Dopo anni di chiusura e sfiducia da parte degli istituti finanziari, oggi investire nel comparto agroalimentare appare sempre più strategico e vincente, con i big nostrani che sembrano impegnati a fare a gara per concedere finanziamenti, moratorie e linee di credito capaci di andare incontro alle esigenze del comparto.

Nelle ultime settimane infatti il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, guidato da Maurizio Martina ha concluso accordi importanti per dare ossigeno e prospettiva al comparto sempre più sugli scudi e sempre più riabilitato quale driver di sviluppo ed eccellenza per l’economia del Paese.

Lo scorso 17 marzo a Roma presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze è stato presentato il protocollo di intesa tra Unicredit e MIPAAF “Coltivare il futuro”, un progetto disegnato sulle esigenze del comparto agro-alimentare del nostro paese e fondato su tre pilastri: credito, formazione e digitalizzazione.

Per sostenere progetti e investimenti delle imprese del settore e l’agroalimentare italiano, UniCredit destinerà un apposito plafond di 6 miliardi di euro nel triennio 2016-2018, cercando di essere più vicina e sensibile alle esigenze specifiche degli imprenditori.

A maggio verrà invece lanciato un nuovo prodotto finanziario denominato “Agribond”, dedicato alle imprese della filiera agricola, che - basandosi sulla garanzia pubblica fornita dall’Istituto di servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) e sfruttandone l’effetto moltiplicatore - consentirà l’attivazione di nuove erogazioni inizialmente per 300 milioni di euro, ma replicabili nel tempo. Questo nuovo strumento, garantirà all’istituto di credito la possibilità di allargare la fascia di imprese a cui si rivolge e concede credito all’interno del comparto.

Al credito si abbinano strumenti di crescita delle imprese sotto il lato della formazione, dell’innovazione e del sostegno all’export. Si tratta di favorire un approccio che guarda alle caratteristiche peculiari delle imprese di questo settore e che stimola nuovi rapporti di filiera, favorendo lo sviluppo di sinergie attraverso la condivisione e l’accessibilità a tecnologie innovative, in un momento storico per il settore - come ha dichiarato lo stesso Martina - perché:

“Abbiamo alle spalle un anno come il 2015 che ha rappresentato un punto di svolta, con numeri da record sotto il profilo delle esportazioni e della crescita di occupazione nel comparto. Con azioni come quella che presentiamo oggi possiamo spingere ancora più forte. Un migliore rapporto tra banche e imprese agroalimentari rappresenta un passaggio chiave in questo percorso. Il Governo va avanti nel solco del lavoro di squadra fatto con Expo Milano 2015 al fianco di migliaia di aziende che ogni giorno sono protagoniste di una delle esperienze più importanti dell’economia italiana”.

Al centro del progetto formativo ci sarà l’Agri-Business School che svilupperò le sue attività su tre macro aree tematiche. Innanzitutto attraverso lo sviluppo di competenze di base per acquisire le principali conoscenze finanziarie e attraverso sessioni formative dedicate ai temi dell’internazionalizzazione e dell’Export Management. Sul lato dell’innovazione si punterà invece a rendere familiari le tematiche di attualità per le imprese del settore con sessioni formative su tematiche di particolare attualità come la filiera corta, la tracciabilità e l’agricoltura di precisione.

Il terzo pilastro del progetto che guarda alla digitalizzazione con il lancio del progetto “Value for Food”, iniziativa congiunta di Unicredit con Cisco System Italy, leader globale in tecnologia e apparati di networking e Penelope SpA, società specializzata nella tracciabilità degli alimenti e nel controllo e gestione della filiera produttiva.

Il progetto servirà a garantire - attraverso finanziamenti e programmi di sviluppo - l’evoluzione tecnologica delle imprese del comparto, mettendo a disposizione strumenti per accompagnarle nei processi di internazionalizzazione grazie alla valorizzazione dei marchi aziendali e dell’immagine del “Made in Italy”, così come sono previste azioni di lotta alla contraffazione e azioni per supportare l’efficientamento dei processi produttivi garantendo sinergia e tracciabilità tra fornitori e distributori. Il progetto partirà in via sperimentale nei settori lattiero caseario e vitivinicolo, coinvolgendo almeno nella fase iniziale 20 aziende italiane.

Ma le iniziative lanciate in questi primi mesi del 2016 non finiscono qui dal momento che anche con l’altro importante Istituto di credito italiano, Intesa Sanpaolo, è stato siglato e presentato recentemente il protocollo “Diamo credito all’agroalimentare”, il primo sottoscritto secondo i dettami del Protocollo di Intesa ABI-MIPAAF per il rilancio del settore lattiero caseario, che contiene la moratoria di 30 mesi dei debiti bancari degli allevatori italiani.

Alla base vi è un meccanismo per la sospensione dei pagamenti dei mutui sottoscritti dalle imprese allevatoriali, attraverso le misure del Fondo latte per la ristrutturazione dei debiti degli allevatori del Ministero e l’Accordo per il credito 2015 e, nella sua formulazione, prevede anche che le banche aderenti possano offrire condizioni migliorative rispetto a quelle previste dalla stessa intesa.

Si tratta di andare incontro alle difficoltà e alle esigenze di allevatori ed agricoltori e così Intesa Sanpaolo si impegnerà a garantire ulteriori 12 mesi di sospensione dal pagamento delle rate dei mutui rispetto a quelle previste con Abi, portando la moratoria a 42 mesi per il settore lattiero caseario e 24 mesi per tutte le imprese agroalimentari.

Anche in questo caso, senza dubbio, ci troviamo di fronte ad un segnale fondamentale per aiutare le aziende in difficoltà ad affrontare fasi delicate di mercato e per costruire - dalle fondamenta - un nuovo rapporto tra banche e imprese basato sulla fiducia reciproca che si aggiunge alle misure già previste a tutela e supporto del comparto come l’abbattimento del carico fiscale e dell’Imu agricola inseriti nella Legge di stabilità.

Infine sempre recentemente alla Farnesina, il MIPAAF ha presentato il Protocollo d’Intesa per la Valorizzazione all’Estero della Cucina Italiana di Alta Qualità, sottoscritto insieme al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.

All’evento hanno partecipato anche gli Ambasciatori dei Paesi G20, Istituzioni ed Enti della cultura e dell’economia, nonché alcuni degli chef più apprezzati del panorama italiano e internazionale.

L’iniziativa si inserisce nel quadro del “Food act” - il patto tra Istituzioni e mondo della cucina italiana di qualità - promosso dal Governo per valorizzare la cucina italiana di qualità, e intende dare continuità all’esperienza di Expo Milano 2015, coordinando un piano di azione per valorizzare le eccellenze enogastronomiche italiane. Saranno coinvolti anche MISE, ICE-Agenzia, CONI, Unioncamere e Assocamerestero ed in particolare - nel biennio 2016-2017 - le azioni promozionali riguarderanno Stati Uniti, Giappone, Repubblica Popolare Cinese, Federazione Russa, Emirati Arabi Uniti e Brasile.

Anche in questo caso la visione di fondo è che la cucina italiana ed i nostri prodotti alimentari di alta gamma sono parte integrante della nostra cultura, ci rappresentano di fronte a milioni di consumatori nel mondo.

Il CONI sarà coinvolto per utilizzare anche il palcoscenico dei grandi eventi sportivi internazionali - a cominciare dalle Olimpiadi di Rio 2016 - per favorire la promozione dei nostri sapori e della nostra cultura come già accade in occasione degli impegni della nostra nazionale di calcio.

Fondamentale nella strategia la promozione attraverso il segno unico distintivo presentato in occasione di Expo Milano - “The extraordinary Italian taste” - già utilizzato per il coordinamento di tutte le iniziative di promozione e comunicazione a livello internazionale e per contrastare con maggiore forza il fenomeno dell’italian sounding, soprattutto sul mercato nord americano dove a dicembre è partita la campagna promozionale con un video realizzato da Silvio Muccino, ben visibile anche nel cuore di Manhattan, a Times Square.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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