Un'Italia da export: intervista con Diet to go

Un'Italia da export: intervista con Diet to go

08 Febbraio 2017 Categoria: Un'Italia da Export

Nella nostra rubrica settimanale “Un’Italia da Export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze targate Made in Italy che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali. Tra le startup più accattivanti del Belpaese c’è Diet to Go, una giovane azienda che si occupa di preparare e consegnare dei menu dietetici ma gustosi, calibrati da un nutrizionista, che comprendono quattro pasti: colazione, pranzo, spuntino e cena. Il servizio offerto sta riscuotendo un buon successo e per questo abbiamo deciso di parlarne con Anna Zocco, CEO di Diet to go.

Da dove nasce l’idea di Diet to go?

L’idea nasce nel 2005 a La Spezia. Leggendo un articolo su una rivista americana che parlava delle star hollywoodiane che si facevano cucinare piatti dietetici da grandi chef e se le facevano portare a domicilio. Ho pensato che questo servizio, con alcune differenziazioni, avrebbe potuto funzionare anche in Italia. Dunque ho preso contatti con il nutrizionista Andrea Tibaldi che sarebbe poi diventato il responsabile della creazione dei nostri menu e delle ricette, e abbiamo avviato una prova sperimentale a La Spezia, dove risiedo. Il progetto ha avuto successo, e abbiamo replicato l’idea a Milano.

Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?

Non esiste ancora in Italia la cultura del capitale di rischio: i fondi hanno una mentalità bancaria e fanno investimenti oculati e sicuri. Per questo è facile che una startup con un progetto solido e proficuo non decolli come potrebbe.

Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business?

Sicuramente le grandi città offrono il mercato ideale per il nostro tipo di servizio. Vediamo quindi come mercati naturali di sbocco le grandi capitali europee, cominciando da Roma.

Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori ed acceleratori italiani genera un’utilità ed un vantaggio competitivo per una startup?

Sicuramente può essere d’aiuto, sia per confrontarsi e imparare che per entrare in contatto con altri player con cui possono sorgere opportunità di collaborazione.

Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?

Il consiglio più consigliato: quello di non arrendersi mai, di continuare a portare avanti il proprio progetto credendoci e non lasciandosi influenzare troppo da consigli esterni. Prendere ad esempio altri mercati, continuare ad imparare ed esplorare tutte le possibilità senza mai perdere di vista la propria mission.

Obiettivi per il futuro?

Tanti ed ambiziosi. Arrivare ad ottenere una dieta personalizzata che possa rispondere a qualsiasi esigenza nutrizionale offrendo sempre piatti gourmet, la quasi certa predicibilità dei risultati dei clienti attraverso un progetto di ricerca convalidato da Enti e Università e l’espansione commerciale in altri mercati sempre mantenendo la freschezza e la qualità che ci contraddistingue.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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