Nei giorni scorsi l’Eurogruppo ha siglato l’accordo per l’alleggerimento del debito pubblico della Grecia e relativa uscita, dal prossimo 20 agosto, dal piano di aiuti finanziari che ha caratterizzato la terza ed ultima fase degli ultimi 8 anni di commissariamento (oltre 880 misure adottate, a fronte di 270 mld di prestiti concessi dall’UE).

“Un momento storico”. Così Pierre Moscovici ha commentato l’accordo che di fatto sancisce la fine di un incubo per il popolo greco. “La crisi greca termina oggi. Siamo arrivati alla fine di un percorso difficile”, ha poi aggiunto il commissario Ue agli affari economici.

I dettagli dell’accordo

L’estensione di 10 anni (dal 2022 al 2032) del termine per il rimborso dei 110 mld di euro di prestiti ottenuti dal vecchio fondo salva-Stati Efsf; l’ottenimento di misure per l’alleggerimento del debito pubblico (quasi il 180% del pil); un nuovo prestito da 15 mld di euro (l’equivalente delle 88 riforme completate dalla Grecia negli ultimi mesi), così suddivisi: 5,5 al servizio del debito e 9,5 a garanzia di un “cuscinetto” da oltre 24 mld per i 22 mesi successivi all’uscita della Grecia dal programma.

Questi, in sintesi, i punti salienti dell’agreement che consentirà ad Atene di uscire dal terzo programma di salvataggio, iniziato a metà 2015. A quel tempo il popolo greco – attraverso il referendum indetto dal governo Tsipras – si dichiarò contrario agli ulteriori rigidi provvedimenti previsti dalla Troika (organismo composto dalla Commissione Europea, dalla BCE e dal FMI che dal 2010 ha commissariato la politica finanziaria greca, concedendo aiuti economici in cambio dell’approvazione di severe misure), pur dovendo accettarli a fronte della prospettiva di bancarotta che si stava profilando. L’accordo, dunque, consentirà alla Grecia di uscire dal regime di commissariamento e di poter nuovamente tornare a controllare le proprie scelte economiche e politiche.

Chissà se i 100.000 greci che il 29 maggio del 2011 si radunarono in protesta in Piazza Syntagma, potranno scendere di nuovo per le strade, stavolta tirando un sospiro di sollievo per uno scenario che si prospetta assai più arioso di quello percepito 8 anni fa.

Nel 2009, data d’inizio della crisi, il rapporto del deficit sul pil era -15.1%. Il Paese si trovò a fare i conti con una crisi che, ad oggi, ha richiesto l’esborso da parte dell’Europa di 273 mld di euro – suddivisi in tre piani. Il primo, datato maggio 2010, quando vennero concessi alla Grecia 110 mld di euro dal vecchio fondo salva-Stati Efsf. Nel febbraio 2012 la seconda operazione (prestito da 130 mld). Poi, nell’agosto del 2015 l’avvio del terzo piano, contestualmente all’avvento al potere del governo Tsipras. Un quadro che ha richiesto l’adozione di più di 800 misure economiche, in risposta ai prestiti ottenuti dai creditori europei.

Un accordo storico – ha dichiarato il Primo Ministro greco Alexis Tsipras durante i colloqui intercorsi con il presidente della Repubblica Pavlopoulos – Si apre una nuova pagina in cui dovremo stare attenti a non annullare i progressi compiuti tramite riforme e sforzi. Avremo obiettivi di budget da rispettare – aggiunge Tsipras - ma sarà nostra facoltà decidere come raggiungerli. Un grande cambiamento che ci permetterà di avere i mezzi per concentrarci sulla crescita, senza più incubo del debito. Un ritorno alla normalità e la fine dell’incertezza”.

Il plauso dell’Ue

La crescita economica della Grecia è tornata effettivamente positiva: il dato del +1,4% del 2017 si proietta verso un +1,9% nel 2018 e un +2,2% nel 2019. Lo scorso anno è stato registrato un attivo di bilancio dello 0,8% del PIL ed un avanzo primario (senza interessi sul debito) del 3,7%.

L’economia reale è in salute: il turismo, l’export (+10% nel 2018), la produzione industriale (+6,7% registrato in aprile) e gli investimenti esteri hanno trainato Atene verso una risalita graduale, che ha ottenuto il favorevole riconoscimento anche dalle istituzioni europee: “La Grecia ha fatto un ottimo lavoro”, ha dichiarato il Ministro delle finanze francese Le Maire.

Il Presidente della Commissione Europea Juncker ha fatto sapere la sua intenzione di “combattere sempre affinché la Grecia resti nel cuore dell’Europa. Voglio rendere omaggio per la loro capacità di recupero”. Felice il Ministro delle finanze Tsakalotos, soddisfatto il Ministro dell’Economia e sviluppo Charitsis: “Non possiamo disperdere il patrimonio di credibilità acquisito. L’elemento qualitativo della ripresa economica in corso è trascinata da export, produzione manifatturiera e investimenti. Va incoraggiato un nuovo modello di sviluppo incentivando in particolare le relazioni tra mondo della ricerca e mondo imprenditoriale, per favorire l’occupazione e il ritorno di chi è andato via da qui”.

Di seguito la nota dell’Eurogruppo: “Si accoglie con favore l’impegno delle autorità greche a proseguire e completare tutte le riforme chiave (..) L’attuazione di una strategia di crescita ambiziosa e di politiche fiscali prudenti saranno gli ingredienti chiave per la sostenibilità del debito. In questo contesto si accoglie con favore l’impegno della Grecia a mantenere un avanzo primario del 3,5% del PIL fino al 2022 e, successivamente, di continuare a garantire che i suoi impegni di bilancio siano in linea con il quadro fiscale dell’UE”.

Le rimostranze da parte della Germania contro la riduzione del debito greco, infatti, hanno fatto sì che le concessioni dell’Eurogruppo siano comunque condizionate al perseguimento di ulteriori riforme.

Il Governo Tsipras resterà sotto la lente di osservazione di Bruxelles, che attiverà la procedura di Enhanced surveillance per i prossimi 5 anni, con l’obbligo di relazioni trimestrali sulla situazione e il rimando al 2032 per fare il punto.

Il presidente della BCE Draghi ha assicurato come “tali misure miglioreranno la sostenibilità del debito greco a medio termine”, garantendo sulla “disponibilità a prendere in considerazione ulteriori misure di indebitamento a lungo termine nel caso in cui gli sviluppi economici negativi dovessero concretizzarsi”. Critico l’ex Ministro delle finanze greco Varoufakis che, citando Tacito, afferma: “Chiamano alleggerimento del debito, l’estensione della bancarotta greca fino al 2060. La prossima mossa che faranno sarà fare un deserto e chiamarlo pace”. Lo stesso Tacito che, nel ‘De vita et morbus Iulii Agricolae’ scriveva: “Dedimus profecto grande patientae documentum”. Quella prova di grande sopportazione che il popolo greco ha dimostrato negli ultimi otto anni e che, nelle ultime ore, sembra essere un po’ meno necessaria.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Matteo Monti, redazione@exportiamo.it

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