Il Giappone è una terra lontana e affascinante, con una cultura millenaria e una mentalità per molti versi diversa dalla nostra. Oggi vi proponiamo delle curiosità sulle usanze nipponiche che forse non sapete ma che dovete assolutamente conoscere per non commettere gaffes o rimanere basiti di fronte a certi atteggiamenti del tutto normali in Giappone: quello che a noi sembra normale, per i giapponesi può essere scortese, e viceversa. I giapponesi sono precisi ed educati, ma l’educazione orientale è molto diversa dalla nostra.

Per strada

In Giappone, per esempio, si sputa tranquillamente, anche fuori dai locali e sui mezzi pubblici, così come è onorevole sudare molto, che è segno di impegno e sacrificio.
Ma i giapponesi sono molto pudichi e quindi soffiarsi il naso o lasciarsi andare ad effusioni amorose in pubblico è considerato scortese e disgustoso.
Se siete colpiti da un’improvvisa voglia di snack o bevande gassate potrete sanarla in pochi minuti. Ogni 200 metri, infatti, è presente un distributore automatico.
In strada poi è proibito fumare perché si può correre il rischio di bruciare qualcuno. Si può fumare solo nei punti segnalati, dove sono disponibili dei portacenere. Nonostante ciò si può fumare in bar e ristoranti.
Anche mangiare passeggiando è considerato disdicevole (ad eccezione del gelato!)

Sui mezzi pubblici

È invece normalissimo consumare un pasto portato da casa o acquistato dal venditore che passa tra i corridoi a bordo treno.
Sui treni, ed in generale nei mezzi pubblici, è proibito parlare al cellulare, ma non utilizzarlo per mandare messaggi e navigare su internet. Ciò che conta è non disturbare gli altri con rumori molesti.
È inoltre probabile che uno sconosciuto possa addormentarsi sulla nostra spalla ed è pratica comune tollerarlo perché sta facendo “Inemuri” (letteralmente “essere presenti mentre si dorme”): addormentarsi in pubblico, nel bel mezzo di una conferenza, ad esempio, o a scuola o sui mezzi pubblici, non solo è concesso, ma è visto di buon occhio, perché il Giappone è uno dei Paesi in cui si dorme meno e si lavora di più e dormire in pubblico è quasi un segno d’onore, la prova che si è esausti per aver lavorato tanto e che ci si merita un premio.
Nelle stazioni poi non è difficile incontrare gli “oshiya”, gli addetti delle ferrovie che “aiutano” le persone a entrare nei treni quando questi sono pieni. I giapponesi sono timidi e non amano essere scortesi, quindi ci pensano i professionisti, con tanto di guanti bianchi, a fare in modo che le persone non arrivino in ritardo a lavoro!

Al ristorante

I giapponesi tengono molto all’igiene personale e per questo nei ristoranti sono soliti fornire una salviettina umida e calda per lavarsi le mani prima del pasto.
Quando si è a tavola, specialmente nel caso di alcolici, è meglio evitare di versare le bevande nel proprio bicchiere, poiché considerato segno di maleducazione o, peggio, di alcolismo. Meglio lasciare che sia un altro commensale a farlo per noi, restituendo poi il favore.
Fare rumore mentre si mangia è un segno che il cibo è delizioso ed è considerato un complimento al cuoco, cosa che da noi è vista come un gesto di maleducazione.
Anche lasciare la mancia potrebbe essere percepito come gesto poco elegante: la cultura nipponica porta tutti, nessuno escluso, a svolgere al meglio il proprio lavoro con l’obiettivo di rendere un buon servizio agli altri, e non certo per guadagnare qualche spicciolo in più. La mancia è un insulto per chi la riceve!
Inoltre non si passano i soldi di mano in mano ma si mettono in un vassoio.

Evitare il numero quattro a tutti i costi!

In giapponese questo numero ha una pronuncia simile a quello della parola “morte”, quindi ha un’accezione negativa, suona come un malaugurio. Quindi difficilmente troverete una camera d’albergo, d’ospedale o posto aereo segnalati col numero 4, che non è molto amato neanche nelle numerazioni telefoniche.

Lo sapevate che…
negli incontri di affari lo scambio dei biglietti da visita segue un rituale ben preciso? Se volete conoscerlo non perdetevi la prossima puntata di Curiosunday!

Fonte: a cura di Exportiamo, Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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