Annuario ICE-ISTAT 2025: l’export italiano tra resilienza e nuove sfide globali

Annuario ICE-ISTAT 2025: l’export italiano tra resilienza e nuove sfide globali

17 Luglio 2025 Categoria: Marketing Internazionale

L’edizione 2025 dell’Annuario ICE-ISTAT fotografa con precisione lo stato di salute dell’economia internazionale e il ruolo dell’Italia nel commercio globale. I dati aggiornati al 2024 mostrano un sistema Paese che, nonostante le difficoltà macroeconomiche, ha saputo mantenere posizioni solide sui mercati internazionali, soprattutto grazie alla qualità, alla diversificazione produttiva e all’adattabilità delle imprese italiane.

Un contesto globale in ripresa, ma ancora instabile

Nel 2024 il commercio mondiale ha mostrato segnali di ripresa. Gli scambi internazionali di beni sono cresciuti del +2,3% in valore e del +3,1% in volume, dopo le frenate legate alla pandemia e ai conflitti geopolitici. Tuttavia, la pressione inflattiva e le tensioni sui tassi di interesse hanno continuato a generare incertezza.

In questo scenario, l’Italia si è distinta per la capacità di consolidare il proprio posizionamento internazionale. Le esportazioni di beni hanno raggiunto quota 623,5 miliardi di euro, in leggero calo rispetto al 2023 (-0,4%), ma comunque su livelli storicamente elevati. Il risultato è ancora più significativo se si considera che rispetto al 2019 (anno pre-pandemia) l’export italiano è cresciuto di circa il 30%.

Il saldo commerciale: un risultato da record

Uno degli elementi di maggiore rilievo dell’Annuario è il saldo commerciale italiano, che nel 2024 ha toccato livelli record. Il miglioramento del deficit energetico – sceso da -65,1 a -49,6 miliardi di euro – ha contribuito in modo determinante all’avanzo complessivo superiore ai 100 miliardi di euro, il più alto mai registrato dal nostro Paese.

Questi dati indicano una tendenza strutturale positiva: l’Italia non solo esporta di più, ma importa con maggiore efficienza, rafforzando il proprio equilibrio commerciale e la sostenibilità macroeconomica.

Export settoriale: la manifattura resta il motore

Nel dettaglio settoriale, la meccanica strumentale si conferma leader dell’export italiano, rappresentando circa il 18% del totale. Seguono il settore agroalimentare e delle bevande, con il 9,5%, e il farmaceutico, attorno all’8,5%.

Interessanti anche le performance del sistema moda, tornato a crescere dopo gli anni difficili della pandemia, e della componentistica per l’automotive, trainata dalle nuove tecnologie e dalla transizione verso l’elettrico.

Geografia dell’export: si rafforzano gli sbocchi extra-UE

Sul piano geografico, i principali partner commerciali restano Germania, Stati Uniti e Francia. Tuttavia, la Germania ha segnato una lieve battuta d’arresto, mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono aumentate del +6,2%. Anche i flussi verso la Spagna, il Regno Unito, la Turchia e i Paesi del Golfo (soprattutto Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) hanno mostrato una dinamica positiva, contribuendo alla diversificazione dei mercati di destinazione.

Al contrario, si è registrata una contrazione dell’export verso la Cina e alcune economie dell’Estremo Oriente, complice la debolezza della domanda interna e le nuove barriere regolamentari.

Imprese esportatrici: tanti numeri, poche grandi

Nel 2024 le imprese esportatrici italiane sono state oltre 136.000, un dato sostanzialmente stabile. Ma ciò che colpisce è l’elevata concentrazione: le prime 500 imprese da sole realizzano oltre il 50% del valore totale dell’export.

Le PMI e le microimprese (meno di 10 addetti) rappresentano oltre il 60% delle aziende esportatrici, ma incidono per meno del 10% del valore totale esportato. Ciò indica un grande potenziale ancora inespresso: molte realtà hanno le competenze e i prodotti per crescere all’estero, ma mancano spesso delle risorse o del supporto strategico per farlo.

Interessante anche l’aumento del numero di imprese con certificazioni ambientali e di qualità: oltre il 30% delle imprese manifatturiere esportatrici ha oggi una certificazione ISO 14001 o EMAS, segno che la sostenibilità è sempre più una leva competitiva.

Internazionalizzazione produttiva e investimenti

Il 2024 ha visto un consolidamento della presenza italiana all’estero. Le imprese controllate da gruppi italiani attive nei mercati esteri sono state quasi 25.000, con una presenza in 157 Paesi. Complessivamente impiegano 1,8 milioni di persone e generano un fatturato superiore ai 600 miliardi di euro.

Sul fronte degli investimenti diretti esteri (IDE), le imprese italiane hanno effettuato nuovi investimenti all’estero per 31,5 miliardi di euro. Al contrario, gli investimenti esteri in entrata verso l’Italia sono calati a 20,1 miliardi, in forte riduzione rispetto ai 38,9 miliardi dell’anno precedente.

I servizi e il digitale crescono in silenzio

Oltre ai beni, anche i servizi rappresentano una componente essenziale della competitività italiana. Nel 2024 le esportazioni di servizi hanno superato i 143 miliardi di euro, con un saldo positivo di circa 12 miliardi.

Tra i settori più dinamici figurano il turismo internazionale, la logistica, la consulenza, i servizi informatici e digitali. Sempre più imprese adottano strumenti digitali avanzati: secondo l’Annuario, circa il 45% delle aziende esportatrici usa piattaforme di e-commerce, CRM multilingua e soluzioni ERP in cloud.

2025: primi segnali positivi

Nei primi cinque mesi del 2025, le esportazioni italiane hanno mostrato un segnale di risveglio: +1,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Questo dato è ancora più incoraggiante se si considera che le imprese supportate dall’Agenzia ICE hanno registrato una crescita media del +8,4%, dimostrando l’efficacia degli strumenti di accompagnamento all’internazionalizzazione.

L’Annuario ICE-ISTAT 2025 ci consegna l’immagine di un’Italia che, pur tra mille sfide, continua a essere protagonista del commercio mondiale. L’export si conferma leva strategica della crescita economica, e la struttura imprenditoriale italiana – fatta di eccellenze, flessibilità e specializzazione – dimostra di saper reggere l’urto della complessità globale.

Ma restano delle aree da rafforzare: la scalata dimensionale delle PMI, la diversificazione geografica, la transizione digitale e sostenibile, l’attrazione di IDE e la piena valorizzazione dei servizi.

Per affrontare il 2025 con slancio, occorre puntare su innovazione, competenze e un ecosistema pubblico-privato capace di sostenere, accompagnare e valorizzare il potenziale dell’Italia nel mondo.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it  -  Autore Alessio Gambino

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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