Dal primo maggio é realtà, vera, tangibile e soprattutto calpestabile Expo Milano 2015 e - malgrado critiche, ritardi e i violenti scontri che hanno caratterizzato l’inaugurazione a dimostrazione di fratture sociali esistenti nel nostro paese che non sono riducibili a prendersela o a non prendersela, con le guardie o con i ladri - l’inizio in termini di numeri e presenze fa ben sperare.

Le Esposizioni Universali rappresentano da sempre la vetrina per fare il punto su dove é arrivata l’umanità, ma sono anche l’occasione per il mondo di farsi conoscere al mondo, approfittando in occasione di una “festa con 7 miliardi di invitati”, come campeggia sui banner pubblicitari dell’evento.

Per alcuni Paesi si tratta della “prima” con un proprio padiglione ad un’Esposizione Universale e tra le “matricole” a destare l’interesse e la curiosità di molti c’é certamente l’Uruguay.

Il piccolo paese sudamericano, stretto tra i due giganti del continente Brasile e Argentina, é presente a Milano cercando di declinare il tema “La vita cresce in Uruguay” perché - come ha ben illustrato il 2 maggio alla stampa Antonio Caré�mbula Sagasti, responsabile del padiglione e direttore dell’Istituto Uruguay XXI, l’Agenzia Nazionale di promozione delle esportazioni e degli investimenti - a Montevideo e dintorni hanno le idee ben chiare:

“Vogliamo dimostrare che il nostro Paese é impegnato nella tutela della vita, nel campo delle energie rinnovabili, in quello della produzione, della tracciabilità e della sicurezza degli alimenti prodotti. In Uruguay ci sono molte opportunità, soprattutto per il settore terziario. Molte camere di commercio e imprese hanno scommesso su di noi e hanno deciso di accompagnarci in questi 6 mesi e questo ci permetterà di ampliare il potenziale di affari in Italia e nella regione. L’Uruguay é un Paese che cresce, che innova, che ha tecnologia. Nello stesso tempo ha a cuore la sostenibilità”.

E’ indubbio come in termini relativi, rispetto al contesto regionale, l’Uruguay sia caratterizzato da una buona stabilità politica, incarnando uno stato di diritto compiuto capace di dar voce alle diverse espressioni della societé� civile e assieme al Cile, secondo Transparency International, é il Paese che in Sudamerica vanta il minor grado di corruzione nelle strutture pubbliche.

Dal 1° marzo 2015 é terminato il mandato di Capo di Stato di José “Pepe” Mujica, un uomo da sempre accanto al popolo, un “Presidente povero e contadino” che certamente lascia un’eredità culturale importante, per il Paese, per il continente e per il mondo intero.

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Mujica durante il suo mandato si é occupato di tutto, dalla legalizzazione della marijuana e i matrimoni gay, passando per la lotta contro la mafia e fino all’autogestione delle imprese e alla promozione delle relazioni tra Mercosur e BRICS, consolidando anche le relazioni con l’Europa.

Una visione politica lucida e avanguardistica perché come ha dichiarato nel libro-Intervista curato da Cristina Guarnieri e Massimo Sgroi “La felicità al potere”: “Non si lotta mai guardando indietro, si lotta sempre guardando in avanti”.

Per il suo successore Tabaré Vàzquez, già Presidente della Repubblica dal 2005 al 2010, non sarà certo un compito semplice raccoglierne l’eredità anche se va riconosciuto come siano state anche le sue ricette economiche,  un connubio tra welfare e incentivi alle imprese, ad assicurare per dieci anni una robusta crescita economica al paese.

L’Uruguay guarda in avanti e sono tanti i fattori che rendono il piccolo paese sudamericano un’ottima meta per gli investimenti.

Tra questi non c’é certamente il dato demografico, stiamo parlando infatti di un Paese con 3,4 milioni di abitanti, ma vanno annoverati certamente la sicurezza giuridica, la disponibilità non solo di materie prime agricole (soia, carne bovina, riso, latticini e grana), ma anche di cellulosa, cuoio, legno, plastica e componentistica auto, oltre alla presenza di una manodopera qualificata e non a relativo basso costo, ma soprattutto un moderno ed efficace programma di incentivi agli investimenti.

Sono previste infatti significative esenzioni fiscali e doganali per progetti di investimenti che comportino la creazione di occupazione, la promozione degli investimenti all’interno del Paese, l’incremento delle esportazioni, l’incremento delle produzioni ad alto valore aggiunto, l’utilizzo di tecnologie ecosostenibili, l’incremento della ricerca e sviluppo.

Tra i principale progetti per attirare investimenti stranieri va ricordato un ambizioso piano volto a garantire l’autosufficienza energetica attraverso investimenti in energia verde (soprattutto eolico e biomassa) ma anche in tecnologie tradizionali (in particolare gas naturale) e sono anche interessanti le prospettive di sviluppo di altre infrastrutture, soprattutto trasporti e telecomunicazioni, stimolati in questi settori strategici, dalla legge approvata nel 2011 che favorisce il Partenariato Pubblico Privato, anche con società straniere.

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L’attrattività del paese nasce quindi dall’opportunità di poterlo sfruttare come piattaforma verso gli altri paesi sudamericani, non solo, Montevideo in America Latina é la città che garantisce la migliore qualità della vita e il suo porto é collegato a una rete autostradale che si dirama in tutte le direzioni, così come più in generale il paese può contare su una moderna rete infrastrutturale.

A livello normativo quindi gli investimenti esteri non sono discriminati rispetto a quelli nazionali e secondo i dati della già citata agenzia governativa “Uruguay XXI”, nel 2013 lo stock di IDE in Uruguay é ammontato a 15,31 miliardi di €, il 37% del PIL, ratio superiore a quelli registrati dall’Argentina (25%) e dal Brasile (32%), sebbene inferiore a quello del Cile (80%). Il Paese ha attirato in media il 2,8% degli investimenti esteri giunti in America Latina e si colloca alll’ottavo posto nella classifica di IDE ricevuti. I settori dove si sono concentrati principalmente gli investitori sono la forestazione, le costruzioni e il settore alberghiero, ma anche i servizi (finanziari, logistica, ed in particolare turismo e immobiliare).

Sempre nel 2013, il flusso in entrata di IDE é stato di 2,18 miliardi di euro (+4,1% rispetto al 2012) ed il rapporto IDE/PIL é stato del 5% e nel contesto regionale, nuovamente solo il Cile ha superato l’Uruguay (7,4%). Gli IDE provengono in larga parte dalla regione sudamericana con un ruolo preponderante dell’Argentina e dai Paesi europei.

Le relazioni bilaterali tra Italia e Uruguay sono da sempre eccellenti anche per i fortissimi vincoli storici e culturali, dovuti alla presenza di una vasta collettività italiana e di origine italiana particolarmente numerosa e influente nel paese, si contano infatti circa 106.000 connazionali iscritti all’anagrafe consolare e oltre il 40% della popolazione é di origine italiana.

Nell’ultimo anno le importazioni uruguayane di merci provenienti dall’Italia sempre secondo i dati di “Uruguay XXI” , hanno registrato una diminuzione del 6,6%, rispetto al 2013, passando da 142 a 133 milioni di euro e anche il flusso di merci uruguayane verso l’Italia ha subito una sensibile diminuzione (-14%) rispetto al 2013, passando da 113 a 91 milioni di euro.

I prodotti italiani si posizionano nella fascia medio-alta del mercato e godono di un ottimo rapporto qualità/prezzo e non mancano investimenti importanti come quello di SEA SPA di Milano (30 milioni di euro) che dal 2003 fa parte del consorzio “Puerta del Sur” che si é aggiudicato la concessione dei servizi aeroportuali del nuovo Aeroporto Internazionale di Montevideo inaugurato alla fine del 2009 dopo importanti lavori di ampliamento o l’importante investimento di ENEL Greenpower (76 milioni di euro) per la costruzione di un parco eolico (”Melowind”) di 50 MW di potenza in territorio uruguayano che produrrà circa 200KW/ora l’anno.

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Concludendo l’Uruguay attrae e sempre più - come abbiamo visto - può essere certamente considerato una base stabile e credibile per gli investimenti in diversi settori.

 

Esulando dalla dimensione del business é doveroso riconoscere l’importanza dell’Uruguay in questi anni per il suo contributo alla storia, rappresentato dalla forza del messaggio politico di Mujica che - come scrive la stessa Cristina Guarnieri nel suo libro - sta proprio “nell’aver veicolato la sobrietà come stile di vita e averla associata a una qualità della vita più alta”.

 

Dal piccolo Paese sudamericano emergono quindi nuovi valori in grado di guardare e produrre modelli sociali differenti, senza dimenticare il business, in maniera pragmatica, senza nascondersi dietro dogmi e/o ideologie anche perché le contraddizioni della realtà che viviamo sono sotto gli occhi di ognuno, ovunque.

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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