Stabile, ben posizionata geograficamente e virtuosa nell’utilizzo dei fondi europei. Nell’intervista con Marco Bulf, Direttore di ICE Budapest, si parla dell’Ungheria, mercato che dimostra un crescente interesse nei confronti del Made in Italy e che con i suoi 10 milioni di consumatori rappresenta un bacino molto interessante per i nostri prodotti…

1. Come sono cambiate nel tempo le relazioni economiche bilaterali fra Italia e Ungheria?

Nel 2015 l’Italia si è confermata al 5° posto nella graduatoria dei Paesi partner commerciali dell’Ungheria e l’interscambio tra i due Paesi continua a confermare il trend di crescita registrato negli ultimi anni: +8,4% nel 2015 e +7,2% nei primi cinque mesi del 2016. Se analizziamo i dati di interscambio tra i due Paesi, nel triennio 2012-2015, si è passati da 7 a 8 miliardi di euro, con un incremento del 14%. Sono dati incoraggianti che possono ancora migliorare se consideriamo le potenzialità dell’Ungheria, con un bacino di 10 milioni di consumatori ed una posizione strategica in Europa che ne fa un centro logistico importante. Senza contare poi che quando parliamo di Ungheria dobbiamo pensare che ha una grande capitale, Budapest, con stili di vita e tipo di consumi molto simili a quelli delle altre capitali europee e con una popolazione di 2 milioni di abitanti, equivalente a quella della Slovenia.

2. Come valuta i dati sulle esportazioni italiane e quali sono le categorie merceologiche Made in Italy più apprezzate dalla popolazione locale?

Nel 2015 le esportazioni italiane verso l’Ungheria sono cresciute del 7,7% e registrano, nei primi cinque mesi del 2016, la seconda maggior crescita tra i Paesi fornitori con un incremento del 9,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente anche se il saldo commerciale rimane favorevole all’Ungheria (+461 milioni nel 2015).
La valutazione è quindi positiva anche se nel 2015 l’Italia occupa solo l’ottava posizione tra i Paesi fornitori in una classifica che vede stabile al primo posto, con una quota di mercato vicina al 30%, la Germania, paese molto vicino all’Ungheria per tradizioni storiche e culturali. Ma, a parte la Germania, le quote di mercato dal secondo posto (Austria con il 6,6%) in poi sono un obiettivo raggiungibile, visto che l’Italia occupa una quota del 4,6% con prodotti esportati per circa 3,8 miliardi di euro.
Si tratta principalmente di prodotti della meccanica strumentale e di mezzi di trasporto che incidono per il 33% sul totale dell’export e che nel 2015 hanno registrato incrementi particolarmente significativi per oltre il 25%. Seguono i prodotti chimici (9,8%), i prodotti dell’agricoltura (9,2%) e quelli alimentari (6,7%). Per questi ultimi si è registrato un aumento del 22%, dovuto soprattutto al forte incremento della domanda di specifici prodotti regionali, rafforzata dalla sempre maggiore conoscenza dell’Italia come meta turistica da parte del consumatore ungherese. Altri settori importanti per le nostre esportazioni sono quelli della moda e del design&arredamento, settori per i quali il pubblico ungherese mostra un forte interesse.

3. Quali sono le previsioni di crescita del Paese?

L’andamento dell’economia ungherese è sicuramente positivo, come confermato dal trend di crescita dal 2013 ad oggi. Nel primo e nel secondo trimestre del 2016 il PIL è cresciuto rispettivamente dello 0,9% e del 2,6% rispetto agli stessi periodi dell’anno precedente ed il 2015 si è chiuso con un incremento del PIL del 2,9%, uno dei più alti d’Europa. A questo aggiungiamo che il Paese si sta impegnando ad aumentare i livelli occupazionali, con il tasso di disoccupazione sceso dal 10,9% del 2012 all’attuale 5%, anche se questo calo è parzialmente dovuto all’effetto dei programmi statali volti a dare un impiego stagionale attraverso servizi di pubblica utilità. Anche il tasso di inflazione continua a rimanere basso: si è passati dal 5% del 2012 all’attuale 0,1%, anche e soprattutto a seguito delle politiche di riduzione delle tariffe energetiche. E per i prossimi anni sembra che il trend positivo non si debba arrestare, come conferma la Commissione Europea che per il 2016 e 2017 stima la crescita del PIL ungherese rispettivamente del 2,5% e del 2,8%.

4. Quali sono le tre ragioni principali che dovrebbero spingere un imprenditore italiano a scegliere l’Ungheria per fare affari?

Credo che l’Ungheria sia un Paese al quale un’azienda interessata ad internazionalizzarsi dovrebbe pensare seriamente e questo principalmente per:

1. La sua stabilità economica: i più importanti indicatori macroeconomici registrano un trend positivo e favorevole per le imprese che intendono operare in Ungheria. A questo si aggiunge l’efficienza dei servizi amministrativi (trasporti pubblici, educazione scolastica etc.) che si spiega con la cultura e la mentalità del popolo ungherese, il cui passato legame con gli Asburgo ha lasciato tracce profonde;

2. La sua posizione geografica: la vicinanza all’Italia, soprattutto con il nord-est, e l’assenza di vincoli doganali, rendono l’Ungheria un mercato quasi locale;

3. L’utilizzo virtuoso dei Fondi europei: l’Ungheria risulta il Paese dell’Europa Centro-Orientale che ha meglio utilizzato i fondi UE. Secondo i dati ufficiali dell’UE, l’Ungheria ha ricevuto 27,7 miliardi di sovvenzioni UE che ha completamente impiegato avendo stipulato contratti per 29,2 miliardi di euro. Molte realtà locali, anche piccole, hanno avuto nel corso degli ultimi anni la possibilità di investire, ampliando i propri siti industriali o sostituendo macchinari obsoleti con macchinari più moderni; la disponibilità di tali fondi e l’efficacia nell’utilizzarli costituiscono quindi, se pure in modo “indiretto”, una grande opportunità per i nostri imprenditori che cercano di penetrare il mercato locale.

5. Qual è la percezione dell’Italia e del Made in Italy in Ungheria?

Italia e Ungheria sono accomunate da profondi legami, da quello culturale e turistico a quello economico e commerciale, legami che si sono intensificati a partire dagli anni ’90. Ad oggi in Ungheria si possono contare oltre 2.500 imprese italiane che impiegano circa 25.000 dipendenti per un fatturato superiore ai 4 miliardi di euro.
I prodotti Made in Italy sono da sempre percepiti dagli ungheresi come sinonimo di “italian style” e di qualità, in particolar modo nei settori della moda, del design, della motoristica e della gastronomia.
Ne è una riprova l’evento organizzato recentemente dal nostro Ufficio, l’ “Italian Festival 2016″, grazie al quale è stata presentata al pubblico ungherese l’immagine dell’Italia e del “made in Italy” nei settori di punta della produzione industriale e culturale. Le risposte che abbiamo registrato attraverso i social network sono state ampiamente positive, avendo raggiunto in sole due settimane oltre 330.000 persone interessate all’Italia e allo stile di vita italiano. Ciò anche grazie al potenziamento dei collegamenti aerei con l’Italia, a costi contenuti, che consente di conoscere meglio anche le peculiarità delle diverse regioni italiane.

6. Secondo la Sua esperienza, quali sono le differenze più evidenti fra consumatori ungheresi e consumatori italiani?

Le differenze, che vanno man mano assottigliandosi nel tempo, sono principalmente dovute a due fattori: il potere di acquisto ed il tipo di offerta.
In Italia il PIL pro capite è circa tre volte quello ungherese e l’offerta di prodotti è più ampia rispetto all’Ungheria, nonostante la forte presenza della grande distribuzione.
Ovviamente un discorso a parte merita Budapest che si distingue dalle realtà extraurbane: i cittadini della capitale magiara godono generalmente di un tenore di vita decisamente più alto rispetto a quello del resto del Paese, e si accostano a stili di vita, abitudini e consumi tipicamente “europei”.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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