Australia, un mercato che non conosce la parola crisi

Australia, un mercato che non conosce la parola crisi

23 Ottobre 2017 Categoria: Focus Paese Paese:  Australia

Nonostante la sua considerevole distanza geografica, l’Australia, costruita su un’economia solida e orientata all’innovazione, rappresenta un ottimo partner commerciale per l’Italia soprattutto in vista del crescente apprezzamento per i prodotti italiani da parte dei consumatori australiani.

L’Australia con i suoi 26 anni di crescita ininterrotta, la sua capacità di promuovere riforme efficaci e la sua posizione strategica nella regione dell’Asia Pacifico, è vista con invidia da molti Paesi.

Negli ultimi anni, tuttavia, Canberra si è dovuta confrontare con una crescita economica minore e un deficit del debito pubblico in aumento che ha spinto il governo conservatore ad attuare nuove politiche volte a stimolare l’innovazione e la produttività.

Prima di approfondire le riforme proposte e i rapporti commerciali con l’Italia, è opportuno presentare un quadro generale della struttura istituzionale dell’Australia, e della situazione politica ed economica del Paese.

L’Australia è un sistema federale formato da 6 stati (New South Wales, Victoria, Queensland, South Australia, Western Australia e Tasmania) e due territori (Australian Capital Territory e Northern Territory) che godono di governi e assemblee legislative autonome e detengono competenze in ambiti come l’industria, l’istruzione e la sanità.

Il governo federale invece esercita competenze esclusive nell’ambito della difesa, gli affari esteri, il commercio, la tassazione, l’immigrazione, e il servizio postale. Ci sono inoltre delle competenze concorrenti fra lo stato federale e gli stati autonomi che spesso danno origine ad accesi dibattiti nel Consiglio Federale che funge da assemblea risolutiva in caso di controversie.

All’interno di questa struttura istituzionale, il sistema politico australiano costruito su due grandi partiti – il partito liberale (insieme con quello nazionale) ed il partito laburista – vede i partiti maggioritari alternarsi al potere con una certa regolarità.

Situazione politica

Le elezioni politiche del 2016 hanno riconfermato il leader della coalizione conservatrice, Malcom Turnbull, che ha prevalso sul partito di opposizione laburista.

Le preferenze degli elettori hanno inoltre certificato una perdita del 10% di consensi dei maggiori partiti (dal 70% all’80%), rafforzando la posizione delle forze politiche minori. Il sistema bipartitico australiano tuttavia continua a garantire una solida stabilità politica volta a promuovere la crescita economica del Paese.

Sulla base delle promesse elettorali, Turnball ha adottato un’agenda politica (National Science and Innovation Agenda) orientata all’innovazione e alla produttività, promuovendo le nuove tecnologie, semplificando le procedure del diritto commerciale e stimolando la crescita delle start-up tanto che nei prossimi dieci anni verranno stanziati circa 2 miliardi di euro per il finanziamento di nuove imprese e centri di ricerca.

Il bilancio federale, presentato dal governo in carica per l’anno 2017-2018, contiene inoltre un piano di investimenti nel settore delle infrastrutture per una cifra di 51 miliardi di euro che verranno investiti per la costruzione del secondo aeroporto di Sydney, una grande linea ferroviaria per trasporto merci (Inland Rai) e l’estensione di un ambizioso progetto idroelettrico (Mio 581).

Nell’ambito prettamente commerciale il governo ha avanzato la proposta di ridurre il carico fiscale sulle attività commerciali a partire dalla corporate tax (la tassazione imposta sulle imprese), la quale si aggira al 30%.

Sia il governo in carica che le opposizioni sembrano essere d’accordo sulla riduzione delle tasse per attrarre investimenti esteri e stimolare la produttività, tuttavia il partito laburista non vuole che essa scenda al di sotto del 25%.

Economia

Nonostante ci sia stata una lieve flessione rispetto agli anni precedenti, il PIL dell’economia australiana ha registrato nel 2016 una crescita del 2,5% ed una crescita pro capite dell’1%, con un reddito medio per abitante pari a 46.500 euro.

La disoccupazione rimane stabile al 5,7% e le disuguaglianze sociali sono contenute: il 10% più ricco della popolazione detiene “solo” il 26% della ricchezza. Mentre, il sistema bancario è solido con un tasso d’interesse al 5,4%.

Quest’anno il commercio con l’estero, che aveva registrato nel 2016 un calo per entrambe le componenti (import -1% ed export -6%), tornerà a segnare un dato positivo: secondo Bperestero la crescita sarà all’incirca del 6% per l’export e di oltre il 10% per l’import.

Sul fronte degli accordi commerciali, l’Australia aveva fortemente spinto per l’attuazione del Trans Pacific Partnership (TTP) che avrebbe permesso un libero scambio con i suoi partner regionali e soprattutto con gli Stati Uniti.

Il successivo ritiro degli Stati Uniti da parte della nuova amministrazione di Trump dal TPP ha messo in dubbio l’entrata in vigore del trattato, ipotizzando una rinegoziazione o perfino un annullamento del trattato stesso.

Il rifiuto degli Stati Uniti di ratificare il TTP ha diretto l’attenzione dell’Australia su un accordo commerciale di maggiore copertura, la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP). Questo accordo è promosso dal diretto antagonista degli Stati Uniti, la Cina, e prevede una graduale riduzione dei dazi doganali fra gli stati che avevano aderito al TTP (ad eccezione degli Stati Uniti), più l’India, l’Indonesia e la Corea del Sud.

Rapporti con l’Italia

Le relazioni commerciali fra Australia ed Italia presentano ampi margini di miglioramento. L’Italia ricopre la 12 posizione fra i principali fornitori dell’Australia ed è seconda dietro alla Germania fra i maggiori esportatori europei dell’Australia (senza considerare la Gran Bretagna).

L’interscambio fra l’Australia e l’Italia, nel 2016, ha raggiunto un valore di 4 miliardi di euro con una leggera flessione rispetto al 2015: il valore del export è rimasto sostanzialmente invariato mentre l’import ha segnato un calo del 4%, registrando un saldo positivo di 3 miliardi per l’Italia.

Le esportazioni italiane sono principalmente trainate dal settore dei macchinari che rappresenta il 22,6% del totale nonostante abbia registrato un calo considerevole del 13% a causa di una crisi nell’industria manifatturiera.

Al settore dei macchinari segue il settore dei prodotti alimentari e bevande che registra un incremento del 2,75% rispetto al 2015. In particolar modo, le esportazioni di vino (+14%), bevande alcoliche (+10,6%) ed acqua imbottigliata (+9,7%) hanno permesso una crescita considerevole in questo settore.

Inoltre la domanda di prodotti italiani da parte dei consumatori australiani è prevista in crescita e Sace ipotizza che nel 2018 l’export italiano registrerà un aumento dell’1,8%.

Sulla base di queste previsioni, i principali settori di opportunità sono: la meccanica strumentale, la trasformazione alimentare, la trasformazione rinnovabile, i mezzi di trasporto, l’ estrattiva e i metalli.

Dunque l’Australia si configura come un mercato aperto agli investimenti stranieri ed orientato al business (e che apprezza il Made in Italy) e non può che rappresentare un buon approdo per le imprese italiane interessate ad allargare i propri orizzonti commerciali.

Fonte: a cura di Exportiamo, Claudio Passalacqua, redazione@exportiamo.it

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