Moda: all'estero si vince con prodotti di 'rottura'

Moda: all'estero si vince con prodotti di 'rottura'

29 Novembre 2017 Categoria: Un'Italia da Export

Exportiamo.it ha intervistato Michele Norsa, vice presidente di Biagiotti Group e membro del board di Ermenegildo Zegna. Ecco i suoi consigli alle imprese italiane.

“Oggi per vincere nel mercato della moda non basta una strategia di ‘heritage marketing’, che valorizza il patrimonio storico aziendale, e un’efficace distribuzione, è necessario innovare”. Parola di uno dei manager più quotati nel mondo del lusso, Michele Norsa, ex numero uno della maison Valentino, ai vertici di Ferragamo per dieci anni e oggi nel board di Ermenegildo Zegna, di Rocco Forte Hotels, di Davidoff, vicepresidente di Biagiotti Group e Industrial Partner del Fondo Strategico Italiano.

Intervistato da Exportiamo.it, Norsa affronta anche il tema della Cina, mercato dalle enormi potenzialità per il Fashion&Luxury Made in Italy, perché “a livello globale un consumatore su tre del settore oggi è cinese e nei prossimi cinque anni si calcola che questo rapporto arriverà a uno su due”. Membro dell’International Advisory Board della China Europe International Business School (CEIBS), il manager evidenzia anche l’importanza del commercio elettronico, oggi al centro dello shopping asiatico, anche se “per fare business in un Paese, resta fondamentale raggiungerlo fisicamente e fermarsi per conoscerlo, anche attraverso le università locali”.

L’innovazione vince sulla tradizione nel comparto del lusso?

Oggi i mercati guardano alla capacità di cambiamento delle imprese e sono attenti a piani futuri costruiti ‘pietra su pietra’. Negli ultimi 24 mesi sono cresciuti i marchi capaci di innovare e avere una visione più a lungo termine di quella del budget, che deve essere inserito in un piano di 4/5 anni. A ‘pagare’ è una strategia perseverante condotta in un territorio, con obiettivi finali chiari. Certamente big player come Chanel ed Hermes possono permettersi di costruire piani di sviluppo basati sul proprio heritage, aprendo uno o due negozi in Cina, con progetti a lungo termine, procedendo senza fretta. Altri devono fare scelte diverse, perché inaugurare punti vendita dall’altra parte del mondo, per poi chiuderli dopo poco tempo, marcando un insuccesso, può essere dannoso, anche se poi si riapre altrove. Una strada alternativa è allora puntare su una creatività nuova, quasi di rottura, cambiando immagine e prodotto, accelerando molto la vendita online. Questo approccio ha funzionato per prodotti di marchi come Gucci, Saint Laurent, Balenciaga.

Il mercato cinese presenta un altissimo potenziale per le imprese italiane, come avere successo?

Oggi in Cina il terreno è fertile per sia per lo sviluppo del retail sia per il potenziale dei viaggiatori nel nostro Paese, che può raddoppiare, se non triplicare, nei prossimi anni. La strategia deve puntare obbligatoriamente anche all’e-commerce, considerando che in Cina circa 700 milioni di persone sono web user, con numeri in crescita. Le nostre imprese godono della forza del brand Made in Italy, molto apprezzato dai consumatori cinesi, ma un problema è rappresentato dalla dimensione. Le aziende italiane hanno bisogno di alleanze o joint venture, ed è fondamentale avere un management esperto. Oggi sono poche le persone che conoscono bene il mercato cinese e sanno come muoversi in un Paese che è un ‘continente’, culturalmente diverso dall’Europa. Sono inoltre pochi i manager che sono disposti a traferirsi a vivere in Cina. In quest’ottica è quindi fondamentale il ruolo delle Università che hanno il ruolo di formare manager a livello locale con una visione internazionale. Ad esempio la China Europe International Business School (CEIBS), una joint-venture per la formazione manageriale, che è stata co-fondata dal governo cinese e dall’Unione Europea nel 1994, con l’Università Jiao Tong di Shanghai, ha dato vita ad un MBA che ha proprio come obiettivo quello di creare dei leader aziendali dotati di competenze ampie, in grado di affrontare la complessità e il cambiamento e di essere all’avanguardia nell’innovazione.

Fonte: a cura di Exportiamo, Francesca Morandi, redazione@exportiamo.it

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