Rapporto Internazionalizzazione 2021 ‘Gli effetti della pandemia negli scambi globali delle imprese lombarde’: le aziende della regione guardano all’UE per le supply chain e a USA, Russia e Germania per i mercati

La quasi totalità delle imprese manifatturiere lombarde presenti sui mercati esteri prediligono l’export rispetto ad altre forme di internazionalizzazione come la scelta di avere sedi commerciali o produttive. Inoltre, il 45% del fatturato è realizzato all’estero ma nel 2020 il 55% delle imprese ha subito una diminuzione dei ricavi; la ricerca di controparti estere e incontri B2B sono i principali servizi richiesti; USA, Russia e Germania sono i place to be per il prossimo triennio. Questi i principali risultati emersi dall’Indagine internazionalizzazione 2021 ‘Gli effetti della pandemia negli scambi globali delle imprese lombarde’ realizzata da Confindustria Lombardia, Assolombarda e Sace e con il coinvolgimento di tutte le Associazioni territoriali di Confindustria Lombardia.

L’Indagine è stata realizzata su un campione di oltre 1200 imprese lombarde associate.

“Nonostante l’eredità pesante della pandemia il sistema produttivo della nostra regione ha dimostrato e sta dimostrando una grande capacità di reazione: le imprese lombarde hanno una straordinaria capacità di adattamento riuscendo ad attutire gli shock a cui sono state sottoposte e sostenendo, specialmente nei momenti di crisi, l’economia regionale e nazionale. Ad oggi, le imprese lombarde hanno già raggiunto quote di export pari al periodo pre-covid. Per tornare a eccellere nei nuovi scenari competitivi globali adesso però le imprese hanno bisogno di politiche di supporto modulate sulla base delle dimensioni e degli obiettivi. La competitività rimane il fattore chiave per il successo dei nostri prodotti sui mercati esteri. La valorizzazione degli ecosistemi dell’innovazione e delle filiere attraverso incentivi e semplificazione, soprattutto se parte dall’Europa, può essere l’arma per attrarre investimenti produttivi capaci di generare un impatto positivo in termini di crescita, occupazione, innovazione e sostenibilità” ha dichiarato il Presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti.

“Nonostante il covid abbia provocato uno stop al commercio estero, Milano respira ancora internazionale - ha dichiarato Veronica Squinzi, Vicepresidente di Assolombarda con delega a Internazionalizzazione ed Europa -. Infatti, sebbene le imprese milanesi abbiano perso 5,7 miliardi di esportazioni nel 2020, la nostra città conferma la propria vocazione cosmopolita, accentrando il 35% delle esportazioni della Lombardia e il 9% di quelle italiane. Ora che la ripresa è in atto, è necessario puntare su digitalizzazione, sostenibilità e innovazione, i nuovi paradigmi che guideranno l’epoca post-Covid, con l’obiettivo di riuscire a intercettare le opportunità strategiche in tutti i settori del Made in Italy a livello internazionale. In questa direzione, il PNRR è un’occasione unica per costruire le competenze trasversali orientate alla transizione digitale e alla transizione ecologica richieste sui mercati globali. Le riforme previste dal PNRR dovranno essere anche la leva per migliorare i contenuti di innovazione e competitività dei nostri prodotti e sostenere una ripresa strutturata dei nostri percorsi di internazionalizzazione”.

“Noi siamo Regione Lombardia, siamo innovatori, anticipatori dei tempi, abbiamo a disposizione un tessuto produttivo fatto dall’ingegno dei nostri imprenditori e dalla qualità del lavoro dei lavoratori lombardi. Sui percorsi d’internazionalizzazione e sulla forza che possiamo avere nella competizione internazionale noi dobbiamo fare la rivoluzione, con gli strumenti messi in campo, con la ricetta che è sempre stata vincente per noi e per il nostro tessuto economico: il rapporto pubblico-privato” ha dichiarato l’Assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia Guido Guidesi.

I risultati dell’Indagine contenuti nel Rapporto Internazionalizzazione 2021:

  • per il 95% delle imprese manifatturiere lombarde internazionalizzate la modalità di presenza estera più diffusa si confermano le esportazioni;
  • il 45% del fatturato è realizzato all’estero, ma nel 2020 il 55% delle imprese ha subito una diminuzione dei ricavi all’estero;
  • il Covid-19 ha invitato a un potenziale ripensamento delle ‘supply chain’ in futuro: infatti, mentre il 67% delle imprese rispondenti ha mantenuto invariati composizione e numero dei propri fornitori nel 2020, ben il 25% delle imprese ha intenzione di modificarli nel prossimo anno;
  • tra le imprese che hanno cambiato fornitori esteri, principalmente l’attenzione è rivolta a Paesi Ue.
  • i principali fattori critici per l’operatività all’estero durante la pandemia sono stati la mobilità internazionale, il calo degli ordinativi e i rincari dei prezzi delle materie prime;
  • tra i servizi richiesti per l’internazionalizzazione le imprese prediligono la ricerca di clienti e controparti estere, l’organizzazione di B2B e le consulente tecniche;
  • il 66% delle imprese esportatrici rispondenti non ha intenzione di attivare canali di e-commerce;
  • Germania, Francia e Spagna sono i principali Paesi per le vendite;
  • USA, Russia e Germania sono i Paesi target per i prossimi anni. 

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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