Lo scorso anno abbiamo festeggiato i dieci anni di partenariato strategico tra l’Italia e la Cina, quest’anno saranno celebrati i 45 anni dall’inizio delle relazioni diplomatiche: a crescere nel tempo sono state naturalmente anche le attività economiche e finanziarie sino-italiane.
La cooperazione bilaterale é in continua crescita e Cina e Italia hanno molti tratti in comune, entrambe eredi di una cultura millenaria e con un ricco patrimonio culturale.
Nell’ultimo anno quest’accelerazione nelle relazioni bilaterali é rappresentata anche dall’intensificarsi delle visite ufficiali al massimo livello tra i due paesi come dimostrato dalla visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ricambiata quattro mesi dopo dal suo omologo cinese: é la prima volta negli ultimi 20 anni che i massimi esponenti dei due Paesi effettuano una missione all’estero in meno di un anno.
Il “Piano d’Azione triennale Italia-Cina di rafforzamento della cooperazione economica” condiviso durante la visita del Premier Renzi, riguarda interventi in settori specifici (agricoltura, ambiente, urbanizzazione sostenibile, aviazione, sanità e alimentari) e l’occasione é stata utile per la firma di 26 accordi di cooperazione fra imprese.
Stessa cosa durante la successiva visita in Italia di Li Keqiang, con l’adozione della “Dichiarazione congiunta Cina-Italia” e la firma di accordi di cooperazione e contratti commerciali per un totale di circa 8 miliardi di euro.
Analizzando brevemente il flusso import-export tra i due Paesi, notiamo che nel 2010, l’anno forse di maggior attività economica, il totale import-export bilaterale ha raggiunto i 45,15 miliardi di euro, ovvero 451 volte maggiore rispetto ai circa 102 milioni di euro dell’inizio delle relazioni diplomatiche e 74 volte maggiore rispetto ai circa 610 milioni di euro del 1979, anno in cui la Cina ha dato il via alle riforme interne e all’apertura.
Dopo la crisi che tutti conosciamo e che ha colpito più o meno indistintamente, siamo ritornati nel 2013 ai livelli pre-crisi, consolidato nel 2014 da una crescita dell’interscambio commerciale del 10.9%.
E’ indubbio come ci sia un’evoluzione anche nei prodotti scambiati e così, mentre negli anni ’70 la Cina esportava soprattutto materie prime, oggi sono sempre più prodotti semilavorati e finiti mentre l’Italia primeggia nella manifattura, nei servizi e nell’innovazione scientifica e in Europa é il quinto partner commerciale, mentre la Cina é il nostro primo partner commerciale asiatico.
La nostra posizione geopolitica privilegiata all’interno del Mediterraneo, é un ulteriore motivo di interesse per la Cina che da tempo ha posto la sua attenzione sull’area del Mediterraneo.
E la valuta cinese, il Renminbi (RMB)?
Exportiamo ha partecipato con estremo interesse lo scorso 16 aprile al Convegno organizzato a Roma da Bank of China, sul tema dell’internazionalizzazione della valuta sovrana cinese.
Dal 2009 il RMB si utilizza per transazioni cross-border, da e verso la Cina, e ad oggi tale utilizzo aumenta in maniera crescente: La Cina é ormai la seconda potenza economica al mondo, primo paese esportatore e secondo importatore, tutte condizioni che hanno favorito l’affermazione internazionale della moneta cinese.
Abbiamo visto come lo scorso anno, con l’intensificarsi della cooperazione economica territoriale, sono nati la Asian Infrastructure Investment Bank - AIIB e il Silk Road Fund, proprio per favorire e intensificare il sistema finanziario dell’Asia, espandendo l’area dei pagamenti in RMB. Anche i pagamenti in RMB verso la Cina e Hong Kong - dall’aprile 2013 ad ottobre 2014 - sono aumentati e si va dal +151% della Germania al +346% del Canada, fino al più contenuto +48% della Malesia.
Il RMB segue un percorso differente nel suo processo di internazionalizzazione che interessa non solo il settore commerciale, ma anche la liberalizzazione del conto capitale, rendendo Shanghai un centro finanziario sempre più importante a livello mondiale.
Il percorso é ancora complesso ma stando alle parole del Governatore della Banca Popolare Cinese, Zhou Xiaochuan, i traguardi non sono lontani perché: “Bisogna cogliere le opportunità in tempo e velocizzare la realizzazione della convertibilità del RMB, basandosi sulla necessità domestica e sul trend internazionale”.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesca D’Agostino, redazione@exportiamo.it