La Francia è il secondo mercato di destinazione dell’export Made in Italy e riveste dunque una fondamentale importanza per il commercio internazionale del Belpaese. Ne abbiamo parlato con Laura La Corte, Direttore ICE di Parigi, che ci ha descritto, fra le altre cose, il consumatore francese. Questo, pur apprezzando i prodotti italiani, rimane assai esigente e dunque è bene che le aziende italiane facciano molta attenzione ad esaudire una serie di richieste accessorie (servizi pre e post vendita, rapidità nella consegna, ecc.) se vogliono conquistarsi la sua fiducia.

Quali sono le condizioni attuali e le prospettive di sviluppo dell’economia francese?

Parlando di Francia dobbiamo ricordare che il Paese rappresenta la sesta economia mondiale in termini di PIL, il sesto esportatore mondiale di merci - con una quota del 3,1% - ed il sesto importatore di merci - con una quota del 3,6%. Nel caso dei servizi, la Francia si situa al terzo posto per export e al sesto per import con rispettivamente il 5% e il 4,1% delle quote. Nel 2015, il PIL francese ha registrato una crescita dell’1,2% che in termini assoluti equivale a 2,18 miliardi di euro (secondo, in Europa, solo alla Germania). Le previsioni di crescita economica per il 2016 sono leggermente più rosee e oscillano dal +1,3% dell’Insee (Istituto Nazionale di Statistica francese), condiviso dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Commissione Europea al +1,4% dell’OCSE fino al +1,5% dell’EIU. Certamente, queste previsioni confermano un consolidamento della ripresa ed un ritrovato dinamismo. Tuttavia, non possiamo trascurare i molteplici fattori interni ed internazionali che pesano sullo scenario economico. La critica situazione interna legata ai problemi di sicurezza, immigrazione e disoccupazione, le scadenze elettorali francesi e tedesche del 2017 e, last but not the least, le possibili conseguenze dell’esito delle recenti elezioni americane, potrebbero generare profonda incertezza fra gli operatori economici. Inoltre, le incertezze relative alle conseguenze concrete del Brexit, pur se ormai ridotte, potrebbero riaccendersi con l’attivazione del processo di uscita del Regno Unito dalla UE.

A quanto ammonta l’interscambio commerciale Italia-Francia?

Nella classifica dei principali partner commerciali della Francia l’Italia si situa al secondo posto dietro la Germania in termini di interscambio con 69,48 miliardi di euro (+2,5% rispetto 2014). Per fare una comparazione con il nostro principale concorrente si tenga presente che Berlino intrattiene un interscambio commerciale con Parigi pari a più del doppio rispetto a quello italiano (158,13 miliardi). Nel 2015 l’Italia è risalita al 3° posto fra i Paesi fornitori con 37,6 miliardi di euro, dietro Germania e Cina e davanti al Belgio. Sul lato acquisti l’Italia, con 31,9 miliardi di euro, risulta invece al 4° posto fra i Paesi clienti, dietro Germania, Stati Uniti e Spagna e davanti a Regno Unito e Belgio. Il saldo della bilancia commerciale, pur rimanendo fortemente negativo per la Francia, segna un leggero miglioramento, passando da -5,79 miliardi di euro del 2014 a -5.74 milioni di euro del 2015 (-0,8%).

Quali sono le categorie merceologiche Made in Italy maggiormente apprezzate dalla popolazione locale?

L’Italia in territorio francese risulta più competitiva nei settori cosiddetti tradizionali: si affermano in particolare meccanica, moda (intesa come total look dall’occhialeria, alle calzature, all’abbigliamento), agroalimentare, arredamento ed automotive.

Quali sono quelle che ritiene essere le maggiori criticità per chi pensa di investire nel Paese?

Non sottovalutare le differenze e specificità esistenti: nonostante la prossimità e le similitudini tra Francia e Italia, in realtà i due Paesi hanno caratteristiche proprie e ben definite che non sempre risultano comlementari. Un’analisi approfondita e una comunicazione adeguata prima di approcciare il mercato risultano necessarie per un’integrazione ben riuscita. La conoscenza della lingua francese è un aspetto molto importante, non si deve pensare che l’inglese possa essere sufficiente. Inoltre bisogna considerare una certa diffidenza da parte degli interlocutori francesi che porta alla necessità di provare la propria affidabilità soprattutto in termini logistici e finanziari. Sottovalutare questi aspetti può portare ad incomprensioni e ad una chiusura di fatto da parte dell’interlocutore francese.

Ci descriverebbe brevemente il consumatore tipo francese: da quali elementi sono influenzate le sue decisioni d’acquisto?

Il consumatore francese è accorto ed esigente, analizza attentamente la concorrenza e dà importanza alla qualità. Nonostante l’apprezzamento dei francesi per i prodotti italiani e per il “Made in Italy” in generale essi verificano sempre che le attese siano confermate all’atto dell’effettivo consumo. Il mercato francese è un mercato maturo che presenta un’offerta ampia e variegata, i nuovi prodotti proposti devono quindi essere “unici” ed offrire un “plus” non ancora esistente o rispondere ad un bisogno non ancora completamente soddisfatto. Le novità devono inoltre sapersi differenziare ed essere distribuite attraverso canali adeguati. A tale proposito, come in altri Paesi d’Europa, le vendite on line sono state caratterizzate una vera e propria esplosione negli ultimi anni, ma anch’esse devono rispondere ad una serie di esigenze (servizi al consumatore pre e post vendita, rapidità, affidabilità). Sottolineo ancora che per proporre un prodotto in Francia è bene cercare di conoscere preventivamente il settore di destinazione considerato e, come già accennato, il mercato francese è differente da quello italiano e può presentare specificità proprie. La comunicazione è un altro aspetto da non sottovalutare, soprattutto quando l’introduzione di un prodotto sul mercato viene fatta in partenariato con un’impresa francese. Gli accordi verbali non sono considerati impegnativi (a differenza del mercato anglosassone) e solo gli accordi scritti fanno fede. Infine anche il rispetto delle regole e del quadro legislativo rivestono un’importanza notevole.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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