Export agroalimentare: quali sono le catene più importanti negli Stati Uniti?

Export agroalimentare: quali sono le catene più importanti negli Stati Uniti?

20 Dicembre 2018 Categoria: Retail Paese:  USA

Exportiamo.it offre un approfondimento sulle più importanti insegne della GDO e dei supermercati americani che, anche nel 2018, hanno investito con decisione sull’e-commerce e che offrono ai prodotti agroalimentari italiani interessanti opportunità.

Continua il periodo positivo dell’export agroalimentare italiano tanto che, secondo Nomisma, nei prossimi 4 anni il tasso di crescita medio annuo del Made in Italy nel mondo sarà del 6,5%. Nel 2017 il Belpaese ha esportato oltre 40 miliardi di euro di prodotti Food&Beverage, registrando un aumento del 27% su base quinquennale e del 5,6% rispetto al 2016. Il primo semestre del 2018 ha confermato questo trend con una crescita media del 4% rispetto al 2017.

Gli Stati Uniti assorbono attualmente il 10% delle esportazioni agrifood tricolore ma i margini di crescita rimangono enormi poiché oltre la metà del nostro export si concentra in 5 Stati americani: New York, California, Florida, Texas ed Illinois.

Scopriamo ora insieme quali sono le principali catene di ipermercati e supermercati statunitensi analizzandone fatturato e tipo di presenza sul territorio a stelle e strisce.

Walmart

È il colosso della GDO americana con 5.358 punti vendita, 1,5 milioni di dipendenti ed un fatturato annuo di oltre 300 miliardi di dollari. Nel 2016 ha stretto una collaborazione con ICE (Istituto del Commercio Estero) creando la linea Sam’s Choice Italia che, ad oggi, conta circa 40 prodotti autentici Made in Italy (principalmente a base di pomodoro, cereali ed olio di oliva). Nell’ultimo anno il gruppo di Bentonville ha investito con decisione sull’e-commerce a discapito dei retail fisici, anche se il 90% del fatturato è ancora legato alla forte presenza sul territorio americano. Tra gli Stati con il maggior numero di punti vendita attivi citiamo Texas (508), Florida (328), California (271), Carolina del Nord (194) e Georgia (189).

Target

È un altro importante player della GDO americana grazie ai suoi 1.850 punti vendita, 341.000 dipendenti ed un giro d’affari di circa 71 miliardi di dollari. La linea strategica adottata da Target negli ultimi anni si è basata in particolare su prezzi molto aggressivi per competere con Walmart ed Amazon, risultando ad oggi poco attrattivo per il Made in Italy pur offrendo alcuni prodotti importati come olio di oliva, creme spalmabili, basi per pizza, formaggi, gelato, pasta ed aceto balsamico. Anche il gruppo di Minneapolis sta investendo con decisione sull’online attraverso la creazione di digital showroom per fare la spesa direttamente da casa. Tra gli Stati che contano il maggior numero di punti vendita segnaliamo California (274), Texas (148), Florida (122), Illinois (92) e New York (75).

Costco

Il colosso di Issaquah (Washington State) rientra tra i “Club Stores”, ovvero i punti vendita dove è necessaria una membership per accedervi, riservata in particolare agli operatori del canale Ho.Re.Ca. Attualmente Costco conta 759 punti vendita che generano un fatturato di circa 70 miliardi di dollari grazie ai suoi 214.000 dipendenti. Negli anni scorsi il gruppo promuoveva in modo molto aggressivo il Made in Italy, trend che negli ultimi anni si è però affievolito. Ma non manca l’offerta di prodotti autentici nostrani come olio extravergine di oliva, aceto balsamico, formaggi e prodotti a base di carne. Costco si caratterizza per i punti vendita ad elevata metratura ben distribuiti su tutto il territorio nazionale ed in particolare California (118), Florida (24), New York (19) e New Jersey (18).

Kroger

È il principale player della categoria “Supermarket” grazie ai 3.028 negozi che impiegano 443.000 dipendenti per un giro d’affari annuo di oltre 122 miliardi di dollari. Segnaliamo, tra le 23 insegne del gruppo, Mariano’s che con i suoi 43 punti vendita e 10.000 dipendenti produce un business di circa 2 miliardi di dollari in Illinois, grazie ad una vasta offerta di prodotti italiani. Inoltre Kroger nel 2016 ha lanciato la linea HemisFares per promuovere il Made in Italy con prodotti come pasta, gelato, pesto, aceto balsamico e olio di oliva anche se soltanto il 60% viene importato direttamente dall’Italia. Anche per Kroger si segnalano i cospicui investimenti online per il servizio “ClickList” che permette di ordinare la spesa dal proprio smartphone. Gli Stati dove si contano più insegne appartenenti al gruppo di Cincinnati sono California (410), Pennsylvania (250), Colorado (246), Ohio (234) e Texas (220).

Albertsons

Con 2.328 supermercati, 280.000 dipendenti ed un fatturato di oltre 60 miliardi di dollari, Albertsons è tra i player più importanti negli Stati Uniti grazie anche alla recente acquisizione dei 926 punti vendita di Safeway. Negli ultimi anni il gruppo sta rilanciando l’azienda Plated per offrire Meal Kit su scala nazionale ed ha recentemente annunciato importanti investimenti sulla propria piattaforma di e-commerce. Molti dei prodotti Made in Italy offerti ai consumatori sono private label, con un aumento considerevole di quelli organic importati dal Belpaese. Albertsons è presente soprattutto in California (613), Washington State (233), Texas (232), Arizona (146) ed Illinois (181).

Ahold Delhaize

Il gruppo olandese genera negli Stati Uniti un fatturato di circa 35 miliardi di dollari grazie ai suoi 1.982 punti vendita che impiegano 220.000 dipendenti. Tra le insegne più riconoscibili del gruppo citiamo Food Lion (1.034 punti vendita), Stop&Shop (415), Hannaford (182) presenti prevalentemente nel Middle-East americano ed in particolare in Carolina del Nord (494), Virginia (358) e Pennsylvania (158). Ahold Delhaize si caratterizza per le politiche di prezzo molto aggressive e dunque poco attrattive per il Made in Italy, anche se importanti opportunità potrebbero aprirsi nella catena Hannaford che offre prodotti di ottima qualità come olio extravergine di oliva, aceto balsamico, pasta, sughi e pizze surgelate direttamente importati dall’Italia.

Inoltre si segnalano altre insegne che possono offrire interessanti opportunità per il Made in Italy come Hi-Vee (240 stores/Des Moines, Iowa), Giant Eagle (417 stores/Pittsburgh, Pennsylvania), Wegmans (98 stores/Rochester, New York), Price Chopper (137 stores/Schenectady, New York), Raley’s (121 stores/Sacramento, California), Schnucks (100 stores/Saint louis, Missouri), Big Y (77 stores/Springfield, Massachusetts), The Fresh Market (159 stores/Greensboro, Carolina del Nord), Trader Joe’s (474 stores/Monrovia, California), Whole Foods (479 stores/Austin, Texas), Shop Rite (270 stores/Keasbey, New Jersey), Meijer (442 stores/Grand Rapids, Michigan), H-E-B (340 stores/San Antonio, Texas) e Publix (1.231 stores/Lakeland, Florida).

Infine tra i trend che hanno caratterizzato l’ultimo anno citiamo la ripresa dei consumi di prodotti private label (+2.5%), la costante richiesta di “Specialty Food” (+15%) ed in generale la forte attenzione dei consumatori verso importanti concetti come autenticità, mangiar sano, storia del brand, trasparenza e presenza dei valori nutrizionali in etichetta. Inoltre si è accelerato il passaggio dei retail tradizionali verso una logica omnicanale con l’obiettivo di conquistare l’importante fetta di mercato rappresentata dai Millennials, ovvero la generazione dei nativi digitali su cui tutte le insegne segnalate stanno investendo larga parte dei propri utili.

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Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it

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