La notizia dell’acquisto di Whole Foods da parte di Amazon per la cifra astronomica di 13,7 miliardi di dollari ha seminato il panico tra i retailer americani tradizionali. Infatti questa mossa potrebbe segnare un cambiamento epocale in un business che nel 2016 ha raggiunto quota 800 miliardi: Jeff Bezos, fondatore e CEO di Amazon, è entrato in modo deciso nel mondo del retail statunitense per romperne definitivamente gli schemi.

Wall Street ha dato chiare indicazioni già subito dopo l’acquisizione con i titoli di Walmart, Kroger, Costco, Target e Safeway che hanno subito perdite tra il 4% e il 9% sul mercato azionario, mentre il valore di Amazon è salito del 3%. Proprio Walmart sta cercando la migliore controffensiva possibile attraverso ingenti investimenti sull’e-commerce e con l’apertura di una propria catena di pickup come luogo di ritiro per la spesa fatta online.

Rischia invece Costco che tra i colossi americani è quello meno dinamico dal punto di vista dell’innovazione tech ed è qui che Amazon cercherà di rosicchiare importanti quote di mercato già nel breve periodo. Ma c’è un altro nodo da sciogliere che è rappresentato dall’applicazione Instacart che per prima è arrivata nel settore delle consegne a domicilio e finanziata proprio da Whole Foods con un accordo fino al 2021.

Ci si aspetta che la startup californiana (con un valore stimato di 3,4 miliardi di dollari) verrà acquistata da Amazon, ma non si esclude una mossa repentina da parte di Walmart e Costco che potrebbero aver bisogno della sua struttura capillare nel mondo del food delivery per reggere all’offensiva dell’azienda di Seattle. Non a caso, a seguito dell’acquisizione di Whole Foods, è cresciuto in maniera esponenziale il valore di startup concorrenti di Instacart come Shipt e Grubmarket. Insomma una situazione intricata che potrebbe rivoluzionare il mondo del retail a stelle e strisce.

Un nuovo rivale nella sfida tra Walmart e Kroger

Nel 2016 Walmart e Kroger hanno confermato la loro leadership tra i migliori retailer americani, puntando soprattutto su innovazione e qualità dei prodotti offerti per adeguarsi alle richieste dei dinamici consumatori statunitensi. Qualche numero può aiutare a pesare l’importanza dei due player: Walmart nel 2016 ha fatturato circa 308 miliardi di dollari grazie ai 4.221 punti vendita dislocati in tutti gli Stati Uniti e i 1.284.668 dipendenti.

Kroger invece ha fatturato circa 115 miliardi di dollari nei suoi 2.796 punti vendita e un totale di 237.873 dipendenti. Insomma, più del 50% dei prodotti alimentari venduti negli Stati Uniti viene acquistato in un supermercato Walmart o Kroger. Whole Foods invece ha chiuso il 2016 con un fatturato di 15,7 miliardi di dollari, 436 punti vendita e 87.000 dipendenti.

Ma altri player si stanno inserendo tra i due colossi, grazie soprattutto alla crescita esponenziale dell’e-commerce: Amazon, come detto precedentemente, potrebbe essere il terzo incomodo grazie ad una strategia aggressiva che vuole rivoluzionare il modo di fare la spesa degli americani.

Ed è chiaro che l’offensiva dell’azienda di Seattle si baserà su innovazione, semplicità e riduzione dei tempi d’acquisto grazie all’utilizzo del canale online. Una svolta epocale, ma naturale per un mercato frenetico come quello a stelle e strisce.

Le opportunità per il Made in Italy

In occasione del TuttoFood di Milano, come già raccontato sulle pagine di Exportiamo, l’Italia ha firmato un accordo importante con il colosso Walmart che dedicherà per 12 mesi una linea all’interno dei propri supermercati esclusivamente al vero Made in Italy. Silvia Azrai Kawas di Walmart, durante un’intervista al magazine Italianfood.net, ha individuato i trend principali nel mercato americano: la generazione dei Millennials, il cambiamento degli stili di vita e l’esplorazione di nuovi sapori e cucine etniche.

Nel primo caso abbiamo più volte sottolineato l’importanza della generazione dei Millennials che negli anni sta acquisendo un peso specifico significante soprattutto in termini di modalità d’acquisto e nuove tendenze. Per quel che concerne il cambiamento dello stile di vita questo riguarda principalmente i gusti dei consumatori sempre più attenti a scegliere cibi organici, di buona qualità e sani (ecco perché le certificazioni come la USDA Organic sono diventate ormai una conditio sine qua non per entrare nel mercato americano). Infine c’è da sottolineare la richiesta di esplorare nuovi sapori e cucine ed è qui che il Made in Italy potrebbe inserirsi grazie al suo riconosciuto valore in termini di qualità ed autenticità.

Amazon ha quindi avviato una rivoluzione: per le aziende esportatrici italiane è arrivato il momento di organizzarsi e reagire adeguandosi a ciò che richiede il dinamico mercato americano, in particolare dal punto di vista dell’approccio online che a seguito degli ultimi eventi sembra essere sempre di più il futuro (prossimo) del retail a stelle e strisce.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it

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