Nella nostra rubrica “Un’Italia da export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze targate Made in Italy che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali. Tra queste c’è sicuramente Kinloch, azienda milanese specializzata nell’ideazione e realizzazione di accessori moda di lusso per donna (foulard, stole, pochette) e uomo (cravatte, papillon, fazzoletti da taschino, foulard, sciarpe, costumi da bagno e polo). Ogni prodotto viene interamente ideato e realizzato in Italia a partire da disegni unici proprietari della società che vengono stampati su tessuti più pregiati (seta, lana, cotone e lino) per essere poi interamente finiti a mano. Nell’intervista rilasciataci da Davide Mongelli - proprietario del brand - si spiegano i segreti del successo aziendale che hanno portato Kinloch nei più importanti department store e catene del lusso di Giappone ed Usa…

1. Ci racconti brevemente la storia della Sua Azienda…

Kinloch è un brand del lusso specializzato nell’ideazione e realizzazione di accessori stampati in un mix di ispirazioni, fantasie e colori che si contaminano in uno stile sempre più “genderless”. E così, per lui e per lei vengono presentati ogni stagione papillon, cravatte, pochette, foulard, stole, teli mare e parei. Oggi, dopo tre anni ricchi di cambiamenti, ostacoli, risultati ed incontri interessanti ci possiamo definire un piccolo e affiatato team che con umiltà ed entusiasmo sta ogni giorno costruendo il proprio futuro.

2. Quali sono gli elementi e le condizioni che hanno decretato il successo della Sua Azienda sul mercato attuale?

Una continua ricerca creativa, alta qualità di produzione in ogni sua fase (rigorosamente made in Italy) e un tocco di ironia, elemento che accompagna ogni nostra collezione.

3. In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità per la Sua azienda?

La nostra storia ci ha portato a crescere prima sui mercati esteri, in particolare in Giappone dove siamo presenti nella maggior parte dei più importanti department store e catene del lusso del Paese.

4. Quale metodologia di ingresso ha adottato per fare business all’estero?

Certamente un elemento essenziale è stata la costante partecipazione alle fiere di settore. Abbiamo partecipato a diverse manifestazioni, tra le quali spiccano Pitti per l’uomo e Tranoi per la donna.

5. Qual è il “peso” delle attività internazionali oggi sul Suo business?

I nostri clienti esteri rappresentano ormai oltre 80% del fatturato.

6. Nel Vostro percorso di espansione all’estero siete stati supportati da strutture pubbliche e/o da società di consulenza private?

Al momento no, anche se è un tema che stiamo approfondendo e che riteniamo di sicuro interesse.

7. Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?

A dir la verità ad oggi non abbiamo riscontrato particolari difficoltà burocratiche che abbiano impedito il nostro lavoro sui mercati internazionali.

8. Quali sono i Vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?

Nell’arco dei prossimi 5/7 anni desideriamo essere uno dei brand di riferimento negli accessori stampati di fascia alta e per questo oggi stiamo lavorando incessantemente per consolidare il lavoro svolto in Giappone (come base per il sud est asiatico) e allargare la nostra presenza in Nord America, Svizzera (come ponte per i mercati di lingua tedesca e del nord Europa) e Spagna (con vista al Sud America), senza però dimenticare la nostra Italia.

9. Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?

Di non esitare oltre e di strutturarsi per potersi permettere di avere pazienza, dato che i risultati possono tardare ad arrivare.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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