Norvegia: il petrol-paese ‘green’ guidato da donne

Norvegia: il petrol-paese ‘green’ guidato da donne

30 Ottobre 2017 Categoria: Focus Paese Paese: 

Un’economia che funziona guidata da un governo di destra ma con posizioni progressiste: scopriamo insieme la Norvegia!

Che la Norvegia sia uno Stato in cui la qualità della vita tocca dei picchi elevatissimi non è certo una novità anche perché ci sono una serie di fattori che rendono l’economia nazionale facilmente gestibile per la classe politica chiamata a guidarlo.

Una classe politica che si sta sempre più tingendo di rosa perché, per la prima volta nella storia norvegese, i quattro dicasteri più importanti del governo conservatore sono tutti affidati a donne.

Venerdì 20 ottobre l’ormai ex ministra della Difesa norvegese, Ine Eriksen Søreide, è infatti stata nominata ministro degli Esteri in sostituzione di Børge Brende, diventato presidente del World Economic Forum.

La 56enne premier Erna Solberg che guida il Paese dall’autunno del 2013 è stata riconfermata lo scorso 11 settembre dagli elettori, un evento di portata storica se si considera che essa è a capo della prima coalizione di destra che riesce a farsi rieleggere in Norvegia da oltre 30 anni a questa parte.

La Solberg oggi è coadiuvata, oltre che dalla sopracitata Ine Eriksen Søreide agli Esteri, anche da Siv Jensen alle Finanze e da Marit Berger Rosland agli Affari europei.

La “Merkel di Norvegia” è apparsa entusiasta del risultato raggiunto (“Abbiamo scritto una pagina nella storia del nostro Paese”) anche se Oslo è storicamente uno dei Paesi più avanzati per quanto riguarda la parità dei generi e nel 2016 si è posizionata terzo nella ranking “Global Gender Gap Index” redatto dal World Economic Forum.

Economia

La Norvegia, ricordiamolo, non fa parte dell’Unione Europea ma intrattiene con Bruxelles ottime relazioni sia in materia di business che per quel che riguarda il tema la libera circolazione dei cittadini tanto che per gli europei non è necessario avere il passaporto per entrare nel Paese.

L’economia nazionale è molto solida anche perché il Paese può contare su grandissime risorse petrolifere e non a caso la Norvegia oggi è lo Stato più ricco e con i livelli di consumo più elevati di tutto il “Vecchio Continente”.

Quello che invece sorprende è un altro dato ed è quello relativo alle auto elettriche: in Norvegia ormai il 33% delle nuove autovetture immatricolate sono elettriche e l’obiettivo di governo ed opposizioni è di arrivare al 2025 a concedere l’immatricolazione di solo auto elettriche.

Nella capitale già oggi il numero di auto elettriche è pari al 40 per cento degli autoveicoli privati in circolazione ed oggi il più grande ostacolo ad un ulteriore sviluppo del settore pare essere quello della carenza di colonnine e stazioni di ricarica.

I norvegesi comunque non acquistano auto ecologiche per puro senso civico ma sono attratti dalle vantaggiose politiche governative che offrono consistenti risparmi sui prezzi di listino (nell’ordine di almeno 5000 euro per quel che riguarda “normali” citycar) oltre ad enormi sconti su tassa di circolazione e agevolazioni sulle assicurazioni.

Rapporti con l’Italia

La Norvegia apprezza i prodotti italiani ed il Belpaese oggi occupa la decima posizione fra i principali fornitori di Oslo. Fra le categorie merceologiche maggiormente richieste dai consumatori locali spiccano macchinari industriali, abbigliamento, mobili, generi alimentari e vino.

Nel 2016 Oslo ha comprato prodotti Made in Italy per circa 1,5 miliardi euro e le previsioni SACE parlano di un tasso medio di incremento superiore al 2% nel periodo 2017-2020.

Certamente il Paese rappresenta un’opportunità assai interessante per tutte le PMI desiderose di investire in ragione di un ambiente che riesce ad abbinare trasparenza ed efficienza.

Secondo la Banca Mondiale infatti il Paese si attesta al sesto posto nella graduatoria “Doing Business 2017″ e fra i settori più interessanti in cui investire vi sono Oil&Gas, Food&Beverage ed edilizia.

Inoltre, nel 2016, il governo ha varato un piano decennale di investimenti infrastrutturali nel settore trasporti del valore complessivo di 22 miliardi di euro e molti progetti saranno realizzati con la collaborazione di partner stranieri di comprovata esperienza sul campo.

Un’occasione su cui le migliori realtà del nostro Paese devono riflettere approfonditamente.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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