Quando una PMI decide di approcciare i mercati esteri, la corretta scelta rispetto alla struttura e sviluppo della Supply Chain risulta fondamentale per poter raggiungere in modo efficiente ed efficace nuovi clienti. Nondimeno l’aumento del numero di aziende internazionali è cruciale al fine di migliorare le prestazioni economiche di un Paese e spesso le strategie di internazionalizzazione delle PMI si basano sul potenziale che le rispettive catene di approvvigionamento, produzione e distribuzione ricoprono.

La gestione della Supply Chain riconosce che l’integrazione, limitata all’interno della azienda, non è più sufficiente: in un mondo fortemente globalizzato risulta necessario ed indispensabile coinvolgere anche la rete di imprese a monte e a valle nei processi e nelle attività che producono valore, in termini di prodotti e servizi, al consumatore finale.

Le aziende non possono più essere viste come unità singole, ma devono essere considerate come configurazioni di imprese in forma reticolare, con nodi interrelati ad altri, per svolgere con successo le complesse operazioni di produzione e vendita, mantenendo sempre come obiettivo principale quello di soddisfare le esigenze del cliente finale. La corretta gestione della Supply Chain, infatti, permette di migliorare l’efficienza delle prestazioni dei singoli membri della catena, dallo stoccaggio delle materie prime alle scorte work-in process, fino ai prodotti finali dal punto di origine al punto di consumo.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un crescente tasso di globalizzazione dell’economia e di conseguenza anche le catene di approvvigionamento sono diventate a loro volta globali: ad oggi i prodotti non vengono più realizzati e consumati all’interno della stessa area geografica e non di rado gli stessi componenti di un prodotto potrebbero provenire da aree del mondo diverse. Per poter far fronte a questo cambiamento diventa necessario rendere le Supply Chain più intelligenti aiutando le aziende ad affrontare i problemi legati all’efficacia. Ad esempio, una maggiore visibilità derivante da Supply Chain altamente tecnologiche e interconnesse, favorirà le aziende nell’identificare e risolvere le criticità nelle consegne globali e i problemi connessi alla qualità. Inoltre, le decisioni che riguardano siti di produzione e fornitori non saranno più determinate da un’unica voce di costo quale la manodopera: si potranno valutare tantissimi fattori dalla fornitura, alla produzione fino alla distribuzione.

I principali vantaggi di avere una Supply Chain internazionalizzata consistono nella riduzione delle scorte, nella possibilità di fornire i beni di consumo in modo più veloce ed economico, nella riduzione delle spese operative e di logistica consolidando le spedizioni, pianificando tempestivamente le produzioni e le successive fasi di vendita. Avere una visibilità globale completa significa incorrere in un costo ridotto che consente alle aziende di lavorare in modo più intelligente e di abbreviare la catena di approvvigionamento in termini di lead-time, offrendo vantaggi competitivi a tutti i rivenditori.

L’approccio verso una strategia globale si traduce nello sviluppo ed adozione di modelli di Supply Chain differenti e con diversi gradi di internazionalizzazione: ogni azienda in base alla sua struttura, strategia di business, posizionamento degli impianti produttivi, dovrà valutare il giusto modello da adottare e strutturare, conseguentemente, la propria filiera produttiva e distributiva.

I modelli della Supply Chain

I differenti modelli della Supply Chain possono essere classificati sulla base delle loro strutture a monte e a valle e delle loro strategie di business. In particolare:

1. SUPPLY CHAIN LOCALE

Con una strategia di tipo locale si intende approvvigionamento locale di materie prime che servono impianti produttivi locali e successivamente mercati locali. Questa struttura può essere replicata in maniera analoga in tutti i mercati in cui l’azienda decide di operare.

2. AZIENDE “MADE IN”

Se parliamo di aziende con prodotti presenti globalmente e fortemente legati al Paese di origine, la strategia adottata si baserà su un vantaggio competitivo proveniente dall’approvvigionamento locale e dalla produzione locale e successivamente una complessa rete distributive in grado di servire tutti i mercati in cui l’azienda sviluppa attività commerciali. Ne sono un chiaro esempio le aziende italiane di calzature ed abbigliamento che esportano il proprio Made in Italy nel mondo.

3. SFRUTTARE IL VANTAGGIO ECONOMICO A MONTE

La strategia che l’azienda vuole adottare potrebbe anche ricadere nella scelta di sfruttare bassi costi provenienti da materie prime e posizionamento degli impianti produttivi, decidendo di stabilire la produzione in differenti aree geografiche e strutturare una rete logistica in grado di far arrivare le materie prime agli impianti che le richiedono. Successivamente la distribuzione dei prodotti finali può essere differente e l’azienda può decidere di:

o servire un solo mercato, qualora i prodotti finali vengano distribuiti solo in una determinata area geografica/Paese;

o sfruttare una distribuzione locale, e personalizzare l’impianto produttivo sulla base delle esigenze del relativo mercato da servire. Solitamente questa soluzione è adottata per beni di consumo e commodities;

o essere presenti su scala globale, nel caso si decida di internazionalizzarsi anche a livello commerciale raggiungendo i clienti presenti globalmente.

4. IMPIANTI PRODUTTIVI FOCALIZZATI

Nel caso di impianti produttivi focalizzati nella realizzazione di uno specifico prodotto o categoria merceologica, è molto probabile che la configurazione della Supply Chain sia costituita da impianti produttivi presenti nella regione in cui si trovano le materie prime necessarie per realizzare il prodotto finale e successivamente la rete distributiva sia strutturata in modo da trasportare il prodotto nei mercati da raggiungere e in cui esso viene commercializzato.

Infine prima di approcciare l’internazionalizzazione è bene che l’azienda definisca la giusta strategia da adoperare e faccia una valutazione attenta della miglior configurazione che la sua Supply Chain dovrebbe adottare sulla base di dettagliate analisi economiche ed in termini di logistica e rete distributiva, per poter approcciare i mercati esteri nel modo più efficace ed efficiente possibile.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Giulia Rocchetti, redazione@exportiamo.it

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