Un'Italia da export: intervista con F.lli Pinna

Un'Italia da export: intervista con F.lli Pinna

08 Marzo 2017 Categoria: Un'Italia da Export

L’Italia è un Paese meraviglioso ma le storie di maggiore successo sono quelle che hanno avviato un processo di internazionalizzazione. Nella nostra rubrica “Un’Italia da export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze imprenditoriali targate Made in Italy che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali. Fra queste c’è sicuramente F.lli Pinna un’azienda che ha costruito le sue fortune sull’altissima qualità del latte ovino sardo dotato di un sapore ed un profumo straordinari e di eccezionali caratteristiche organolettiche; questi elementi rendono i formaggi targati Pinna apprezzatissimi in Italia e sui mercati esteri.

Raccontateci brevemente la storia della vostra azienda…

La nostra è la storia di una famiglia che non parla al singolare ma sempre al plurale, raccontata di recente nel libro di Paolo Fadda “Fratelli Pinna - Una storia di successi”: proprio fra quelle pagine c’è tanto di noi, forse tutto. L’azienda nasce a Thiesi nel 1919 per iniziativa dei fratelli Giommaria e Francesco che da commercianti di bestiame si trasformano pian piano in produttori di formaggio pecorino: compravano il latte in giro per la Sardegna e lo caseificavano localmente in piccole strutture sparse per l’Isola (Logudoro, Iglesiente e Campidano), trasferendo poi il prodotto “fresco” a Thiesi nella cantina di famiglia. Fra il 1927 e il ’28 la Fratelli Pinna Spa supera l’oceano: con le prime esportazioni di pecorino romano negli Usa inizia una nuova avventura. Quel prodotto era particolarmente ricercato dagli emigrati italiani e sardi di allora. Un vero e proprio business che, con alterne vicende, ha caratterizzato il nostro sviluppo arrivando ad un presente in cui rappresenta circa il 25/30% del nostro fatturato che nel frattempo è arrivato a toccare i 65 milioni di euro.

Quali sono gli elementi e le condizioni che hanno decretato il successo della vostra azienda sul mercato attuale?

I momenti cruciali e di svolta sono riconducibili ad alcuni segmenti temporali. Nel 1957 è iniziata la costruzione del primo opificio industriale di dimensioni importanti. La pastorizzazione e l’utilizzo del vapore prodotto da caldaie per riscaldare il latte, in sostituzione al fuoco diretto, sono innovazioni tecniche che hanno fatto cambiare passo alla produzione. Ma, soprattutto, nel 1957 si accentra in un’unica sede il processo di trasformazione e stagionatura: in via Fratelli Chighine a Thiesi. Ancora, nel 1981-’83 si progetta un nuovo stabilimento - collegato al vecchio - ampliando la superficie lavorativa arrivando ad un livello eccezionale per quei tempi. Furono realizzati reparti e impianti all’avanguardia rispetto a quelli presenti sul panorama caseario sardo e nazionale, il tutto attingendo alla migliore impiantistica di forgia italiana e olandese. La produzione puntava sui pecorini freschi da tavola, che crescevano in appeal e in qualità trainati dall’astro nascente “Brigante”, consentendo così all’azienda di diversificare una produzione incentrata sullo storico pecorino romano. Grazie a continui investimenti industriali e commerciali, si arriva alle attuali 9.000 tonnellate di formaggi e ricotte vendute ogni anno, mentre si ottengono varie certificazioni che rispondono agli standard italiani (ISO 9000) ed esteri (BRC e IFS). Ultimo step: il 2000. L’azienda, con la realizzazione dell’impianto di surgelazione del latte funzionale alla sua trasformazione anche nel periodo autunnale, fa un ulteriore e importante investimento e supera definitivamente l’ostacolo della stagionalità produttiva del comparto ovi-caprino.

In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto invece una necessità?

A dir la verità la crescita nei mercati esteri della Fratelli Pinna Spa è trend che prescinde dalle alterne vicende del nostro settore. L’industria casearia richiede un forte impegno, è caratterizzata da un lavoro duro, lungo e costoso che comporta un grande dispendio di risorse umane in funzione della partecipazione a fiere e eventi in vari Paesi del mondo: è importante esserci con il nostro brand. Non sempre però agli sforzi profusi seguono i risultati sperati, anche a causa delle peculiarità dei prodotti, riconosciuti come eccellenti ma ancora poco conosciuti in giro per il mondo.

Quale metodologia di ingresso ha adottato la Fratelli Pinna per fare business all’estero, e in quali mercati è oggi presente il vostro marchio?

Operiamo attraverso la classica figura dell’importatore specializzato che distribuisce a grossisti/rivenditori o a catene della Gdo. Al momento lavoriamo in oltre 20 Paesi. Copriamo piazze importanti come Stati Uniti, Svizzera, Germania e Francia. Siamo presenti in Brasile, Belgio, Inghilterra, Svezia, Spagna, Slovacchia, Austria, Polonia, Grecia, e, in maniera meno capillare, a Hong Kong e in Giappone.

Qual è il “peso” delle attività internazionali, oggi, sul vostro business?

Siamo riusciti a raggiungere una quota pari all 30% sul fatturato complessivo dell’azienda.

Nel vostro percorso di espansione all’estero siete stati supportati da strutture pubbliche e/o da società di consulenza private?

Non ci siamo mai serviti né rivolti a consulenti privati o strutture pubbliche, fatta eccezione per l’importante investimento industriale realizzato in Romania. In quel caso è stato utilizzato un finanziamento Simest per la realizzazione di uno stabilimento utile alla trasformazione del latte locale in formaggi da grattugia destinati ad un mercato internazionale dominato da produttori francesi, lituani, americani e altri operatori internazionali. Grazie alle ottime opportunità derivanti dal basso costo della manodopera locale e del latte, pur di ottima qualità, si è iniziato a competere su mercati in cui, ai costi sardi, è impossibile reggere il confronto.

Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?

Non crediamo di esagerare dicendo che nessun operatore italiano può trovarsi all’estero peggio di come si trova in patria. Una lettura amara ma reale, considerata la particolare astrusità delle complicate norme che regolano il nostro settore.

Quali sono i vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?

Sui futuri progetti di crescita della Fratelli Pinna Spa è al momento in atto un importante dibattito all’interno dell’azienda: le strade percorribili sono tante, molto diverse e alternative tra loro.

Quale consiglio dareste agli imprenditori che intendono affacciarsi nel vostro stesso contesto estero?

Dare consigli è sempre difficile, ma una cosa è certa: ci vuole tanta pazienza e tanta, tanta, tanta caparbietà.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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