Bio Italiano all’Estero: quali Prospettive dopo SANA 2023?

Bio Italiano all’Estero: quali Prospettive dopo SANA 2023?

13 Settembre 2023 Categoria: Food & Beverage

Continua la crescita del biologico italiano sui mercati internazionali: lo confermano i numeri presentati da Nomisma alla 35a edizione di SANA che ha visto, oltretutto, un fortissimo afflusso di operatori esteri.

È più che positivo il bilancio di SANA 2023, appuntamento di primo piano nel calendario fieristico italiano e internazionale per produttori, distributori, enti, istituzioni e professionisti del comparto del biologico e del naturale, svoltosi a Bologna dal 7 al 9 settembre.

Sono i numeri a confermare il ruolo prioritario dell’evento, che chiude la 35a edizione con 650 espositori (il 15% dei quali provenienti dall’estero, ed in particolare da Austria, Germania, Giappone, Grecia, Sudafrica, Ucraina e America Latina), per un totale di 5 padiglioni e circa 20.000 mq di superficie espositiva, e 12.500 operatori, il 10% dei quali stranieri. Il dato dei 12.500 accessi (lo stesso registrato dalla precedente edizione di SANA) è questa volta da intendersi come esclusivamente in accezione B2B: il fatto che il Salone, pur non rivolgendosi più a un pubblico generico, abbia mantenuto invariata l’affluenza, centrando al contempo l’obiettivo di una maggiore e più selettiva qualificazione delle presenze, testimonia l’efficacia del nuovo corso intrapreso. “La svolta B2B ha significato cambiare passo, sul piano dell’operatività e della visione strategica. Con questa scelta BolognaFiere ha voluto rispondere a una precisa richiesta da parte delle aziende e ha saputo valorizzare la vocazione all’export e all’internazionalizzazione di SANA e del settore biologico e naturale nel suo complesso – ha commentato Claudia Castello, Exhibition Manager del Salone –. L’esito di questa svolta può dirsi fin da ora positivo, come testimoniato dagli stessi espositori, dalla significativa presenza di buyer qualificati, dalla qualità degli approfondimenti proposti. Lo scenario nazionale e internazionale è complesso e la congiuntura critica, come hanno evidenziato anche i focus sui mercati francese e tedesco del bio, attualmente in fase di stasi. Tuttavia SANA è riuscita a consolidare il proprio ruolo di stimolo per il comparto e per le aziende, delle quali ha promosso prodotti e novità verso una platea molto ampia, attraverso una molteplicità di canali fisici e digitali”.

Il Salone, infatti, è stato visitato da 200 buyer provenienti dai principali mercati internazionali, tra importatori di prodotti biologici, rappresentanti della GDO e operatori nell’ambito della cosmesi naturale e del food service. Sono 30 i Paesi rappresentati: Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Colombia, Corea del Sud, Danimarca, Emirati Arabi, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Iraq, Irlanda, Israele, Italia, Marocco, Messico, Moldavia, Perù, Regno Unito, Romania, Serbia, Singapore, Spagna, Slovenia, Stati Uniti, Svezia e Ungheria. Questi buyer e le aziende espositrici dei tre settori di SANA – Organic & Natural Food, Care & Beauty e Green Lifestyle – hanno partecipato a circa 2.000 appuntamenti B2B (networking e scambi commerciali).

Ha raccolto feedback positivi anche il ricco palinsesto convegnistico della manifestazione che, nel fare il punto sull’andamento del settore, ne interpreta e anticipa priorità e tendenze: incontri e talk hanno fatto registrare circa un appuntamento ogni ora, arrivando complessivamente a quota 80 e con circa 4.500 presenze.

Inoltre, in occasione della quinta edizione di Rivoluzione Bio – manifestazione prevista all’interno di SANA 2023 – è stata presentata l’indagine elaborata da Nomisma alla luce delle ultime analisi prodotte dall’Osservatorio SANA che, grazie alla partnership con ICE Agenzia, propone, ogni anno, i risultati del monitoraggio sui mercati internazionali realizzato nell’ambito del progetto ITA.BIO, la piattaforma per l’internazionalizzazione del bio made in Italy promossa da ICE Agenzia e FederBio, su un campione di su 254 imprese alimentari e vitivinicole italiane.

Dall’indagine è emerso che è positiva, anche quest’anno, la performance dell’export di prodotti agroalimentari italiani bio che raggiunge i 3,6 miliardi di euro nel 2023, segnando una crescita del +8% (anno terminante luglio) rispetto all’anno precedente. Nonostante si registri una crescita più contenuta rispetto allo scorso anno, comunque in linea con l’export agroalimentare nel complesso, il riconoscimento per il bio Made in Italy sui mercati internazionali risulta rafforzato dall’evoluzione di lungo periodo (+189% rispetto al 2013) e dal crescente ruolo del bio sul paniere dei prodotti Made in Italy esportati (il peso nel 2023 ha raggiunto oggi il 6% a fronte del 4% registrato dieci anni fa).

La gran parte delle esportazioni bio (81% del totale) riguarda i prodotti agroalimentari, per un valore di 2,9 miliardi di euro nel 2023. Il vino pesa per il restante 1 % dell’export bio, una quota ben maggiore di quanto si registra considerando l’export agroalimentare italiano in generale (dove l’incidenza del wine si ferma al 12%). In termini assoluti sono 626 i milioni di euro di vino bio Made in Italy venduto sui mercati internazionali, +8% rispetto al 2022 - con un peso del vino bio sul totale dell’export vitivinicolo italiano che sfiora il 9%.

Per quanto riguarda i mercati presidiati, dall’indagine è emerso come le principali destinazioni in Europa per il food italiano BIO siano la Germania (indicata nel complesso dal 69% delle aziende intervistate) e a seguire Francia (53%) e Benelux (39%). Per il vino a guidare è ancora il mercato tedesco (66%), seguito dai Paesi Scandinavi e dal Benelux (entrambi segnalati dal 52% come principali Paesi di destinazione). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito.

Secondo le imprese, i Paesi più promettenti per le esportazioni di prodotti bio nel prossimo triennio saranno Germania (55%), Nordics (36%) e Stati Uniti (31%) per il food. Nel caso del vino le imprese punteranno soprattutto su Nordics (61%), Germania (43%), Stati Uniti (32%) e Canada (30%).

Le aziende bio italiane dimostrano dunque la loro resilienza, nonostante un contesto fortemente condizionato da scenario inflattivo, emergenze energetiche e climatiche. Per gran parte delle aziende (il 74%), infatti, l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia sono state le principali criticità da affrontare negli ultimi 6-12 mesi, seguite dalla riduzione della domanda di prodotti bio (riscontrata da un terzo delle aziende), ma le previsioni per il futuro sull’export bio italiano sono positive (anche più caute rispetto a quelle dello scorso anno). Nello specifico, il 38% delle aziende prevede di aumentare nei prossimi 12 mesi il fatturato realizzato sui mercati internazionali, quota che sale al 61% con riferimento al vino.

“L’Italia si conferma top exporter di prodotti agroalimentari BIO in Europa. Qualità dei prodotti, apprezzamento dei consumatori per il Made in Italy e sistema di tracciabilità garantito dal marchio bio – dichiara Evita Gandini, Head of Market Insight NOMISMA - sono stati i principali fattori di successo secondo le nostre imprese. L’intera filiera necessità però di sostegno in questo momento di grande criticità che vede un aumento vertiginoso dei costi dell’energia e delle materie prime (oltre l’80% delle aziende segnala questo come ostacolo principale da affrontare nei prossimi 6-12 mesi). In tale contesto resta fondamentale la collaborazione fra ICE Agenzia, FederBio e Nomisma attraverso la piattaforma ITA.Bio a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese bio italiane”.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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