Anche nel 2018 vola l’export di dolci italiani

Anche nel 2018 vola l’export di dolci italiani

24 Dicembre 2018 Categoria: Food & Beverage

Con l’arrivo delle feste ci si prepara alle consuete “abbuffate natalizie” concluse, spesso e volentieri, da dolci tipici come pandoro e panettone. Ma quanto vale l’export di questo tipo di prodotti Made in Italy oltreconfine?

A Natale, si sa, mantenere il proprio peso forma è molto più complicato che in altri periodi dell’anno soprattutto perché le tentazioni si moltiplicano. Panettone, pandoro, torroni e altre svariate prelibatezze popolano infatti le tavole del Belpaese rendendo le feste natalizie particolarmente care ai più golosi. Alcuni preferiscono consumare questo tipo di prodotti a colazione, altri come merenda mentre la maggioranza degli italiani conserva l’abitudine di consumarli a fine pasto.

Secondo Deloitte infatti ben il 26% della spesa media delle famiglie italiane sarà investita in cibo, seconda voce di spesa preceduta solo dai regali, che assorbiranno invece quasi la metà del budget, stimato in 541 euro per ciascuna famiglia.

Quel che è certo è che fra i protagonisti indiscussi dei dolci natalizi italiani spicca il panettone, decisamente più richiesto del pandoro fra i nostri connazionali. Inoltre alcuni recenti studi dimostrerebbero come per entrambi si stia lentamente consolidando un fenomeno di “destagionalizzazione”, certificato da un incremento degli acquisti online anche fuori stagione.

La mappa dei Paesi più golosi

Andando un pochino più nel dettaglio si nota come, stando ai dati contenuti nell’analisi di mercato “Feste ed export: i prodotti italiani nel mondo” realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi in collaborazione con Promos, l’export di prodotti tipici delle feste avrebbe raggiunto i 2,2 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2018.

Un dato che sorprende in positivo, con una crescita del 6,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

I prodotti sono suddivisi in 12 categorie, in cui rientrano anche beni non alimentari come pattini da ghiaccio, sci ed attrezzature per sci, oggetti per le feste, ghirlande elettriche per decorazioni, fuochi d’artificio e giochi pirotecnici. Tuttavia a far la parte del leone sono vini spumanti (1 miliardo di euro) e panettoni ed altri prodotti da forno (920 milioni di euro) che assorbono oltre l’87% dell’export dei prodotti presi in considerazione.

In generale fra i Paesi che vanno più ghiotti delle specialità tipiche italiane ci sono Regno Unito (17% del totale), Stati Uniti (16,6%) e Francia (12%), che assorbono complessivamente poco meno della metà del totale esportato. Fra i Paesi maggiormente in crescita si evidenzia poi l’ascesa dei prodotti tipici italiani nelle preferenze dei consumatori svedesi (+26,8%), canadesi (+25,1%) e belgi (16,8%).

Come facilmente prevedibile tra i prodotti più amati all’estero figurano ancora i vini spumanti (categoria che comprende sia lo spumante e che il prosecco) particolarmente apprezzati in Regno Unito (282 milioni, +5,3%) e Stati Uniti (245 milioni,+13 %) che – insieme – acquistano oltre il 50% dei vini spumanti Made in Italy. Incrementi molto sostanziosi anche per Belgio (+33,5%), Svezia (+31,6%) e Russia (+20,7%).

Benissimo anche il panettone e i prodotti di pasticceria richiestissimi da Francia (ne acquista il 18,8% del totale), Germania (16,8%) e Usa (9,9%) ma sono sempre più apprezzati anche in Australia, Svizzera e Spagna.

Industria agroalimentare sempre più essenziale per la Penisola

Tali dati dunque non fanno altro che confermare la centralità del comparto agroalimentare per l’economia italiana con oltre 220 imprese che realizzano fatturati superiori ai 50 milioni di euro, dato che di fatto posiziona il settore al di sotto solamente dell’industria meccanica, prima voce e fiore all’occhiello dell’export tricolore.

In effetti, leggendo i dati resi noti da Coldiretti relativi ai primi 8 mesi del 2018, l’export di prodotti agroalimentari italiani è cresciuto del 3,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Fra i principali compratori di cibo italiano spiccano i Paesi Ue, che assorbono 2/3 dell’export di food&beverage.

Il vero tema su cui bisognerebbe operare una profonda riflessione e, possibilmente, elaborare una strategia d’azione riguarda però la lotta all’Italian Sounding, fenomeno che ogni anno sottrae al Belpaese ingenti risorse. Coldiretti ha infatti stimato che l’agropirateria internazionale fattura ogni anno 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia.

In definitiva come ha ricordato Carlo Edoardo Valli, presidente di Promos, “le festività natalizie sono un periodo favorevole per la valorizzazione sul mercato nazionale e su quelli esteri, dei prodotti Made in Italy, a partire dalle eccellenze enogastronomiche – rappresentative dell’italian lifestyle di qualità - su cui occorre investire per ampliare il raggio di azione e i mercati di riferimento delle nostre aziende. Un esempio fra tutti del valore delle nostre produzioni è il nostro panettone che è apprezzato all’estero e che come Camera di commercio valorizziamo attraverso il marchio tipico”. Insomma anche con i dolci natalizi ci sappiamo fare ma è bene tutelare le nostre eccellenze enogastronomiche proprio come sarebbe bene tutelare le nostre bellezze artistiche (troppo spesso trascurate o non adeguatamente valorizzate) che, a dirla tutta, rappresentano anch’essa una vera e propria forma d’arte di cui andar fieri.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Barbieri, redazione@exportiamo.it

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