Quando si parla di strategie per accrescere il livello di export, le imprese spesso si concentrano solo sulle attività più vicine alle vendite, dal marketing agli aspetti economico-finanziari dei mercati internazionali, tralasciando invece un aspetto di basilare importanza: la gestione della catena di distribuzione, meglio conosciuta nella sua versione inglese di Supply Chain Management. Una azienda che si internazionalizza si ritrova, infatti, a dover gestire una catena logistica complessa caratterizzata da lunghi tempi di consegna, vari interlocutori con cui interfacciarsi e una frammentazione dei flussi. Solo l’impresa che sarà in grado di gestire in modo efficiente questa catena complessa potrà competere in un contesto globale.

Con il termine Suppy Chain ci si riferisce ad un sistema di organizzazioni, persone, attività, informazioni e risorse coinvolte nel processo atto a trasferire o fornire un prodotto o un servizio dal fornitore al cliente. Tutto comincia con le materie prime, continua con la realizzazione del prodotto finito e la sua gestione di magazzino, e termina con la fornitura del prodotto finale al cliente. L’intero iter è diviso in vari step in cui sono coinvolte diverse figure professionali.

Di conseguenza, il Supply Chain Management è il coordinamento delle varie fasi che concorrono a creare la catena di distribuzione di un ente o di un’azienda, così da migliorare da un lato le prestazioni e l’efficienza dell’intero flusso di approvvigionamento risorse e, dall’altro, lo stoccaggio di prodotti finiti. Ottimizzare i processi di una Supply Chain significa, pertanto, cercare di migliorare costantemente il trade-off tra le due prestazioni chiave considerate: il costo logistico totale e il livello di servizio offerto al cliente finale.

All’interno delle aziende, questo arduo compito spetta ad una figura altamente specializzata: il Supply Chain Manager. Perseguendo l’obiettivo di rendere l’azienda efficace, efficiente e pronta a rispondere alle esigenze dei clienti e dei fornitori, il professionista è chiamato ad attuare una pianificazione accorta e un’attenta allocazione delle risorse, tenendo conto di tutte le variabili del caso.

Tuttavia, è opportuno puntualizzare che sono innumerevoli i fattori che impattano sulle strategie di Supply Chain Management, e considerarli tutti è impossibile. Sorge dunque spontanea una domanda: quali fattori bisogna considerare?

La risposta ce la fornisce la società leader mondiale nella consulenza strategica Gartner nel suo report “Predicts 2019: The Future of Supply Chain Operations”.

Senza dubbio i processi di Supply Chain saranno fortemente interessati dalla trasformazione digitale. Ai Supply Chain Leader Gartner consiglia, quindi, di tener conto, nelle loro decisioni di investimento, dei seguenti quattro fattori che stanno interagendo in questa trasformazione.

Il primo fattore è la diminuzione dell’offerta di lavoro. Nel 2012 la crescita del numero di persone in età non lavorativa ha superato quella delle persone in età lavorativa: questo trend continuerà, e avrà un forte impatto sulla gestione delle Supply Chain. Per giunta l’offerta di lavoro si sposterà verso le regioni meno sviluppate del mondo, e quindi i lavoratori saranno mediamente meno preparati come formazione scolastica, e meno esperti nell’uso delle tecnologie. Bisognerà dunque attuare strategie per trovare e trattenere addetti e manager specializzati in area Supply Chain, ricercando nei candidati il possesso della “digital dexterity”, ovvero la capacità di adattarsi a nuove tecnologie in tempi brevi, e anche la disponibilità a utilizzare strumenti di Advanced Analytics e AI (Artificial Intelligence) per prendere decisioni.

Il secondo fattore è proprio l’intelligenza artificiale. Sebbene siamo lontani dal realizzare il pieno potenziale dell’AI, in futuro questa sarà usata sistematicamente negli ambienti di Supply Chain perché “abbatte la complessità, automatizza le decisioni di operatività quotidiana, aiuta a prevedere gli ordini, e riduce i costi”, spiega Steutermann.

Il terzo si riferisce alle tecnologie di realtà virtuale e realtà aumentata. Gartner fa un paio di esempi, già in uso: l’Image Technology per visualizzare la situazione degli scaffali del negozio e quindi i rischi di esaurimento scorte (out-of-stock), i “digital twin” 3D dei prodotti che facilitano la personalizzazione on-demand, perché oltre ad essere rappresentazioni digitali del prodotto comprendono anche le caratteristiche dei processi per progettarlo e produrlo.

Il quarto fattore è tutto ciò che va sotto il nome di “circular economy”, in altre parole, sostenibilità: sempre più ai Supply Chain Leader del futuro si chiederà di contribuire a disegnare un “ciclo di vita circolare” per i prodotti dell’azienda, in cui il maggior numero possibile di componenti (idealmente tutti) sia riciclato, cioè recuperato e riutilizzato.

A questo punto le aziende non hanno più alibi. Oltre al report di Gartner, molto è stato detto sul futuro del Supply Chain Management, quindi per le realtà produttive è giunto il momento di attrezzarsi al meglio per vincere la competizione globale, implementando l’attuale catena di distribuzione.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesca Simonelli, redazione@exportiamo.it

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