Ad Hainan, nella Cina meridionale, le autorità di Pechino hanno istituito uno snodo preferenziale per il turismo e la logistica, trasformando l’isola in un polo di attrazione per gli IDE ed una meta privilegiata del lusso duty free che fa concorrenza all’ex colonia britannica.

La provincia di Hainan, corrispondente con l’omonima isola situata nella provincia nel sud della Cina continentale, nel 2020 ha registrato un prodotto interno lordo superiore a 553 miliardi di yuan (80 miliardi di dollari), pari all’economia dello Sri Lanka, con una crescita durante il periodo pandemico del 3,5%, superiore alla performance nazionale confermata a +2,3% per la Cina nel 2020.

Qui il governo cinese ha deciso di intraprendere un nuovo progetto pilota di porto free trade e duty free istituendo una Zona Economica Speciale. Molti cinesi, in particolare dopo la pandemia ed il conseguente blocco dei trasporti internazionali, hanno organizzato dei viaggi appositi sull’isola per fare shopping, anche dei brand più famosi, ad un prezzo finale esentasse, rendendo di fatto Hainan un hub di libero scambio internazionale alla pari di Hong Kong e Singapore.

Il motto promosso dal governo cinese per questo progetto è: “zero dazi, bassa tassazione e regole sulla tassazione semplificate”, il quale verrà raggiunto gradualmente nel corso degli anni, con una data di scadenza prevista per il 2025.

La lista dei prodotti ai quali verrà applicato il dazio zero, detta “Positive List” è costituita da 168 articoli, che vanno dai prodotti agricoli a quelli chimici fino alla componentistica per aeroplani. Tuttavia, ci sono delle limitazioni di uso per alcuni prodotti a dazio zero, come ad esempio le materie prime ed ausiliarie: queste devono necessariamente essere destinate alla produzione o all’utilizzo da parte di entità registrate ad Hainan. È pertanto vietato il trasferimento e la vendita al di fuori di determinate imprese che siano esse sull’isola o nella Cina continentale. Qualora queste condizioni non vengano rispettate si dovranno pagare le canoniche tasse e passare per le classiche formalità doganali, come previsto per il resto della Repubblica Popolare Cinese.

Dal 2018, quando è stato lanciato il progetto, gli investimenti stranieri sull’isola sono più che raddoppiati grazie alle facilitazioni messe in atto per entrare nel mercato e una maggiore garanzia della protezione intellettuale. In particolare, nel 2020 Hainan ha registrato 3 miliardi di dollari di investimenti esteri, il doppio dell’anno precedente. Il settore dei servizi, quali servizi alle imprese, vendite all’ingrosso e servizi informatici e dei software, è evidentemente il preferito, con ben 909 nuove imprese estere entrate nel mercato di Hainan, rappresentando circa il 90% del totale dei nuovi ingressi.

Oltre al dazio zero, un’ulteriore misura di attrazione degli investimenti è costituita da un’imposta sul reddito delle società (CIT) del 15% per le imprese “incoraggiate” rispetto alla tradizionale tassazione del 25% e l’obiettivo è quello di estendere tale riduzione di imposta a tutti i settori industriali per il 2025. Per stimolare ulteriormente gli investimenti si sta cercando di creare un ambiente di investimenti più stabile e prevedibile e un sistema di trasporti efficiente e moderno, costruendo degli hub aerei e marittimi.

Hainan non è però solo un paradiso per le imprese esportatrici, ma anche un boost per i consumi interni. Infatti, la popolazione cinese si sta sempre più aprendo alle tendenze del mondo occidentale ed ammira in particolare il settore del lusso. Nel 2019 i cinesi hanno acquistato il 70% dei loro prodotti di lusso al di fuori della Cina, prediligendo il mercato europeo, confermandosi anche prima nazione per volume di tax-free. Solo in Italia lo scontrino medio proveniente da persone di nazionalità cinese si è attestato nel 2019 a €1129 con una percentuale sul tax-free del 36%. Al contrario di quanto accaduto nel resto del mondo dove nel 2020 la spesa per prodotti luxury si è ridotta, in Cina è invece quasi raddoppiata.

Non potendo sfruttare i vantaggi del tax free, ricordandoci anche che la Cina negli ultimi anni ha introdotto un aumento della tassazione sui beni di lusso, i consumatori cinesi hanno virato sull’e-commerce, sui “daigou”, oppure più semplicemente verso punti duty free nazionali per lo shopping, proprio come l’isola di Hainan che è uno dei principali. Qui, hanno aperto un numero enorme di centri commerciali e negozi di lusso appartenenti in particolare a brand europei, e le vendite dal 2011 al 2021 hanno raggiunto i 7,9 miliardi di Euro.

Un incentivo particolare per lo sviluppo del mercato domestico del lusso è stato offerto con l’innalzamento del limite di spesa annuo e per singolo tax free; infatti, se prima il limite annuo era di 3.800€ ora è stato innalzato a più di 12.500€ ed è stato completamente revocato il limite di spesa per singolo tax free. I risultati ottenuti sono stati strabilianti, con 1.8 milioni di consumatori cinesi che hanno acquistato nei negozi duty free di Hainan solo nei mesi di luglio ed agosto 2020, con un incremento del 60% rispetto all’anno precedente.

Il governo cinese punta non solo a stimolare i consumi interni dei prodotti di lusso grazie al duty free, ma anche ad attrarre turisti e quindi consumatori di fascia medio-alta degli Stati vicini, come Filippine, Vietnam e Malesia, facendo diventare la Cina stessa l’hub per lo shopping di lusso in estremo oriente. Hainan, in questo senso è perfetta data la sua strategica posizione geografica, nel sud del Mar Cinese.

Da non sottovalutare la bellezza paesaggistica dell’isola, la quale vanta alcune delle più belle spiagge della Cina: il governo cinese sta puntando molto anche sull’attrazione di grandi catene di hotel famose in tutto il mondo che possano innalzare ancor più lo standard di turisti e consumatori cinesi che visitano Hainan per una vacanza di relax e shopping.

Hainan è solo una delle tante Zone Economiche Speciali presenti in Cina; tuttavia, insieme a Zhuhai Hengqin e la Greater Bay Area (GBA) è una delle più recenti. Al momento, però solo Hainan gode di maggiori incentivi a livello di riduzione delle corporate tax e individual tax insieme ad una rete di centri commerciali e negozi dedicati completamente allo shopping duty free, unendo così l’attrazione per gli investimenti stranieri e l’incremento del consumo domestico, per una produzione e un’importazione non più volta alla rielaborazione dei materiali dedicati all’export.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Ambra Quadri, redazione@exportiamo.it

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