India: tra 15 anni sarà il secondo mercato mondiale delle vendite online

India: tra 15 anni sarà il secondo mercato mondiale delle vendite online

15 Marzo 2019 Categoria: Digital Export Paese:  India

Il mercato delle vendite online nel colosso dell’Asia meridionale è ancora piccolo ma cresce a ritmi esponenziali e le opportunità che potrà fornire in futuro ai rivenditori online globali appaiono estremamente rilevanti.

Con 1,25 miliardi di abitanti, l’India è il secondo stato più popoloso al mondo ed uno tra i Paesi con il più rapido tasso di crescita a livello globale: il FMI prevede infatti un incremento del Pil indiano per il 2019 del 7,4%, descrivendo una performance in linea con i risultati economici conseguiti negli anni precedenti.

A causa della distanza culturale e dello scarso potere d’acquisto dei suoi consumatori, l’India non è mai stata un “mercato facile” per gli operatori internazionali, soprattutto per quelli del settore retail. Tuttavia, da qualche anno a questa parte, grazie allo sviluppo dell’e-commerce, questo mercato dalle dimensioni e potenzialità enormi appare sempre più alla portata di tutti quei rivenditori online che guardano ad esso come sbocco per i propri prodotti e/o servizi.

Ad oggi dunque le dimensioni del mercato sono ancora ridotte: il tasso di penetrazione dell’e-commerce è pari al 26% e, secondo Statista, le vendite online pesano solo il 4,4% sul totale delle vendite retail, per un valore complessivo di circa 40 miliardi di dollari.

Eppure, questi numeri poco entusiasmanti non devono trarre in inganno poiché i trend previsti dagli analisti, in evidente ascesa, sono indicativi di un mercato in forte espansione che offre prospettive e possibilità molto interessanti per il futuro. Secondo l’IBEF (India Brand Equity Foundation), infatti, nel 2034 l’India supererà gli Stati Uniti guadagnando la seconda posizione mondiale in termini di dimensioni del mercato e-commerce. Il percorso di crescita ipotizzato per New Delhi è sbalorditivo se si pensa che il punto di partenza sono i 38,5 miliardi di dollari fatturati nel 2017, che dovrebbero diventare 64 nel 2020, ed addirittura superare i 200 nel 2026.

Questa “cavalcata” impetuosa è spinta da diversi fattori, tra cui la maggiore penetrazione di internet (resa possibile dall’ampiamento della copertura a banda larga 4G) e l’utilizzo degli smartphone. Più in generale, il governo indiano sta investendo molto nelle nuove tecnologie, tant’è che l’economia digitale potrebbe raggiungere il valore di 1000 miliardi di dollari nel 2022. La trasformazione digitale in corso nel Paese porterà a 829 milioni nel 2021 il numero di utenti internet che attualmente sono poco più di 560 milioni.

Inoltre grazie alle ultime innovazioni sono oggi disponibili diversi metodi di pagamento digitale tra carte di credito/debito, prepagate ed e-wallet (Paytm per esempio ha lanciato la sua banca – Paytm Payment Bank – che è la prima banca indiana a non addebitare costi sulle transazioni online e a fornire carte di debito virtuali gratis e senza nessun saldo minimo) che in futuro saranno sempre più utilizzati e soppianteranno il pagamento alla consegna.

D’altra parte, l’altra innovazione che sta rivoluzionando l’ e-commerce in India è l’ottimizzazione dei costi attraverso la gestione del magazzino e della logistica, al momento piuttosto costosi e poco efficienti.

È inoltre importante considerare come, entro il 2020 l’India sarà il Paese più giovane del mondo, con il 64% della popolazione in età da lavoro. Il 90% degli acquirenti online in India ha meno di 35 anni, e più della metà di questi ha un’età compresa tra i 26 ed i 35 anni. Inoltre, i giovani in India sono più aperti all’idea di acquistare prodotti online, spendendo circa il 16% del loro reddito per tali acquisti.

L’interesse per i brand internazionali ed i prodotti di qualità stranieri, inoltre, si fa sempre più forte tra gli e-shoppers indiani: a fronte di un mercato interno dell’e-commerce da 31 miliardi di dollari, gli indiani hanno acquistato online da siti esteri qualcosa come 8,7 miliardi di dollari nel 2016, segnando una crescita del 6,7% rispetto al 2015. La motivazione principale risiede nell’emergere di una sempre più corposa classe media che gode di una capacità di spesa più elevata rispetto al passato. Questa nuova fascia di consumatori guarda con sempre più favore al Made in Italy: moda, arredi, cibo sono i punti di forza dell’e-commerce italiano, che consentirebbe alla variegata platea delle piccole e medie imprese tricolori di stabilire un rapporto diretto con il cliente, evitando mediazioni e mettendosi in vetrina per milioni di potenziali acquirenti.

Il settore dei viaggi (hotel, biglietti per i trasporti, pacchetti vacanza) si aggiudica la fetta più grande del mercato elettronico indiano, ma anche altri segmenti del mercato stanno crescendo sempre più velocemente. I prodotti più richiesti sono: elettronica di consumo, moda e calzature (abbigliamento, accessori, ecc… ), oggetti per casa e cucina, gioielli, prodotti per la bellezza, prodotti per la salute, orologi, profumi, oggetti per bambini.

Tra i principali marketplace presenti in India si segnalano Flipkart (acquisita lo scorso anno da Walmart per 16 miliardi di dollari), Myntra, Jabong, Amazon, Snapdeal, eBay, PayTM, Shopclues, Pepperfry, Zomato, BigBasket, Alibaba.

Il governo indiano tuttavia ha deciso di limitare lo strapotere dei colossi internazionali delle vendite online, con una serie di norme dal deciso sapore protezionistico che incidono soprattutto sull’attività di gruppi come Amazon e Walmart. Le nuove regole, entrate in vigore il 1 ° febbraio, proibiscono alle società straniere che gestiscono siti di e-commerce di avere in catalogo beni venduti da aziende in cui detengono partecipazioni azionarie. Allo stesso tempo, i gruppi online non potranno più vendere beni detenuti in India da loro controllate locali, ma saranno obbligati a tenerli in magazzini di gruppi indiani. Le norme stabiliscono inoltre il divieto delle vendite esclusive sulle piattaforme di e-commerce e restrizioni su sconti e rimborsi.

Con queste nuove norme il governo indiano ha accolto i reclami dei piccoli rivenditori e commercianti indiani convinti della concorrenza sleale da parte di Amazon &co. Il mercato al dettaglio indiano è infatti dominato da piccoli negozi che si sentono minacciati dai colossi dell’e-commerce e sono in molti a pensare che queste misure siano in realtà una manovra da parte di Modi per accaparrarsi una consistente fetta di elettori (i commercianti appunto) in vista delle prossime elezioni che si terranno a maggio.

Nonostante tutto, la vendita online, rimane la risposta più adatta e più veloce per tutte le piccole e medie aziende che guardano con ottimismo al mercato indiano.

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Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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