa) uguagliava il commercio mondiale delle fasce di maggior qualità (alta e medio alta). Nel 2016 le quote delle fasce basse hanno raggiunto il loro punto di massima risultando, con 38 miliardi di euro, di gran lunga superiori al doppio della quota premium-price.

E’ evidente come la maggior crescita della domanda mondiale di mobili di fascia bassa ha sostenuto le esportazioni di quei Paesi che presentano un vantaggio competitivo dal lato dei costi.

In questa rivoluzione strutturale, tuttavia, l’industria tedesca ha saputo mantenersi comunque su un sentiero di crescita, fino a superare stabilmente, dal 2015, i 4 mld di euro di esportazioni. L’industria tedesca è riuscita, in particolare, ad intercettare la crescita della domanda mondiale di fascia alta che, anche se a tassi minori di quella di fascia bassa, è comunque aumentata significativamente nel corso di questo secolo.

Un percorso simile all’industria tedesca è stato seguito dal distretto italiano del mobile della Brianza e dalla sponda trevisana del distretto di Livenza. Entrambi hanno recuperato abbastanza velocemente il crollo del 2009, avvicinandosi nel 2016 ai 2 mld di euro di esportazioni il primo e ai 1.7 mld il secondo, a fronte di livelli rispettivamente prossimi a 1.7 mld e 1.5 mld, registrati nel 2008.

Viceversa, la sponda friulana del distretto del Livenza ha condiviso la forte crisi del vicino distretto della sedia (crollato dai 617 milioni di euro del 2008 ai 458 del 2016), dell’area marchigiana (passata da 652 a 532 milioni di euro) e della parte barese del distretto del mobile imbottito, le cui esportazioni nel 2016 sono risultate ancora inferiori di oltre 100 milioni rispetto ai livelli raggiunti nel 2008.

La forte crescita registrata negli ultimi trimestri dalle esportazioni di mobili della provincia di Pordenone potrebbe consentire alla sponda friulana del distretto Livenza di ritornare ai livelli del 2008, portando a considerare chiusa, almeno dal punto di vista statistico, la profonda crisi iniziata alla fine di quell’anno.

Un fattore che ha sostenuto il recente recupero è stata la ripresa dei consumi europei, di cui le esportazioni pordenonesi hanno beneficiato grazie ai solidi rapporti commerciali con l’Unione.

Esportazioni per paese di destinazione di mobili della provincia di Pordenone
(la dimensione dei rettangoli è proporzionale al valore cumulato degli ultimi 4 trimestri)

L’entità della crescita in atto è, tuttavia, tale da lasciare almeno il dubbio che essa sia anche il risultato di un processo di ristrutturazione che possa portate la sponda friulana ad imitare la sponda trevisana, attuando strategie sempre meno basate sul contenimento dei costi e sulla flessibilità, e sempre più orientate alla qualità e al servizio.

Fonte: a cura di Annalisa Vignoli di UlisseMag.it, redazione@exportiamo.it

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