Condurre un’attività di Buzz Marketing significa essere in grado di creare interesse ed attenzione nei confronti di un determinato brand attraverso l’utilizzo di specifiche attività promozionali, facendo però sempre molta attenzione al sentiment che si viene a creare intorno ad un determinato prodotto/servizio.

Non tutti, anche all’interno di contesti aziendali e d’agenzia, utilizzano con frequenza il termine Buzz Marketing. Effettivamente la definizione di questa particolare metodologia di lavoro è piuttosto recente e può essere facilmente confusa con il concetto di Viral Marketing e quello di World of Mouth (passaparola).

In realtà non è così e ad un orecchio inesperto la differenza tra questi concetti potrebbe risultare molto sottile anche se effettivamente si sta parlando di tre azioni distinte, legate in modo conseguenziale l’una all’altra nel momento in cui viene attuata una campagna di web marketing.

Innanzi tutto è necessario analizzare la parola buzz, termine onomatopeico di origine inglese che sta ad indicare un brusio incontrollato (buzz è per gli anglosassoni il rumore che proviene dal ronzio delle api quando si muovono in sciame).

Compresa l’origine del temine bisogna poi contestualizzarlo all’interno delle dinamiche di marketing in cui è utilizzato, ossia quello del web partecipativo e sociale. All’interno di questo specifico ambiente, i mercati sono intesi come complessi di conversazioni all’interno delle quali gli utenti scambiano opinioni, interagiscono, si esprimono e diffondono messaggi e contenuti.

Questo punto è cruciale per chi fa attività di marketing, poiché le persone si fidano molto di più di ciò che sentono dire nelle reti informali piuttosto che dei canali di informazione ufficiale.

A questo punto la domanda che sorge più spontanea è: “Allora? Che differenza c’è con il Viral Marketing o con il World of Mouth?”

Il Viral Marketing è l’insieme di tutte quelle attività che i professionisti svolgono all’interno dei blog, dei forum e dei social network per pianificare strategicamente l’attivazione di meccanismi di passaparola e viralità dei messaggi legati ad una campagna promozionale, parte quasi sempre dall’alto, ossia delle aziende e dai grandi brand.

Il Buzz Marketing, invece, è legato ad azioni spontanee di condivisione e di commento che gli utenti effettuano senza sollecitazioni (o apparentemente senza sollecitazioni), sulle stesse piattaforme 2.0.

Il passaparola, sia on-line che off-line, si genera invece a seguito di queste attività, come diretta conseguenza.

Per sfruttare questa potenzialità i Brand si avvalgono di Ambassador ed Influencer che operano nel web (blogger, Youtuber, Social Star, etc), spingendoli a creare contenuti e messaggi che possano sembrare spontanei e non strettamente legati alla marca, con l’obiettivo di creare awareness.

Un esempio vincente può essere la compagna promossa da Coca Cola, tramite la Community Can’s Professional (trad. “I professionisti della lattina”), che si struttura in alcuni video che hanno come protagonisti ragazzi mentre effettuano evoluzioni nel lanciare lattine nei cestini della spazzatura.



La campagna è diventato un vero e proprio fenomeno della rete, ottenendo grandissimo seguito e generando non solo condivisioni, ma anche fenomeni di imitazione, soprattutto tra i più giovani.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Riccardo Ciabattoni, info@exportiamo.it

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