Export Acque Minerali: -11% nel 2020 ma tengono gli USA

Export Acque Minerali: -11% nel 2020 ma tengono gli USA

29 Marzo 2021 Categoria: Food & Beverage

Sebbene il giro d’affari non possa essere paragonato a quello del vino (3 miliardi di euro contro 11), il settore italiano delle acque minerali rappresenta indubbiamente una delle eccellenze del Food & Beverage italiano, mostrando tassi di crescita nelle vendite all’estero tra i più alti fra tutti i prodotti del Made in Italy.

A rilevarlo è il Mineral Water Monitor, l’Osservatorio di Nomisma dedicato al settore delle acque minerali con l’obiettivo di aiutare imprese ed altri operatori a comprendere in maniera approfondita e in tempo reale i cambiamenti che interessano mercato, settore e comportamenti di consumi sia a livello nazionale che internazionale.

Secondo i dati dell’Osservatorio, nel periodo pre-Covid, vale a dire 2010-2019, l’export di acque minerali italiane è praticamente raddoppiato a valore (+101%), una performance di molto superiore a quanto registrato dagli altri top prodotti dell’alimentare del Bel Paese (93% l’incremento nell’export di formaggi, 64% quello dei vini, 49% quello della pasta). Solamente il caffè ha fatto meglio, mettendo a segno un +119%.

E anche se lo scoppio della pandemia, con la chiusura del canale on-trade (Horeca) ha imposto una frenata alle vendite oltre frontiera (-11%), la battuta d’arresto è risultata inferiore a quella subita dal nostro top competitor, la Francia, che invece ha visto ridursi le esportazioni del 15%. Le distanze rispetto a Parigi si sono ridotte così a 111 milioni, contro i 211 di cinque anni fa. Rispetto al vino, il duello con i francesi sulle acque minerali vede una dinamica opposta: il prezzo medio all’export è più alto per le acque italiane (36 centesimi al litro) che per quelle francesi (26 centesimi).

Ma la concorrenza alle acque italiane non parla solo francese: tra i top esportatori mondiali figurano anche Paesi come la Georgia (101 milioni di euro di export nel 2020) e le Fiji (121 milioni di euro), entrambi produttori di acque minerali di qualità particolarmente apprezzate in alcuni mercati: Russia nel caso delle acque georgiane e Stati Uniti in merito al prodotto proveniente dalle Fiji.

Negli ultimi anni l’Italia - grazie alla qualità delle sue acque e alla presenza di brand dalla forte notorietà e ottima percezione da parte del consumatore finale - ha performato meglio dei propri competitors stranieri, incrementando la propria quota di mercato in giro per il mondo e confermando la propria leadership in alcuni mercati.

È questo, ad esempio, il caso degli Usa, primo mercato al mondo per importazioni di acque (461 milioni di euro di import) - dove l’Italia detiene una market share del 41%, grazie soprattutto all’export di acqua minerale frizzante (89% dell’export totale italiano a valore) - e l’unico tra i top importatori ad aver registrato una crescita degli acquisti dall’estero anche nel 2020 (+6,8%).

Altrove invece a causa della pandemia tutti i mercati hanno registrato una contrazione delle importazioni di settore: Germania (-4,7%), Giappone (-6,7%), UK (-18,6%).

“In uno scenario di mercato radicalmente mutato a causa dell’emergenza Coronavirus, diviene quindi ancor più fondamentale per le imprese del settore delle acque minerali capire come si stiano muovendo mercati e canali di riferimento e come stiano evolvendo comportamenti ed esigenze dei consumatori (formati e pack, tipologie, occasioni di consumo, prodotti competitors…) al fine di poter rimodulare correttamente le proprie strategie produttive e commerciali” ha dichiara Emanuele Di Faustino, Project Manager di Nomisma.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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