Il Select Usa 2019 si è tenuto dal 10 al 12 giugno a Washington DC ed ha visto come ultimo atto della tre giorni di meeting e workshop, la sottoscrizione da parte di 66 nuovi investitori internazionali del Pledge to America’s Workers. A sottoscrivere il documento per il governo americano sono stati, sia il Segretario al Commercio Wilbur Ross sia Ivanka Trump, figlia ed Advisor del Presidente Trump. Il Pledge, è un patto voluto dalla Casa Bianca per far sì che sostegno pubblico ed investimenti privati lavorino insieme per la crescita economica e sociale dell’America garantendo prima di tutto prosperità alle comunità locali, la formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro. Dalla sua nascita, numeri alla mano, è stato sottoscritto da più di 200 imprese contribuendo alla creazione di oltre 900.000 nuovi posti di lavoro nell’ottica trumpiana dell’”America First”.

Non tutti sanno che il Select Usa è stato voluto dall’ex Presidente Barack Obama (nell’edizione del 2016 ci fu anche una delle ultime apparizioni pubbliche prima della scadenza del suo mandato) e rappresenta un momento di incontro e di studio sulle opportunità commerciali e di investimento offerte dagli Stati Uniti d’America alla business community internazionale. Oltre a workshop e seminari su diversi temi di interesse (start-up, logistica, finanziamenti, fisco, etc.) è possibile incontrare da vicino e dialogare direttamente con i rappresentanti delle agenzie di attrazione degli investimenti dei singoli Stati e/o contee americane. Un’occasione unica per studiare e confrontare in tempo reale le condizioni e le agevolazioni che sono riservate agli investitori internazionali provenienti da tutto il mondo. C’è da specificare che si parla prevalentemente di progetti di internazionalizzazione produttiva (greenfield investments) volti ad insediare impianti e centri di ricerca al fine di rivitalizzare l’industria manifatturiera americana e nel complesso rafforzare il Made in USA.

A parte il velato interesse su ciò che andrà a produrre e realizzare il nuovo investitore internazionale, ciò su cui si focalizzano maggiormente le attenzioni degli amministratori pubblici locali sono il numero dei nuovi posti di lavoro che l’investimento assicura e le prospettive di crescita e di sviluppo per gli anni successivi al primo insediamento. Nell’ottica del federalismo puro su cui è articolato il sistema americano, i singoli Stati sono tutti in concorrenza tra loro e si “contendono” gli investitori nazionali ed internazionali a suon di incentivi fiscali, contributi finanziari agevolati, sgravi sul costo del lavoro e processi autorizzativi ed amministrativi rapidi e sicuri. Questo sistema virtuoso permette ad un imprenditore, che decida di sana pianta di investire negli USA, di poter confrontare le diverse condizioni proposte e di scegliere la migliore in base anche alla tipologia di prodotti da realizzare (i distretti produttivi specializzati distinguono molte aree geografiche del Paese), al mercato da servire ed alle expertise richieste alle maestranze locali.

La sesta edizione del Select Usa ha registrato numeri record con oltre 3.100 partecipanti, delegazioni da 70 paesi del mondo a testimoniare come gli Stati Uniti restino tra i Paesi privilegiati di destinazione degli Investimenti Diretti Esteri (IDE) e come questi nell’ultimo periodo (complice anche la riforma fiscale di Trump) abbiano contribuito alla creazione di circa 14 milioni di nuovi posti di lavoro ed a migliorare la bilancia commerciale del Paese con 360 milioni di dollari di beni esportati. Come ha sottolineato il Segretario al Commercio Wilbur Ross rivolgendosi ai presenti: “da nessun’altra parte ma solo negli Stati Uniti d’America troverete un tale vantaggio di innovazione, imprenditoria, diversità, dedizione al lavoro ed una incredibile qualità della vita”.

Tra gli annunci di nuovi investimenti anche quello dell’italiana Modula Spa che progetta e produce magazzini automatici verticali e che è in procinto di aprire il suo secondo stabilimento produttivo in OHIO dopo quello del Maine inaugurato nel 2015.

Intervistato da Exportiamo, Antonio Pagano, CEO della compagnia ha descritto motivi e dettagli della nuova operazione oltreoceano: “Abbiamo scelto di aprire un secondo stabilimento produttivo negli Stati Uniti e precisamente in OHIO per due motivi principali: il primo per la logistica, poiché lo Stato è in un punto nevralgico di collegamento viario, ed il secondo perché molti nostri clienti si trovano già presenti nell’area. Vogliamo inoltre cercare di spostare i nostri fornitori italiani in America in un’ottica di internazionalizzazione di filiera. Lo Stato dell’OHIO ci ha concesso un grant di circa 700.000 dollari, una parte cash ed una parte legata alle assunzioni. Abbiamo promesso e garantito di assumere oltre 100 persone in tre anni. Se raggiungeremo l’obiettivo occupazionale ci verrà riconosciuta la restante parte del contributo. Per questo investimento l’impresa ha già versato più di 25 milioni di dollari come capitale proprio. Gli Stati Uniti sono un Paese Business Oriented. E’ inoltre, un mercato interconnesso ed è molto diverso rispetto all’Italia anche per il valore economico che viene riconosciuto al prodotto e che permette di avere i giusti margini di guadagno.”

Gli Stati Uniti si confermano destinazione ideale per gli investitori internazionali, forti di un PIL che vale oltre i 20 trilioni di dollari, 325 milioni di consumatori, oltre 60 miliardi di dollari investiti annualmente in Ricerca & Sviluppo (pari ad un quarto della spesa mondiale). Da italiani un pizzico di invidia viene nel leggere questi numeri e soprattutto nel captare il fermento che gli operatori economici hanno quando si apprestano a realizzare il proprio American Dream. Ovviamente nessun progetto è di facile realizzazione e la dura concorrenza rende il cammino avvincente ma allo stesso tempo non privo di insidie come in tutte le zone del mondo quando si investe lontano da casa. Ciò su cui può restare sicuro un investitore straniero è che a prescindere dalla corrente politica (democratica o repubblicana), il Paese fa sistema davvero e rema verso un’unica direzione che è quella del benessere e della prosperità per chi lo abita e ne rispetta le regole.

Non ce ne voglia l’attuale Presidente che in quanto ad obiettivi e sostanza è stato fin’ora imbattibile (un pò meno per la forma), ma ci piace chiudere l’articolo con una frase dell’ex Presidente Obama: “Non c’è un’America progressista e un’America conservatrice - ci sono gli Stati Uniti d’America. Non c’è un’America nera e un’America bianca, un’America latina e un’America asiatica: ci sono gli Stati Uniti d’America”.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Alessio Gambino, redazione@exportiamo.it

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