Arabia Saudita, la roccaforte dell’Islam radicale si apre al mondo

Arabia Saudita, la roccaforte dell’Islam radicale si apre al mondo

17 Settembre 2018 Categoria: Focus Paese Paese:  Arabia Saudita

Dopo la recessione che ha colpito Riad nel 2017 (Pil -0,9%) l’economia saudita sembra aver accelerato i tempi verso la diversificazione della propria economia anche se alcuni dei piani di sviluppo messi in cantiere sembrano così ambiziosi da apparire quasi utopici.

Economia

Petrolio, petrolio ed ancora petrolio. Forse troppo petrolio. Questo per ora appare l’unico vero significativo tallone d’Achille dell’economia saudita, primo esportatore mondiale di Oil&Gas che deve però fare i conti con la volatilità del prezzo del greggio, particolarmente pronunciata nel triennio 2015-2017, e che ha generato un deficit fiscale crescente.

Insomma le entrate del regno del giovane principe ereditario Mohammed Bin Salman dipendono eccessivamente dall’andamento del prezzo del petrolio mentre le uscite (spesa pubblica) restano una variabile molto difficile da tagliare in tempi brevi – soprattutto senza provocare gravi disagi sociali – poichè circa il 50% di esse sono destinate al pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici.

A Riad dunque servono nuove fonti di liquidità anche se il prezzo del petrolio è tornato su livelli accettabili e l’economia si sta risollevando con il Pil nazionale che, secondo alcuni, potrebbe superare il +2% nel 2018.

Anche sul fronte dei conti pubblici all’orizzonte si intravede il sereno dopo la tempesta tanto che il disavanzo pubblico dovrebbe azzerarsi entro il 2023, dal 9,3% del PIL registrato a fine 2017.

Nonostante tutto però il Paese sta dimostrando di non riuscire a contenere la propria spesa pubblica (nel 2018 si prevede che essa raggiunga un nuovo record) e conseguentemente un improvviso calo dei prezzi del petrolio potrebbe mettere Riad in seria difficoltà.

Secondo il Fondo Monetario uno dei modi per ridurre la spesa sarebbe quello di ridurre gradualmente la forza lavoro nel settore pubblico, attraverso la sua dinamica naturale, e dunque non prevedendo nuove assunzioni in conseguenza dei pensionamenti. Secondo l’istituzione internazionale, inoltre, sarebbe bene che puntare sull’espansione ed il consolidamento del settore privato che al momento rimane ancora poco sviluppato e che potrebbe sostenere la crescita dell’occupazione.

In assoluto comunque sarà decisivo l’impegno nell’attuazione di riforme serie e credibili che producano, oltre al consolidamento fiscale, anche un rafforzamento della “crescita non petrolifera”.

Politica

La stagione delle riforme di stampo saudita ha un nome ed un cognome: Mohammed Bin Salman. Il 33enne, in carica dal 21 giugno 2017, sta lavorando sodo per la realizzazione della Vision 2030, un programma assai ambizioso che interessa numerosi ambiti ma che ha come trait d’union la ferma intenzione di aprire Riad agli investimenti esteri, diffondendo un’immagine più aperta e moderna di tutto il Paese.

Fra i progetti più clamorosi vi è quello riguardante la costruzione di Neom (investimento complessivo previsto pari a 500 miliardi di dollari): un enorme polo industriale a fiscalità agevolata che dovrebbe sorgere sulle sponde del Mar Rosso e che dovrebbe avere un’area 33 volte più grande di quella di New York.

Neom sarebbe una città del futuro alimentata interamente da fonti rinnovabili, con una connessione internet gratuita ed ultra veloce ed in cui ci si muoverebbe utilizzando la moderna tecnologia driverless.

Questa città sarebbe creata per dare spazio alle industrie alternative all’Oil&Gas ed in particolare energie rinnovabili, biotecnologie, digital, entertainment, comparto idrico e settore agroalimentare. Infine Neom, che dovrebbe sorgere nei pressi del golfo di Aqaba, dovrebbe essere collegata all’Egitto attraverso un imponente ponte abbracciando tre diversi Paesi: Arabia, Giordania ed Egitto.

Di concreto invece passi in avanti sono stati compiuti per le donne saudite in termini di diritti (dalla possibilità di guidare a quella di assistere o partecipare a eventi sportivi fino all’eliminazione dell’obbligo di indossare abiti neri) e d’opportunità lavorative grazie all’introduzione di una serie di facilitazioni per l’apertura di imprese femminili.

Salman sembra quindi aver compreso che, per rendere più accattivante l’immagine saudita, è necessario guardare alle fasce più giovani della popolazione (gli under 25 rappresentano oltre il 50% dei cittadini totali) che bramano un progresso in termini di diritti ed opportunità.

Molti analisti non nascondono comunque un certo scetticismo rispetto alla reale applicazione delle riforme promosse dal principe ereditario anche perché bisognerà capire come esse saranno accolte in un Paese che conserva delle ampie sacche di popolazione ultra-conservatrici.

Opportunità per il Made in Italy

Secondo Sace nei prossimi anni l’export tricolore si prenderà diverse soddisfazioni a Riad e dintorni dal momento che, fra il 2018 ed il 2021, si prevede un incremento annuo degli acquisiti sauditi di prodotti italiani pari al 3,7%. Tuttavia tale previsione di crescita si inserisce in un contesto di sensibile diminuzione delle vendite italiane nel Paese se si pensa che dagli oltre 5 miliardi del 2015 si è passati, in soli due anni, ad appena 3,94 miliardi di euro con una contrazione pari al 22,9%.

Per tornare su quei livelli quindi ci vorrà qualche anno e soprattutto sarà necessario che l’economia saudita non subisca altri shock esterni. Fra i principali settori in cui l’export italiano in Arabia Saudita fa già registrare buone performance si segnala una previsione di crescita particolarmente consistente per quanto riguarda prodotti in legno (+7,5%), apparecchi elettrici (+4,8%) e meccanica strumentale (+4,3%).

Fra i principali settori in cui è consigliabile investire nei prossimi anni emergono il settore manifatturiero (individuato da più parti come il motore del rilancio economico) e quello edile che dovrebbe beneficiare di un incremento degli investimenti nei settori turistico, infrastrutturale e real estate.

Sostanzialmente la vera partita che le imprese del Belpaese devono tentare di giocare da protagoniste è quella legate alle opportunità che emergeranno in conseguenza dei grandi investimenti che Riad ha intenzione di realizzare nei prossimi anni. Il know-how, i macchinari e le tecnologie italiane possono infatti inserirsi con facilità nel mercato saudita così come i nostri beni di consumo – dai gioielli all’abbigliamento, dai mobili ai prodotti del food&beverage – sono sempre più richiesti dai consumatori sauditi a più alto potere d’acquisto.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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