L’Italia vanta oggi di un esercito composto da oltre 214mila imprese esportatrici, aumentate di oltre 2mila unità nell’ultimo anno.

La struttura regionale italiana resta sostanzialmente invariata, col baricentro dell’export al nord, ma con notevoli progressi registrati in Toscana, Lazio e Sicilia.

Secondo SACE le esportazioni italiane di beni e servizi cresceranno in media, tra il 2017 e il 2020, del 3,7% ogni anno.

L’Italia è attualmente il Paese in Europa col maggior numero di imprese esportatrici, che spesso però conducono un’attività di tipo passivo: basti pensare che il 60% di queste vende all’estero per meno di 75mila euro, soprattutto a causa di una debole strategia di internazionalizzazione.

LE IMPRESE ESPORTATRICI VITIVINICOLE

Nel 2016 la produzione totale di vino in Italia ha raggiunto quota 49,3 milioni di ettolitri, con una virata decisiva verso la qualità a scapito della quantità: non a caso attualmente si contano 73 DOCG, 332 DOC e 118 IGT che corrispondono ai due terzi delle bottiglie prodotte.

Sono vari i fattori che hanno contribuito a risollevare il comparto vitivinicolo del Belpaese, tra questi:

  • L’aumento delle superfici vitate convertite a biologico, che oggi sono pari a 72.000 ettari;
  • La propensione delle aziende produttrici a trattare prodotti di fascia premium a discapito della quantità;
  • L’uso strategico e mirato delle più avanzate tecniche di marketing;
  • L’introduzione di innovazioni tecnologiche;
  • Lo stanziamento di fondi per le attività di promozione e comunicazione del vero Made in Italy all’estero.

Le imprese vitivinicole esportatrici italiane si trovano soprattutto al nord: il Veneto rappresenta il 34% del totale, seguito da Piemonte (18%), Toscana (17%), Trentino Alto Adige (9%), Emilia Romagna (5%) e Lombardia (5%).

Attualmente la meta preferenziale per l’export di vino prodotto in UE è rappresentata dagli Stati Uniti che ha un valore complessivo di circa 5 miliardi di euro di vino e spumante importato, di cui il 31% proveniente dall’Italia.

IL VINO ITALIANO IN EUROPA

Il primo mercato europeo per l’Italia è la Germania, con un totale di vino e spumante importato pari a circa 900 milioni di euro; c’è però da segnalare una decisa flessione nel 2016 sia in valore (-1,4%) che in quantità (-6,7%).

Ciò è dovuto principalmente al calo dei consumi pro capite di vino registrato in Germania (-1,6%), mentre per quanto riguarda i gusti dei teutonici vi è una variazione positiva per il bianco (+1,3%) che guadagna terreno sul rosso (-0,7%).

Una crescita importante si è registrata invece nel Regno Unito, diventato il primo mercato in assoluto per l’export di bollicine italiane con un aumento del 37% nell’ultimo quinquennio.

La Francia è ancora leader del mercato oltremanica, ma l’Italia è in netta risalita sia in valore (+13.5%) che in quantità (+8.8%).

Ma in questo caso c’è da prestare massima attenzione agli effetti post Brexit e alla svalutazione della sterlina inglese, due fattori che potrebbero incidere negativamente sulle esportazioni italiane nel breve periodo.

Altro mercato importante in Europa è la Svizzera che nel 2016 ha importato dal Belpaese vino e spumante per circa 400 milioni di euro, diventando il 4° mercato di sbocco dell’export italiano.

I consumatori elvetici nell’ultimo periodo hanno preferito la qualità dei nostri vini (+1,5) alla quantità (-3%); in grande crescita anche l’importazione di vini spumanti che ha raggiunto quota 46 milioni di euro (+4,8% nell’ultimo quinquennio).

IL VINO ITALIANO NEGLI STATI UNITI

Il primo mercato di destinazione dell’export italiano di vino e bollicine è rappresentato dagli Stati Uniti che nel 2016 ha toccato quota 1,5 miliardi di euro.

Tra i fattori che hanno trainato la crescita vi sono sicuramente la svalutazione dell’euro rispetto al dollaro e l’ottimo risultato ottenuto dai vini spumanti (+36.4%).

In linea generale anche i consumatori americani hanno preferito la qualità (+3.1%) alla quantità (-0.5%), confermando il trend generale del settore vitivinicolo tricolore all’estero.

Segue la Francia, competitor principale, con 1.4 miliardi di euro esportati nel 2016 e leader indiscusso per le bollicine.

L’Italia in questo caso paga anche una diversa percezione qualitativa da parte dei consumatori statunitensi: basti pensare che 1 litro di vino italiano vale mediamente 5$, quello francese 9$.

Riguardo agli altri competitor presenti nel mercato a stelle e strisce in calo la performance dell’Australia (terzo esportatore in USA) a favore della Nuova Zelanda che con una crescita del 32% ha raggiunto il record di 338 milioni di vino esportato.

Infine questo è uno sguardo d’insieme sull’export vitivinicolo italiano che anche nel 2016 ha chiuso con numeri molto incoraggianti, trainato dal grande successo dei vini spumanti e i prodotti di fascia premium.

Dati positivi arrivano anche dai paesi scandinavi (Svezia in particolare) e dall’Asia (Cina e Giappone).

Ma ancora c’è tanta strada da fare soprattutto per quanto riguarda la promozione e la comunicazione dei nostri prodotti all’estero: ad esempio negli Stati Uniti, primo mercato di destinazione, i consumatori americani hanno una percezione ancora troppo bassa del nostro vino se comparata a quella dei prodotti francesi.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it

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