Il legame che unisce Argentina ed Italia è storicamente molto profondo e, con l’elezione di Mauricio Macri, le relazioni fra i due Paesi sembrano aver fatto un ulteriore balzo in avanti. Ne abbiamo parlato con Arnaldo Tomàs Ferrari, Ambasciatore Argentino in Italia, che ci ha illustrato anche quali sono le principali opportunità per gli imprenditori italiani che vogliono investire nel Paese sudamericano.

Fra l’Italia e l’Argentina c’è da sempre un vincolo speciale: questo vincolo agevola i rapporti commerciali fra i due Paesi?

L’Argentina e l’Italia hanno un rapporto unico al mondo. Ci sono legami culturali, sociali e impreditoriali che è impossibile non tenere in considerazione. Per capire meglio i forti legami che uniscono entrambi i Paesi è opportuno prendere in esame il fenomeno dell’immigrazione italiana verso l’attuale territorio della Repubblica Argentina. I primi flussi migratori risalgono al XVI secolo, quando commercianti e marinai, provenienti principalmente dalla Liguria e dalla Sardegna, si insediarono a Buenos Aires e lungo la sponda dei fiumi della Mesopotamia – regione nord est - avviando una rete di scambi nel Río de la Plata. All’interno della corrente migratoria del 1870-1914, gli italiani rappresentarono il gruppo più numeroso fra coloro che erano giunti nel nostro Paese: nel 1914, ammontavano a 930.000. Successivamente, i loro figli costituirono la parte preponderante del ceto medio argentino. Tra il 1930 e il 1946 ebbe luogo la seconda ondata migratoria, la quale, si stima abbia portato in Argentina altri 62.000 italiani. La terza ondata migratoria, che iniziò alla fine della Seconda Guerra Mondiale, portò in Argentina un altro mezzo milione di italiani, provenienti dal sud dell’Italia. Verso gli anni ’60, ci fu l’ultima ondata massiccia di immigrazione italiana, composta da ingegneri, tecnici, maestri e imprenditori. Il contributo della collettività italiana dell’ultima ondata migratoria alla vita culturale e intellettuale argentina è stata considerevole. Nel prendere in considerazione l’attualità dei rapporti tra i due Paesi, è opportuno segnalare che dopo l’insediamento del Presidente Macri, è stato rilanciato il rapporto bilaterale. In tal senso, è opportuno mettere in risalto la visita dell’allora Primo Ministro Matteo Renzi in Argentina. Una menzione particolare va al rilancio della Commissione Bilaterale Generale preceduta dall’allora Ministro degli Esteri della Repubblica Argentina, Susana Malcorra e la controparte Angelino Alfano, con un tavolo di lavoro economico-commerciale (ottobre 2016). È infine opportuno segnalare che dall’inizio dell’amministrazione Macri ad oggi sono stati siglati 21 Accordi, di diversa natura e approccio, tra la Repubblica Argentina e la Repubblica Italiana, il che mette in evidenza il dinamismo che ha riacquistato il rapporto bilaterale.

Quali sono le principali riforme adottate dal governo Macri in ottica business? Esistono, ad oggi, dei particolari incentivi per le imprese straniere?

Subito dopo l’insediamento, l’attuale Amministrazione ha iniziato a lavorare allo sviluppo di un quadro macroeconomico e regolatorio stabile, in linea con l’obiettivo di raggiungere un’integrazione intelligente, graduale e costante con il mondo, ponendo l’Argentina nella condizione di attrarre gli investimenti esteri diretti e di stimolare il commercio internazionale. Le principali riforme adottate dal governo Macri sono le seguenti: l’eliminazione delle restrizioni ai movimenti di capitale (possibilità di rientro dei capitali), l’eliminazione delle restrizioni che gravavano sull’acquisto della valuta estera, l’introduzione di un regime di libera fluttuazione del tasso di cambio, il recupero delle riserve. È stato avviato un accordo con gli holdouts al fine di conseguire con successo l’accesso ai mercati di capitali globali. Inoltre, il governo ha iniziato a controllare e rallentare l’inflazione ponendosi come obiettivo quello di attestarsi a una cifra nel 2018.

Inoltre, l’Amministrazione di Mauricio Macri si è proposta di conseguire il controllo del deficit pubblico attraverso il consolidamento fiscale: si intende raggiungere il 2.2% del PIL nel 2019, l’1.5% nel 2020 e lo 0.9% nel 2021. Un’altra misura di rilievo è stata l’eliminazione delle dazi sulle esportazioni. Si stima che a breve termine, l’eliminazione dei diritti d’esportazione si quantificherà in un incremento annuale della produzione di alimenti nell’ordine dei 65 milioni di tonnellate, operazione che consentirà di sfamare 200 milioni di persone. Un contributo significativo, tenendo conto degli impegni assunti da Stati e Organizzazioni internazionali in materia di sicurezza alimentare. D’altra parte, per quanto riguarda le barriere al commercio, in sintonia con le linee guida dell’OMC, il governo argentino ha deciso di eliminare le barriere doganali (vedere informazione supplementare riguardo alle DJAI). Tra le altre misure di rilievo promosse dall’attuale Amministrazione, si segnalano il rilancio dell’Istituto Nazionale di Statistica e Censimento (INDEC), l’implementazione di uno schema di condono fiscale, la creazione di un quadro regolatorio in materia di PPP (Public and Private Partnership) e la promozione di una E-Platform per la diffusione di appalti pubblici.

Rispetto agli incentivi per le imprese straniere, l’inizio di un processo di crescita sostenuto, che è cominciato con le misure nominate, ha contribuito a dare fiducia agli imprenditori ed agli investitori. Inoltre, questi provvedimenti hanno permesso una notevole riduzione dell’indebitamento, con il risultato che ora i progetti di investimento in Argentina sono scontati a tassi molto più bassi rispetto a prima. Va notato che l’Argentina possiede le condizioni necessarie per la crescita, solo per citarne alcune: materie prime e risorse di qualità, un enorme potenziale di energetico ed un grande talento del suo capitale umano.

Come si presenta la situazione economica dell’Argentina?

Le stime confermano che il 2018 sarà un anno di crescita, ottenendo così due anni consecutivi di risultati positivi, cosa che non accadeva da lungo tempo. Ciò si riflette nella crescita delle importazioni che fomentano l’industria e consentono al Paese di aumentare le esportazioni. L’inflazione sta diminuendo e l’economia sta crescendo: il Paese sta attraversando un grande momento e la fiducia degli investitori internazionali è in aumento per via della riapertura economica e commerciale del paese. L’Argentina è la terza economia più grande nella regione (dopo il Brasile e il Messico) con un PIL di US $586 miliardi. Infine il nostro Paese ha anche il secondo PIL più alto pro capite nella regione in termini di potere d’acquisto (USD 12.449, dopo il Cile).

Come procede lo scambio commerciale fra l’Italia e l’Argentina e quali sono i prodotti italiani maggiormente apprezzati dalla popolazione locale?

Per quanto concerne il commercio bilaterale, nel 2016 l’Italia ha presentato un surplus commerciale nell’ordine di 206 milioni di dollari con l’Argentina, risultante da esportazioni verso il nostro Paese pari a 1383 milioni di dollari ed importazioni pari a 1177 milioni di dollari. Le esportazioni dell’Argentina verso l’Italia nel 2016 si sono concentrate su 5 prodotti: farina e pellets di soia, gamberetti e gamberoni congelati, carne bovina, limoni e fagioli/ceci secchi. D’altra parte, le esportazioni italiane verso l’Argentina si sono concentrate sulle seguenti voci: macchinari per l’impacchettamento, macchinari e apparecchi di sollevamento, carico e scarico, macchine di sondaggio e perforazione e medicinali. Per quanto riguarda l’ambito economico, è opportuno segnalare che l’Italia è un investitore straniero di rilievo in Argentina. Nel 2015 si è piazzata al tredicesimo posto fra gli investitori stranieri in Argentina e gli investimenti si concentrano principalmente su: industria automobilistica (20%), industria chimica, caucciù e plastica (17%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (13%), comunicazioni (10%) ed assicurazioni (8%). Nel 2016 si sono registrati annunci di investimenti italiani in Argentina per oltre US$ 1800 milioni (ENEL - Edesur US$ 1274 milioni; FIAT US$ 500 milioni, tra le altre).

In quali settori, in questo momento, vede maggiori opportunità commerciali per concludere affari in Argentina?

L’agroindustria è un settore chiave per l’economia argentina, poiché rappresenta il 60% delle nostre esportazioni. L’Argentina è l’ottavo produttore di alimenti al mondo ed il quinto Paese esportatore. Il governo, in questo settore, prevede investimenti annuali per 15 miliardi di dollari. Si stima che un importante percentuale sarà investita nell’irrigazione, nella proteina animale e nella silvicoltura. Gli alimenti argentini si commercializzano nei mercati di tutto il mondo e contribuiscono alla buona reputazione del Paese in termini di innovazione e qualità. Il settore conta eccellenti standard sanitari e ambientali ed è in grado di affrontare la domanda dei consumatori più raffinati. Circa il 50% del totale delle aziende italiane presenti nel nostro Paese sono legate al settore alimentare, che rappresenta poco meno del 10 per cento del nostro PIL.

Il Paese vanta una forte posizione globale in diversi settori: siamo il primo esportatore di olio e farina di soia e il terzo esportatore di mais. Questa leadership trova i suoi punti di forza nello sviluppo significativo della tecnologia e nelle risorse umane. Nel nostro Paese, per circa il 90% della terra coltivata è stato adottato il sistema di semina diretta e circa il 45% dei produttori sono laureati ed sono under 45.

Inoltre, l’Argentina rappresenta oggi un’opportunità di investimento per gli imprenditori italiani interessati alle energie rinnovabili. L’obiettivo di aumentare la proporzione di energie rinnovabili dal 2% attuale fino ad un 20% nel 2025- è ambizioso ma realizzabile. L’Argentina offre eccellenti condizioni per sfruttare tanto l’energia eolica quanto quella solare: con quasi tre mila ore di luce solare l’anno e regioni con venti favorevoli, le energie rinnovabili possono funzionare in modo affidabile e redditizio. Il governo mira infatti ad attrarre investimenti dell’ordine dei 15 miliardi di dollari annui nel campo delle energie rinnovabili. Il nostro Paese, attraverso la legge 27.191, mira poi a promuovere l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili per la produzione di energia elettrica. In tal senso, è stata anche sancita la legge sulla Partecipazione Pubblica Privata (PPP), che consente di sviluppare, tra l’altro, progetti di infrastruttura, tecnologia, energia ed edilizia abitativa. Oggi per quanto riguarda gli investimenti esiste una politica chiara e concreta. Nel medio termine, l’Argentina potrà diventare nuovamente un esportatore netto di energia e porre in atto una strategia coerente per la rete energetica con i Paesi vicini. Questo permetterà una maggior libertà di azione finanziaria e rafforzerà la competitività totale del settore industriale.

D’altra parte, l’Argentina possiede la seconda riserva di gas non convenzionale - shale - e il quarto giacimento per importanza di shale oil. ed governo punta ad attrarre investimenti per 20 miliardi di dollari l’anno nel settore oil & gas. Per di più, il nostro Paese possiede riserve di metalli e minerali non sfruttati (rame, la nona maggiore riserva d’oro, la settima riserva d’argento, la quarta riserva mondiale di litio, potassio). Si prevede di poter attrarre investimenti dell’ordine dei 30 miliardi di dollari annui nel settore minerario.

Sul piano dell’infrastruttura (per migliorare collegamenti e competitività), nel caso particolare della mobilità urbana, il governo sta portando avanti progetti complessi su grande scala, tra gli altri il RER (Rete di Espressi Regionali) e l’Interramento della linea ferroviaria Sarmiento. Sotto il profilo del trasporto merci, il governo intende aumentare nei prossimi 15 anni la percentuale di trasporto ferroviario dal 4% al 20%, con una velocità media di 60km/h. Nel caso dei porti, si procederà a emanare gare d’appalto allo scopo di migliorare l’accesso e la capacità dei terminal del porto di Buenos Aires. Infine anche nel settore dell’infrastruttura autostradale nazionale ci sono numerosi progetti di opere pubbliche e concessioni per un valore dei 12,5 miliardi di dollari.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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