GetCOO: lo Shazam dell’arte Made in Italy vuole conquistare l’UE

GetCOO: lo Shazam dell’arte Made in Italy vuole conquistare l’UE

26 Luglio 2017 Categoria: Un'Italia da Export

Qualcuno l’ha definita la “Shazam dell’arte” ed effettivamente GetCOO ha tutte le potenzialità per diventare una delle app più importanti del comparto turistico. Ne abbiamo parlato con Roberta Grasso, Responsabile dell’Ufficio Marketing & Beni Culturali della startup italiana che guarda con interesse ad altri Paesi come Francia, Spagna e Stati Uniti.

Da dove nasce l’idea di Getcoo?

Nel 2014 Stefano e Claudio, fratelli e esperti informatici, erano in viaggio a Chicago dove videro un monumento che catturò la loro attenzione. Purtroppo non avevano con loro una guida turistica e GetCOO non esisteva ancora. Quindi scattarono una foto e tornarono a casa senza sapere nulla sull’opera (che in seguito scoprirono essere il “Flamingo” di Calder). Tuttavia i ragazzi furono ispirati da questa esperienza. Secondo loro il turista dotato di smartphone poteva risolvere parte dei suoi problemi ottenendo informazioni sui monumenti e opere d’arte scattando semplicemente una foto con un’app, come fa la celebre app Shazam con i brani musicali. Dopo questo episodio Stefano e Claudio hanno iniziato a sviluppare l’algoritmo di riconoscimento immagini che distingue GetCOO dalle altre app turistiche, rendendola più veloce, pratica e intuitiva.

Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?

Il team di GetCOO è eterogeneo ed affiatato. Ci sono gli “smanettoni”, o per meglio dire gli informatici: Stefano e Claudio Berti al back-end e Danilo Candiotti che si dedica allo sviluppo front-end di GetCOO. Jona Sbarzaglia è l’estroso grafico e UXD. Mentre, insieme ad Elisa Bonaccorso, mi occupo del blog, della comunicazione e dei social media. Infine Annika Tabanelli cura la parte commerciale. Non c’è una competenza più importante dell’altra poiché tutte sono collegate tra loro e necessarie per la buona riuscita del nostro progetto. Ad esempio c’è bisogno di ottime capacità per lo sviluppo dell’algoritmo, ma poi ovviamente bisogna anche comunicare efficacemente il prodotto e venderlo!

Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?

La burocrazia italiana tutt’altro che “lean” non favorisce l’avvio di attività imprenditoriali. Inoltre è ancora difficile trovare investitori che vogliano finanziare le startup, in particolare nel settore turistico e culturale. Secondo noi questi ultimi dovrebbero essere da traino per l’economia italiana vista l’attrattività del nostro Paese. L’Italia e il marchio Made in Italy rappresentano quel valore aggiunto, quel vantaggio competitivo che noi abbiamo in quanto cittadini italiani. Le startup dovrebbero giocarsi questa carta, ma spesso la burocrazia lenta e l’alto livello di tassazione prendono il sopravvento, rendendo difficile fare impresa in Italia. Insomma, chi ci riesce è un eroe. Noi ci auguriamo che a breve la situazione cambi.

Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?

Sicuramente l’Europa, che è il continente più visitato, con particolare attenzione alla Francia e alla Spagna. Non nascondiamo una simpatia nei confronti degli USA dove la burocrazia è sicuramente più snella e c’è una maggior apertura verso il finanziamento e il sostegno di progetti innovativi.

Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori ed acceleratori italiani genera un’utilità ed un vantaggio competitivo per una startup?

E’ una delle attività fondamentali di una startup e per quel che ci riguarda già dai primi mesi abbiamo partecipato a varie call. Al di là dell’esito partecipare è importante per testare l’idea, il team e per mettere nero su bianco il proprio progetto e magari raffinare il modello di business. All’interno di incubatori e acceleratori si celano veri e propri ecosistemi con cui è utile confrontarsi e fare networking. Abbiamo vinto 3 programmi di supporto e tutoraggio: presso il coworking di Ravenna CRE.S.CO, presso l’incubatore d’Impresa INNOVAMI ad Imola e nell’incubatore coLABoRA (Ravenna). In queste strutture abbiamo trovato il sostegno di tutor e esperti del settore che ci hanno guidato nell’affinamento dell’idea e del modello di business.

Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?

Definita l’idea è necessario lavorare costantemente e tenacemente, cercando di far tutto per portare il progetto al successo. Non bisogna mai smettere di crederci perché se non siamo noi i primi a crederci chi dovrebbe farlo? La scelta del team è importantissima: oltre le competenze è necessario trovare persone affidabili, perseveranti e un po’ matte (d’altronde gli startupper sono dei pazzi creativi!). Non siate timidi e guardatevi intorno, anche all’estero!

Obiettivi per il futuro…

Contiamo quanto prima di “testare” GetCOO su una piattaforma di crowdfunding per raccogliere fondi, indispensabili per attività di sviluppo e marketing del prodotto. Qualcuno ha definito GetCOO la “Shazam dell’arte” e stiamo lavorando anche per essere riconosciuti come tali da molti, molti utenti! Infine vorremmo continuare a girare l’Italia con la food blogger Anna Maria Fabbri di To the Roots. Da qualche mese abbiamo infatti cominciato una gustosa e dinamica collaborazione unendoci alle sue gite in giro per l’italia alla ricerca dei piatti tipici (suggeriti da Anna) e dei tesori Italiani. Il risultato? una rubrica condivisa sui nostri rispettivi blog chiamata “To the Roots ti porta a pranzo e GetCOO ti porta a Spasso”.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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