Legno-Arredo: l’Export è in Crescita ma Si Va a Rilento

Legno-Arredo: l’Export è in Crescita ma Si Va a Rilento

03 Febbraio 2023 Categoria: Design

Crescono le esportazioni della filiera legno arredo, ma rallentano rispetto ad un anno fa: è quanto emerge dal report elaborato dal Centro Studi di FederlegnoArredo su dati Istat.

Continua perdere terreno uno dei settori di punta dell’export Made in italy: il terzo trimestre conferma infatti la tendenza al rallentamento delle esportazioni di prodotti di legno-arredo, già evidenziata nel trimestre precedente.

Le esportazioni della filiera legno-arredo nei primi nove mesi del 2022 sono state pari a circa 15,6 miliardi di euro e sono cresciute complessivamente in tutte le regioni italiane del 16%, rispetto allo stesso periodo del 2021. Un dato in apparenza positivo, ma che evidenzia invece un rallentamento in essere ormai da tempo: basti pensare che nel semestre gennaio-giugno 2022 la crescita delle esportazioni della filiera era stata del 18,4%, decrescendo trimestre dopo trimestre nel confronto con i trimestri del ‘21: dal +21% del primo trimestre, al + 16% del secondo al + 11% di luglio-settembre 2022. È quanto emerge dai dati Istat elaborati dal Centro Studi di FederlegnoArredo, che fotografano lo stato di salute del settore.

A livello di comparti, sono i mobili ad essere ancora i più significativi della filiera per valore esportato (oltre 9 miliardi di euro complessivi) con una crescita del +16% nel periodo gennaio-settembre 2022. Nel primo semestre dell’anno il comparto aveva invece raggiunto il +18,2%, per poi scendere al +11,5% di luglio-settembre 2022. Rispecchiando a grandi linee l’andamento nel suo complesso della filiera legno-arredo, che è particolarmente votata proprio all’export di mobili.

La perdita di dinamicità dei mercati esteri non può che allarmare un settore prevalentemente votato all’export (soprattutto per quanto riguarda il comparto dell’arredamento), in cui Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia coprono quasi il 70% del valore esportato.

La Lombardia (3,7 miliardi di euro), con il +18,8% di export di filiera, si conferma tendenzialmente stabile rispetto al risultato di gennaio-giugno (+19%) e di luglio-settembre +18,4%. Confrontando i primi tre trimestri 2022 con i trimestri 2021, si passa dal +22,8% di gennaio-marzo al +15,8% di aprile-giugno, per poi risalire a luglio-settembre al 18,4%.

Il Veneto (3 miliardi di euro) presenta un segno di rallentamento più marcato, passando dal +15,5% di gennaio-giugno al +14,5% di gennaio-settembre e con un luglio-settembre che scende a +12,3%, arretrando di circa 2 punti dal primo trimestre (+14,6%) e di ben 4 punti dal secondo trimestre (+16.4%).

Il Friuli Venezia Giulia (1,9 miliardi di euro) è la regione che ha registrato la variazione percentuale più alta nei primi nove mesi del 2022 (+21,7%), ma allo stesso tempo è quella che ha segnato la frenata più brusca nel terzo trimestre: +15%, rispetto al +26 del primo e al +23,8% del secondo.

«È chiaro che il trend di crescita stia progressivamente subendo rallentamenti in tutto il territorio nazionale, anche nelle regioni più importanti per la nostra filiera – commenta Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo – . La crescita dell’11% di luglio-settembre non può farci certo dormire sonni tranquilli perché, come evidenziano recenti analisi degli economisti e la stessa Bankitalia, l’inflazione non è destinata a scendere e i fatturati delle aziende, soprattutto di quelle più piccole, potrebbero essere gonfiati dal caro prezzi e dall’adeguamento dei listini, riducendo drasticamente la crescita e il margine».

Le imprese sono preoccupate soprattutto per gli effetti dell’inflazione elevata in tutta Europa che potrebbe disincentivare i consumi di beni durevoli quali sono appunto quelli dei mobili.

Se la Lombardia riesce in qualche modo a mantenersi stabile, maggiori segni di rallentamento si registrano in Veneto e soprattutto in Friuli Venezia Giulia. «La tenuta lombarda potrebbe essere dovuta soprattutto al fatto che questa regione esporta molto verso gli Stati Uniti e soprattutto nel settore alto di gamma dei mobili – osserva Feltrin –. Le ricadute della guerra in Ucraina e il peso del caro energia si fanno sentire infatti molto di più in Europa e lo dimostrano i dati del Veneto, che nel Vecchio continente ha ancora i suoi maggiori mercati di sbocco, a partire da Germania e Francia».

Gli 11 punti persi dal Friuli-Venezia Giulia sembrano trovare riscontro nell’arretramento sui suoi maggiori mercati di sbocco, a partire dal Regno Unito, e dagli Stati Uniti, dove da giugno ne perde ben 12.

«Il perdurare della guerra in Ucraina potrebbe favorire regioni che hanno il loro core business oltreoceano o in Paesi emergenti fuori dall’Europa e indirizzati a un pubblico di alta fascia, più indenne dal caro vita», dice ancora il presidente Fla.

Fonte: a cura della redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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