L’Italia è un Paese meraviglioso ma le storie di maggiore successo sono quelle che hanno avviato un processo di internazionalizzazione. Nella nostra rubrica “Un’Italia da export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze imprenditoriali targate Made in Italy che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali. L’intervista rilasciataci da Filippo Santambrogio, Amministratore Delegato di Viva Porte, offre spunti in questo senso particolarmente interessanti.

1 Ci racconti brevemente la storia della Sua Azienda…

Viva nasce con l’intento di offrire al mercato una porta che sia un elemento di arredo e non abbia una logica puramente funzionale. Per questo motivo la ricerca e sviluppo aziendale sono accompagnate costantemente dalla tradizione artigiana del “saper fare”. La tradizione viene dal distretto della Brianza, dove Viva ha la propria sede, che vanta una storia secolare nel mondo dell’arredo e di eccellenza produttiva. Vivere costantemente in relazione con innovazione, qualità e maestria artigiana permette di creare prodotti davvero distintivi, da poter proporre in tutto il mondo. Oggi Viva ha partner commerciali nelle principali nazioni dei diversi continenti.

2 Quali sono gli elementi e le condizioni che hanno decretato il successo della sua azienda sul mercato attuale?

È fondamentale creare prodotti unici, distintivi per caratteristiche tecniche, prestazionali ed estetiche rispetto a quelli presenti comunemente sul mercato. Il concetto di eccellenza, in una porta Viva, è esteriorizzato da molti dettagli, ne è un esempio lo spessore dell’anta, tutti i modelli Viva hanno un’anta di spessore 58 mm, ovvero il 40% in più rispetto alle comuni porte in commercio. Questo garantisce maggior robustezza, qualità trasmessa al cliente e unicità. Inoltre occorre avere una struttura aziendale che possa interfacciarsi con interlocutori in tutto il mondo e una produzione che sia il più possibile orientata verso la personalizzazione, la velocità di realizzazione di soluzioni dedicate e di soddisfacimento della qualità richiesta.

3 In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità per la sua azienda?

La distribuzione è globale, tutti i mercati sono importanti, cambiano i modi con cui si intraprende la distribuzione, questa infatti è adattata alle esigenze e caratteristiche dei singoli mercati. In Italia è molto importante il ruolo svolto dai partner distributivi presenti sul territorio, mentre l’estero, specialmente extra UE, i progetti contract sono interconnessi tra loro e bisogna operare in modo differente. Più che scelta o necessità, si parla di cogliere le opportunità, indipendentemente dalla nazione dove esse si possono sviluppare.

4 Quale metodologia di ingresso ha adottato per fare business all’estero ed in quali mercati siete oggi presenti?

Oggi VIVA è presente in tutto il mondo grazie alla sua rete di partner locali che permettono di cogliere le opportunità di progetti residenziali, alberghieri o di uffici in via di sviluppo nelle principali città. Anche se è corretto sottolineare che il mercato estero oggi non si può suddividere più per nazioni ma deve essere analizzato nel suo complesso per poter essere presenti adeguatamente. Ne sono un esempio grandi progetti residenziali che possono essere realizzati in Estremo Oriente, dove l’investitore è un fondo immobiliare americano, il progettista ha lo studio in Europa e il costruttore è asiatico. Per questo motivo è importante operare adeguatamente a tutti i livelli aziendali.

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5 Qual è il “peso” delle attività internazionali oggi sul suo business?

Le attività internazionali sono molto importanti, specialmente nelle strategie di sviluppo. I progetti contract nel mondo sono numerosi e di alto livello qualitativo, questo significa possibili opportunità per aziende con prodotti di qualità.

6 Nel vostro percorso di espansione all’estero siete stati supportati da strutture pubbliche e/o da società di consulenza private?

Lo sviluppo internazionale di Viva non ha utilizzato strutture pubbliche o società di consulenze.

7 Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?

La burocrazia è presente in tutti i Paesi, ovviamente ce ne sono alcuni dove operare è molto impegnativo. Le nazioni con logiche economiche protezionistiche hanno elevati dazi per impedire le importazioni di prodotti italiani. Inoltre è sempre da monitorare il cambio delle diverse valute per percepire le tempistiche di acquisto estere.

8 Quali sono i vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?

La presenza aziendale all’estero deve essere sempre coniugata con un reciproco sviluppo strutturale aziendale. Per questo i nuovi mercati vengono attentamente analizzati e valutati prima di poter sviluppare relazioni commerciali. Sappiamo già quali saranno i prossimi ma, ovviamente, non possiamo rivelarli…

9 Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?

Ogni singola azienda ha la propria identità, i propri prodotti e una struttura definita. Non esistono modelli predefiniti per andare all’estero. Ogni singolo imprenditore ha la sua visione e conosce la propria realtà meglio di chiunque altro, non mi sento in grado di dare consigli generici perché ogni azione rivolta all’estero è diversa per tutte le aziende.

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Intervista a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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