In un contesto internazionale in cui le prospettive di bassa crescita sembrano essere ormai diventate la triste regola piuttosto che una sfortunata eccezione c’è un’area del continente asiatico che vanta invece ottime prospettive di sviluppo negli anni a venire.

Quest’area geografica corrisponde all’ASEAN ovvero l’organizzazione politica, economica e culturale che riunisce dieci Paesi del Sudest asiatico (Filippine, Indonesia, Malesia, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Birmania, Laos, Cambogia) considerati fra le economie emergenti di maggior interesse a livello globale.

La Redazione di Exportiamo.it ha dunque deciso di lanciare una rubrica di approfondimento che studi ed analizzi tutte le opportunità di business provenienti da questi Paesi anche per fornire alle PMI italiane esportatrici un primo strumento d’orientamento per comprendere meglio le dinamiche ed i trend in atto su questi specifici mercati.

L’Economic Intelligence Unit (EIU) prevede una crescita nella regione, che rappresenta il sesto più grande blocco economico del mondo, pari al 4,6% annuo nei prossimi cinque anni. Gran parte di questa crescita proviene e proverrà dai grandi aggregati urbani della regione che conta attualmente su circa 50 città che dispongono di una popolazione superiore 500mila persone.

I Paesi ASEAN dispongono di un potenziale economico stupefacente se si pensa che nell’arco di soli quindici anni, il numero di famiglie della classe media è destinato a quadruplicarsi (!), passando dagli attuali 40 milioni ad oltre 160 milioni.

Oggi le economie dell’ASEAN producono ricchezza per circa 2.400 miliardi di euro annui tuttavia è bene sottolineare che esistono differenze significative fra i diversi Paesi sia a livello economico sia a livello demografico. Ad esempio il PIL pro capite di Singapore (il Paese membro più ricco) è oltre 50 volte superiore a quello del Paese più povero, il Myanmar.

Allo stesso tempo, la popolazione di Singapore pari a 5,5 milioni di abitanti è solo una piccola frazione di quella indonesiana, che, con una popolazione di ben 250 milioni di persone, è il Paese più popoloso dell’area.

In ogni caso l’incremento dei livelli di reddito ed il miglioramento dell’accesso ai servizi finanziari come la maggiore facilità di ottenere prestiti ha portato un crescente numero di persone a spendere una buona percentuale del loro reddito in beni e servizi che potremmo definire non essenziali e che quindi eccedono i cosiddetti “bisogni di base”. Ciò ha creato un aumento della domanda per prodotti di marca, elettrodomestici e prodotti tecnologici.

Oggi l’interscambio commerciale fra l’Italia ed i Paesi ASEAN è blando e pari a circa 14 miliardi di euro, una cifra limitata se si pensa che l’organizzazione fondata nel 1967 accoglie circa 630 milioni di consumatori in totale.

Risulta quindi chiaro che il Belpaese non abbia ancora sfruttato fino in fondo le potenzialità dell’area rimanendo indietro rispetto agli altri grandi concorrenti europei e concentrando l’export solamente in tre direzioni: meccanica, chimica e prodotti petroliferi.

Dunque i dati sull’export italiano verso i Paesi ASEAN non appaiono in linea con la notorietà e il prestigio di cui Made in Italy gode in giro per il mondo soprattutto per quel che riguarda le vendite in tre comparti: agroalimentare, moda ed arredo.

Il nostro auspicio è quindi che le PMI italiane non si lascino scoraggiare dalla lontananza geografica e che riescano a considerare adeguatamente tutti gli elementi positivi di queste realtà investendo e puntando sui Paesi ASEAN.

“Focus ASEAN” – I nostri approfondimenti già pubblicati:

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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