La Repubblica di Cina ai più nota come Taiwan o Formosa è essenzialmente uno Stato de facto costituito dal gruppo di isole di Formosa, Pescadores, Quemoy e Matsu ma che, nella sua costituzione, rivendica anche la Cina continentale e la Mongolia Esterna. La capitale ufficiale è Nanchino che si trova però nel continente, mentre la capitale provvisoria è Taipei.

Taiwan è riconosciuto solo da 23 paesi al mondo e fra questi non figurano rilevanti attori internazionali, quali, ad esempio Repubblica Popolare Cinese, USA, Russia, Regno Unito, Francia e Canada, ed altri Paesi Ue con i quali Taiwan intrattiene tuttavia rapporti commerciali e di cooperazione.

L’entità politico-territoriale originaria di Taiwan si formò durante la guerra civile cinese (1926-1949) allorquando i comunisti guidati da Mao Tse-tung sconfissero i nazionalisti capeggiati da Chiang Kai-shek, così costretto a rifugiarsi con le truppe superstiti a Taiwan, dando vita alla cosiddetta Repubblica di Cina o “Cina nazionale”.

Ci sono voluti ben 66 anni per far incontrare nuovamente i leader delle due Cine lo scorso 7 novembre a Singapore - “campo neutro” che coltiva ottimi rapporti con entrambe le parti - con l’incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e quello taiwanese Ma Ying–jeou.

Lo storico incontro si è tenuto solo qualche settimana prima delle prossime elezioni a Taiwan in programma il 16 gennaio 2016.

Il partito nazionalista al governo (Kuomitang of China - GMD), secondo i sondaggisti è in crisi di consensi e spera di cogliere l’occasione per mostrarsi agli occhi dell’opinione pubblica come la forza responsabile, capace di rilanciare il processo di riavvicinamento alla Cina.

La prossima chiamata alle urne potrebbe dunque tramutarsi in un vero e proprio referendum sui rapporti con Pechino che - dal canto suo - ha tutto l’interesse a rendere più solidi i rapporti con il GMD anche per tenere a freno le continue rivendicazioni territoriali nel Mar cinese meridionale di Taiwan.

Le “due Cine” hanno comunque sempre coltivato forti legami dal punto di vista economico e la Repubblica Popolare rappresenta il primo mercato per le esportazioni taiwanesi (27% del totale) e il volume del commercio bilaterale è passato da 30,5 miliardi di dollari (2000) a ben 174,5 miliardi (2014).

Fino a pochi anni fa, i rapporti economici tra la Cina e Taiwan erano quasi simbiotici: Taiwan con l’enorme concentrazione di compagnie operanti nel settore IT aveva un grosso bisogno della manodopera a basso costo della Cina mentre Pechino necessitava il know-how tecnico di Taiwan.

Con il passare del tempo però questa complementarietà ha ceduto il passo alla concorrenza.

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L’eccessiva dipendenza economica dalla Cina rappresenta infatti uno dei punti di debolezza di Taiwan che si ritrova oggi a far i conti con un trend di crescita economica nel biennio 2015-2016 inferiore rispetto al recente passato, proprio a causa del generale rallentamento dell’economia cinese, dal momento che i consumi interni sebbene godano di un buono stato di salute, non sono sufficienti a mantenere il Paese su livelli di crescita sostenuti.

Stringere legami più stretti con la Cina è quindi una scelta quasi obbligata per Taiwan che naturalmente vuole continuare a vedere crescere la propria economia.

In realtà non per forza si tratta dell’unica via percorribile.

Partendo dal presupposto che le esportazioni sono la linfa vitale dell’economia di Taiwan e rappresentano lo sfogo di quasi 3/4 della sua produzione, la strada che potrebbe essere percorsa, sarebbe quella di diversificare i Paesi verso i quali esportare o, più in generale, con i quali stringere un più solido rapporto di interscambio commerciale puntando a riequilibrare il peso e la dipendenza dai tre maggiori partner asiatici (Cina, Hong Kong e Corea), che assorbono quasi il 50% del totale dell’export taiwanese.

In questo contesto potrebbero schiudersi interessanti opportunità anche per le imprese italiane ad un mercato che presenta buoni dati generali, un basso indice di rischio ed una politica accogliente nei confronti degli investitori stranieri, potendo contare inoltre su infrastrutture adeguate e una burocrazia efficiente.

Tra i settori che potrebbero offrire interessanti opportunità alle nostre PMI certamente bisogna segnalare l’IT, il biotech ed il farmaceutico.

Secondo l’Export Opportunity Index SACE, per il “Made in Italy” si prevede un chiaro trend di crescita nei prossimi anni sul mercato di Taiwan il cui potenziale sarebbe pari a quasi mezzo miliardo di euro fino al 2018.

Oggi le nostre esportazioni si concentrano su prodotti chimici, meccanica strumentale e moda e gli investimenti a Taiwan restano ancora poco consistenti e comunque inferiori a quelli effettuati da molti nostri competitor.

Taiwan rappresenta quindi un mercato dove l’Italia dovrebbe e potrebbe intensificare le proprie relazioni economiche perché, oltre al mercato interno, rappresenta una porta d’accesso privilegiata al mercato cinese che - al netto delle contingenti difficoltà - rimane per dimensioni e potenziale bacino di consumatori, una miniera di opportunità per le nostre imprese e i nostri prodotti.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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