È stata presentata a Milano lo scorso 22 ottobre la ricerca “Focus sui centri commerciali e survey sul centro storico di Milano” condotta dalla società di consulenza Reno per Confimprese, ecco quanto emerso:

Focus su centri commerciali in Italia
Il quadro generale non é dei più incoraggianti: le aperture di nuovi centri commerciali hanno subito una brusca frenata, passando da 58 nel 2007 a sole 6 nel 2014; il numero di eccellenze é molto basso, solo 11 su 924 centri commerciali sono stati classificati AAA secondo un modello che prende in esame alcuni parametri quali il bacino d’utenza, la superficie lorda affittata, i passaggi medi annui etc.; manca la spinta all’innovazione; sono diminuiti i canoni d’affitto ed é aumentata la vacancy rate - il numero dei locali vuoti sul totale delle unità disponibili (con punte del 19,7%). 
Il problema in Italia, quindi, non é legato solo al numero di centri commerciali ma anche alla bassa qualità media. Fortunatamente, però, il futuro riserva qualche progetto ambizioso.
A Milano, infatti, é prevista l’apertura nel 2017-2018 di Westfield Milan a Segrate (60mila ettari, centro innovativo e polifunzionale più grande d’Europa) e il maxi centro di Arese (un investimento da oltre 700 milioni di euro su un’area di 1,6 milioni di mq in vista di Expo 2015). 
«Rispettare i piani di apertura – afferma Mario Resca, presidente Confimprese – dipenderà, però, non solo dalla situazione Paese fortemente instabile, ma anche dalla contrazione dei consumi, principale responsabile della flessione del traffico nelle gallerie. I retailer sono intenzionati ad aprire nuovi punti vendita, ma a patto di avere garanzie certe sulle tempistiche, costi più equi e meno burocrazia. Solo 11 dei 924 centri commerciali in Italia – vale a dire il 6,7% del totale – sono ‘prime’, dato che non trova riscontro nella situazione degli altri paesi europei. Servono progetti innovativi, che permettono al consumatore di vivere una ‘entertainment experience’ come accade all’estero, dove la percentuale di punti vendita della ristorazione nelle gallerie arriva al 20% contro il 6-8% dell’Italia, l’offerta é differenziata da centro a centro e il cliente é attratto dall’offerta della galleria commerciale più che dall’ancora food, il cui peso si sta progressivamente riducendo».

Il retail non food a Milano
Qual é la location migliore per un negozio non food nella capitale lombarda?
A Milano oltre alle due storiche vie del lusso si contano 10 vie dello shopping in centro storico e 35 vie commerciali di quartiere. Il non food si focalizza su vie ad alto traffico, tendenzialmente posizionate nel cuore della città dove il tipo di clientela non é solo locale ma anche turistica. 
Dallo studio é emerso che la via più performante é via Torino (tratto Via Orefici-piazza San Giorgio), lunga oltre 1 km e con circa 120 punti vendita. Nel 2012 sul medesimo tratto di via il vacancy rate, era del 17%, oggi é del 5%. E le unità vuote sono in larga misura oggetto di riqualificazione o in attesa di apertura. Gli affitti vanno da un minimo di 900 a un massimo di 2.500 euro, range che cresce su via Dante (1.500-2.600€), in corso Vittorio Emanuele (2.500-4.000€) e in piazza del Duomo (2.000-7.000€).

Il retail lusso a Milano
Il comparto del lusso ha visto sostanzialmente negli ultimi anni un consolidamento dell’area che viene definita il “quadrilatero della moda”. In questa zona il vacancy rate é molto ridotto e i costi degli spazi restano altissimi, tra i più cari al mondo. Si va dai 4.000-7.000€ di via Monte Napoleone ai 3.200-4.900€ di via della Spiga per scendere ai 1.700-3.000€ di via Manzoni. 

Il reatil food a Milano
È il retail food e in particolare il nuovo fenomeno denominato “casual food” il settore di maggiore sviluppo ed innovazione. Grazie soprattutto ad una classe di nuovi imprenditori giovani, dinamici, con un livello di istruzione elevato che hanno girato il mondo e che stanno portando in Italia quanto di meglio visto fuori. In questo ambito nascono e si creano nuovi format, nuove idee. E a differenza del resto del retail questi novi locali non solo non sono soggetti alle regole delle location ma sono addirittura in grado di riqualificare interi quartieri. Via Spadari, ad esempio, torna a vivere e si allarga su via Speronari e su via Victor Hugo. 
«E’ il nuovo centro di attrazione – conferma Gian Enrico Buso, managing director Reno – e, come tale, gioca un ruolo determinante nei processi di riqualificazione di aree esistenti e di sviluppo di nuovi territori, grazie anche alle aspettative legate a Expo 2015». 

In conclusione, citiamo le parole di Mario Resca, Presidente di Confimprese: «Rallentano le aperture di centri commerciali. A Milano il non food si concentra nel cuore della città, il food traina lo sviluppo di nuovi poli». Resca ha, inoltre, aggiunto: «Le tendenze in atto nel panorama retail a Milano evidenziano la necessità per i retailer di cercare una risposta alla perdurante situazione di difficoltà del Paese. Il consumatore, ridotti i consumi e centellinato il tempo dedicato a se stesso, chiede ai retailer di essere innovativi, stimolanti, ricchi di componenti di servizio, di avere un’identità solida e misurabile. Gli operatori che non sapranno riposizionarsi in questo mutato contesto sono destinati a scomparire».

Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati della ricerca ‘Focus sui centri commerciali e survey sul centro storico di Milano’ condotta dalla società di consulenza Reno per Confimprese.

 

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