Jungle Jacket: la giacca per i biker di tutto il mondo che pesa solo 860 grammi

Jungle Jacket: la giacca per i biker di tutto il mondo che pesa solo 860 grammi

20 Settembre 2017 Categoria: Un'Italia da Export

Produrre una giacca elegante che può essere utilizzata tutto l’anno anche per le proprie proprietà impermeabili e antivento. Da questa esigenza nasce Jungle Jacket, un prodotto italiano pensato per i biker di tutto il mondo: una giacca super accessoriata che unisce moda e tecnologia e che pesa solo 860 grammi! Ne abbiamo parlato con Alberto Gallo, project leader di Jungle Jacket.

Da dove nasce l’idea di Jungle Jacket?

Pedalare quotidianamente in città nasconde numerose insidie e pericoli di ogni sorta. Abbiamo cercato di capire quali problemi fossero arginabili e quindi cercato di inserire le soluzioni in un prodotto all-in-one. La Jungle Jacket nasce da chi usa tutti i giorni le due ruote e sa quali esigenze non vengono soddisfatte dalle giacche presenti in commercio. Abbiamo unito le intuizioni di un team di utilizzatori seriali di biciclette cercando di creare un prodotto veramente utile ma anche contemporaneo e formale. Il primo prototipo era già rivoluzionario anche se imperfetto, da quel momento abbiamo “sdifettato” fino a trovare la versione finale. Ci siamo inseriti in un settore di mercato dormiente, dove ancora pochi hanno investito in ricerca. La biking experience cittadina ora ha un alleato importante che assicura più sicurezza, visibilità e protezione; il coltellino svizzero delle giacche da bici. E la cosa bella è che prima non esisteva nulla di simile.

Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?

Il team dietro al progetto Jungle Jacket è formato da un gruppo di amici appassionati delle due ruote che ha saputo organizzarsi in modo proficuo ed orientato ad uno scopo chiaro: lavorare come un’azienda senza esserlo. Nel gruppo ognuno aveva una sua vocazione e un suo campo d’azione, una sua competenza e tanto talento. Il rispetto e la capacità di lavorare in team work hanno fatto il resto. In meno di 4 mesi siamo passati dallo schizzo su carta al primo prototipo. La competenza più importate è quella della comunicazione, sia interna che esterna. Oltre che delle belle riprese in 4K e quindi delle belle immagini coinvolgenti lato storytelling. L’occhio vuole sempre di più la sua parte!

Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?

Il mercato italiano è arido per svariati motivi, partendo dalla scarsa propensione dei manager e degli imprenditori a puntare su prodotti “rischiosi” perchè nuovi o innovativi, all’assenza totale di sostegno statale tramite bandi, sgravi ed incentivi. Fare l’imprenditore in Italia è davvero difficile, anche se c’è talento e buona volontà. Bisogna però credere in se stessi e andare fino in fondo, pensando che la gavetta più dura nasconda una ricompensa ancora più ghiotta.

Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?

Ad oggi, i mercati più influenti sono sicuramente quelli del nord Europa: Germania, Olanda e Danimarca su tutti. Questo perchè sono culture che basano la loro logistica sulle due ruote, che vogliono rendere le città a misura di cittadino, non di autovettura. Meno parcheggi e più piste ciclabili, divieti d’accesso e città car-free sono obbiettivi lungimiranti e territori perfetti per la crescita di un prodotto come Jungle Jacket.

Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori ed acceleratori italiani genera un’utilità ed un vantaggio competitivo per una startup?

I programmi di supporto e le incubazioni sono ottimi veicoli di know-how e permettono a progetti semplici di strutturarsi solidamente in progetti complessi evitando rischi e aumentando le possibilità di arrivare allo scopo perseguito. Oltre ai risultati tangibili esistono anche benefici secondari, potremmo definirli “effetti coworking” cioè l’importanza per una mente creativa di trovarsi in mezzo ad altre menti simili e farsi contaminare contaminando: lo scambio di idee è importantissimo.

Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?

Come prima cosa chiedetevi se il vostro prodotto potrebbe avere un mercato. Sì? Bene, ora capite se c’è un target di persone che lo comprerebbe al prezzo che avete ottenuto. Sì? Benissimo. Ora cercate di realizzare il prototipo più fedele e iniziate a raccogliere feedback. Chiedete a tutti di essere spietati. Se, alla fine del test il vostro prodotto resiste e continua a convincervi, allora buttatevi. Ci sono delle possibilità che possa funzionare. Non limitatevi all’Italia, promuovete fuori. Fiere, meeting, eventi, raduni, ogni luogo che tenterete potrebbe nascondere la svolta.

Obiettivi per il futuro…

Trovare partner interessati allo sviluppo di Jungle Jacket e continuare a sostenere la mobilità su due ruote attraverso la creazione si soluzioni utili e pratiche. Vogliamo rendere l’esperienza sui pedali più sicura e più soddisfacente perchè siamo sicuri sia un tema essenziale nell’evoluzione del nuovo concetto di metropoli. Vogliamo mantenere la nostra idea di base, quella di incentivare l’uso della bicicletta e vogliamo realizzarla attraverso nuovi prodotti e soluzioni inedite. E a guardar bene siamo solo all’inizio…

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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