Senegal, la gazzella d’Africa continua a correre

Senegal, la gazzella d’Africa continua a correre

24 Settembre 2018 Categoria: Focus Paese Paese:  Senegal

Il Senegal rappresenta una delle economie africane a più rapida crescita grazie all’adozione di un programma di riforme ambizioso ed a una lenta ma progressiva apertura nei confronti degli investitori internazionali.

Economia

A volte i “freddi numeri” riescono a spiegare molto meglio la progressione economica di un Paese rispetto a fiumi di parole e, se si leggono quelli relativi al Senegal – dal 2014 ad oggi – viene quasi da stropicciarsi gli occhi. Il Paese africano è infatti passato da una crescita del Pil pari al 4,3% nel 2014 ad incrementi ancora più significativi: 6,5% nel 2015, 6,7% nel 2016 e 7,2% lo scorso anno.

Il Paese situato più ad ovest di tutto il “Continente Nero” ha infatti spiccato il volo in seguito all’introduzione del “Plan Senegal Emergent”, un piano di sviluppo assai dettagliato che ha delineato le strategie di crescita del Paese dal 2014 al 2035.

Il programma è focalizzato sul potenziamento di tre settori considerati altamente strategici per il futuro del Paese vale a dire agricoltura, energia ed infrastrutture senza però tralasciare anche altri comparti promettenti come IT, pelletteria e tessile. Di questo sforzo strategico compiuto da Dakar si vedono dunque alcuni innegabili frutti anche se è impossibile far finta di non vedere alcuni altri numeri che ci restituiscono l’immagine di un Paese che può e deve fare molto meglio. Un senegalese su due rimane disoccupato e, sebbene la percentuale di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà si sia ridotta dal 55% del 2001 al 46%, le condizioni di una vasta fetta dei 14,6 milioni di abitanti del Paese rimangono estremamente complicate.

D’altra parte però l’aspettativa di vita media (62,1 anni) è sensibilmente superiore rispetto a quella media dell’Africa sub sahariana, ferma a 56 anni. Insomma il Senegal ha alcune interessanti potenzialità derivanti, oltre che dalle riforme, anche dal crescente ruolo che sta assumendo il porto di Dakar per il quale, nel 2017, sono transitate oltre 14 milioni di tonnellate di merci (numero in aumento del 7,4% rispetto al 2016) anche perché essa rappresenta un punto di scalo per la navigazione verso il Sud America e verso i porti meridionali dell’Africa Occidentale come Lagos e Abidjan.

Non è quindi un caso che, secondo l’Africa Investment Index, il Senegal rappresenti uno dei dieci Paesi africani più interessanti, attraendo un numero crescente di investitori internazionali anche grazie ai miglioramenti registrati dalla Banca Mondiale nel “Doing Business 2018”, in cui Dakar è passata dal 147esimo al 140esimo posto in soli dodici mesi. Dopo il Codice degli Investimenti e l’EFE (Entreprise Franche d’Exportation) varati nel 2004 per rassicurare e sostenere le aziende che intendono investire in Senegal il governo ha istituito anche la Dakar Commercial Court, un nuovo organismo istituito all’inizio del 2018 che intende diventare un nuovo punto di riferimento per chi vuole fare affari in Senegal, rendendo più semplice e veloce (massimo 90 giorni) dirimere le eventuali controversie commerciali.

Politica

Fra i più grandi vantaggi del Paese spicca una grande stabilità da un punto di vista politico, specialmente nel periodo successivo all’indipendenza del Paese, celebratasi nel 1960: in effetti da allora il Paese africano ha avuto “solo” quattro presidenti e tutti hanno concluso il loro mandato. Si sottolinea che il Senegal è una Repubblica democratica semipresidenziale laica in cui il presidente, eletto direttamente dai cittadini, esercita il proprio potere esecutivo per un massimo di 14 anni, corrispondenti a due mandati. Oggi il presidente Macky Sall del partito centrista Alleanza per la Repubblica è il principale protagonista della vita pubblica del Paese e punta ad essere riconfermato alle prossime elezioni presidenziali previste per il 24 febbraio 2019.

Il presidente in carica, in campo internazionale, si è distinto specialmente per la sensibile opera di avvicinamento nei confronti di Pechino avviata grazie all’abolizione, nel 2012, dei dazi commerciali nei confronti dei Paesi orientali.

A testimonianza di ciò lo scorso luglio il presidente cinese Xi Jinping si è addirittura recato in visita nel Paese africano cogliendo l’occasione per annunciare un consolidamento del legame economico fra Pechino e Dakar, certificato dall’apposizione di firme su numerosi accordi bilaterali.

Opportunità per il Made in Italy

I rapporti commerciali fra Italia e Senegal sono ancora poco sviluppati con un interscambio annuo che al momento rimane leggermente inferiore ai 300 milioni di euro. Il saldo commerciale è largamente favorevole al Belpaese (+ 145 milioni di euro) con l’export di Made in Italy che al momento si concentra su macchinari, coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, prodotti alimentari, prodotti chimici, articoli in gomme e plastica e prodotti in metallo.

Secondo le previsioni diffuse da Sace dopo la modesta contrazione registrata nel 2017 l’export di prodotti italiani in Senegal riprenderà a correre con una crescita media annua che dovrebbe sfiorare il 6,5% nel periodo 2018-2021. In particolare questa crescita dovrebbe essere la diretta conseguenza di maggiori investimenti pubblici che genereranno un’impennata nella richiesta di beni intermedi italiani collegati allo sviluppo infrastrutturale senegalese.

Infine si sottolinea che una delle ragioni per cui puntate su Dakar potrebbe costituire una buona idea nel prossimo futuro è il fatto che l’economia del Paese sia piuttosto diversificata e non dipende eccessivamente dall’andamento dei prezzi delle materie prime come molti Paesi africani. Tuttavia riuscire ad avere successo in Senegal è tutt’altro che un gioco da ragazzi e per questo si consiglia solo alle Pmi strutturate, solide dal punto di vista finanziario e con in mente un preciso progetto d’espansione commerciale di intraprendere un processo di penetrazione commerciale in quella che rimane una delle economie più dinamiche di tutto il continente africano.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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