L’Export della Chimica Italiana: Performance, Sfide e Opportunità Globali

L’industria chimica italiana rappresenta un pilastro fondamentale dell’economia nazionale e un’eccellenza a livello europeo e mondiale. Con un fatturato complessivo di 77 miliardi di euro e una forte vocazione all’export, il settore chimico si conferma uno dei principali protagonisti dell’interscambio commerciale italiano.
Negli ultimi anni, la chimica italiana ha saputo affrontare le sfide globali – dalla crisi energetica alla competizione internazionale – consolidando la propria posizione e ottenendo una crescita significativa delle esportazioni. Nel 2023, il 59% del fatturato del settore chimico è stato generato dalle vendite all’estero, un incremento di 24 punti percentuali rispetto a vent’anni fa.
L’export della chimica italiana ha registrato un incremento dell’85% tra il 2010 e il 2023, posizionandosi come secondo in Europa dopo la Spagna (+85%) e superando la Germania (+66%) e la Francia (+53%).
Nel 2024, nei primi undici mesi dell’anno, l’export chimico italiano ha raggiunto i 36,7 miliardi di euro, con una crescita dell’1,5% rispetto al 2023. Il settore è stato trainato in particolare dalla chimica fine e specialistica, che comprende cosmetici, vernici, adesivi, detergenti e additivi, ambiti in cui l’Italia è altamente competitiva.
Secondo i dati di Il Giornale, il settore chimico italiano rappresenta il 4,4% dell’export chimico mondiale, confermando la sua rilevanza globale.
L’industria chimica italiana si suddivide in diversi comparti, alcuni dei quali hanno registrato saldi positivi e altri deficit significativi:
L’export chimico italiano è prevalentemente diretto verso Paesi avanzati. Le principali destinazioni nel 2023 sono state:
Anche i mercati emergenti hanno un ruolo sempre più importante, con la Cina che ha aumentato la sua quota di importazione di prodotti chimici italiani.
Sul fronte delle importazioni, invece, si osserva un cambiamento rilevante. La Cina è diventata il secondo principale fornitore, passando dal 5% nel 2019 all’11% nel 2023, a causa della competitività dei suoi prezzi, soprattutto dopo la crisi energetica europea.
Un’altra conseguenza della situazione geopolitica è il crollo dell’export verso la Russia, la cui quota è passata dal 2% nel 2021 all’1% nel 2022 a causa delle sanzioni internazionali.
Uno degli aspetti chiave della chimica italiana è il suo elevato grado di internazionalizzazione. Attualmente, più di 100 gruppi e imprese italiane possiedono 529 filiali estere, con un fatturato generato all’estero di 11 miliardi di euro e un totale di 37.400 addetti impiegati fuori dall’Italia.
La distribuzione geografica degli investimenti diretti esteri è la seguente:
Da sottolineare che il 68% delle aziende chimiche italiane attive all’estero sono di piccole e medie dimensioni, un dato che evidenzia come l’internazionalizzazione non sia un fenomeno esclusivo dei grandi gruppi multinazionali.
Nonostante i risultati positivi, la chimica italiana deve affrontare diverse sfide per rimanere competitiva:
Secondo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il governo punta a rafforzare il settore chimico attraverso politiche di sostegno all’innovazione, alla ricerca e all’internazionalizzazione. L’obiettivo è rendere il comparto ancora più competitivo, sostenibile e resiliente alle sfide globali.
L’industria chimica italiana è un settore di punta per l’export nazionale e una delle eccellenze del Made in Italy. Nonostante le difficoltà legate alla crisi energetica e alla competizione internazionale, la chimica italiana continua a crescere, trainata da segmenti ad alto valore aggiunto e da una forte presenza sui mercati esteri.
Per il futuro, le strategie vincenti saranno innovazione, sostenibilità e internazionalizzazione, per rafforzare il posizionamento dell’Italia come leader globale in un settore chiave per l’economia mondiale.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it - Autore Alessio Gambino
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