Con Marianna Poletti, Ceo e Founder di Just Knock, abbiamo parlato della startup lombarda che si propone di rendere la ricerca del lavoro meritocratica.

Da dove nasce l’idea di Just Knock?

Just Knock nasce nel 2015 quando, una volta terminati i miei studi universitari e alla ricerca del mio primo impiego, mi sono resa conto di quanto il CV non fosse rappresentativo del potenziale e delle reali capacità di un candidato e di quanto ne limitasse l’espressione. Dall’altro lato le aziende sono spesso inondate da pile di CV spesso inviati con un semplice click da persone poco motivate o non in linea con il ruolo richiesto. Ho così deciso di creare un sito che permettesse un nuovo punto di contatto tra candidati e aziende. Come? Trasformando impersonali annunci di lavoro in coinvolgenti sfide, che permettono ai candidati di immedesimarsi da subito nel ruolo e di proporsi inviando idee al posto dei CV. Il modello proposto permette a tutti i candidati di mettersi in gioco mostrando il proprio potenziale e alle aziende di testare da subito allineamento e motivazione. Just Knock prevede, inoltre, che le aziende effettuino la prima valutazione sul progetto presentato dal candidato, senza poterne vedere l’identità, allo scopo di valorizzare il merito e abbattere i pregiudizi.

Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?

Il nostro team è oggi composto da otto giovani (quasi tutte donne) con diversi background ed ogni suo componente è stato rigorosamente selezionato tramite la piattaforma stessa di Just Knock. Il team ricopre una funzione chiave all’interno di un’impresa di successo. Ogni persona che lavora con noi crede e condivide la visione e il cambiamento che Just Knock vuole portare in un mercato complesso come quello della ricerca del lavoro.

Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?

Le difficoltà sono numerose e sono sia di tipo culturale (difficoltà nello scardinare meccanismi e rigidità) che burocratiche (finanziamenti e tasse). Nel fare impresa in Italia, al di là della qualità dell’idea, gioca un ruolo fondamentale la resilienza e la motivazione. Bisogna riuscire a credere in quello che si fa soprattutto quando le cose sembrano non andare per il meglio o quando ci si trova davanti a muri che sembrano invalicabili. Con la nostra startup vogliamo risolvere il problema delle discriminazioni sul mondo del lavoro ed è proprio questa missione che ci ha dato la forza di arrivare fino a qui: se facendo impresa sai di poter avere un’influenza positiva anche sugli altri il progetto avrà un respiro più ampio ed una spinta maggiore.

Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?

Per il 2019 guardiamo alla Spagna come primo mercato internazionale di nostro interesse per alcune similitudini culturali con l’Italia e per la “liquidità” del mercato del lavoro derivante dalla presenza di burocrazie meno complesse rispetto a quelle presenti in Italia. Un’altra area di nostro interesse per il futuro è certamente il Sud America, soprattutto Brasile, mercato con cui stiamo già valutando possibili collaborazioni.

Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori ed acceleratori italiani genera un’utilità ed un vantaggio competitivo per una startup?

Purtroppo in Italia non sono molte le realtà che forniscono un concreto supporto alle startup early stage, ma sicuramente per iniziare il networking è una leva fondamentale che gli incubatori possono offrire.

Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?

Il consiglio che mi sento di dare è quello di allenare la resilienza per allenare i momenti più difficili. Le difficoltà costringono l’imprenditore a confrontarsi con i propri limiti ed è in questi casi che entra in gioco tale fattore: ogni difficoltà superata, costituirà una nuova esperienza e un nuovo punto di forza su cui far leva. Quello che ho capito con chiarezza è che nessuno ti dà fiducia se non sei tu stesso a dartela: l’atteggiamento mentale con cui affronti una simile impresa contribuisce alla maggior parte del suo successo. Tutte le più grandi aziende sono partite da un’idea scarabocchiata su un foglio di carta. Non credo che Zuckerberg, Jobs o Bezos agli inizi abbiano mai avuto anche solo per un istante la certezza che un giorno sarebbero diventati i founder di realtà dal successo così straordinario. Semplicemente, ci hanno creduto, anche (e soprattutto!) nei momenti in cui tutto e tutti sembravano consigliare loro di abbandonare l’impresa.

Obiettivi per il futuro…

Nei nostri obiettivi futuri c’è l’espansione all’estero allo scopo di poter aprire le porte non solo a talenti e aziende italiane perché vogliamo che Just Knock diventi un punto di collegamento che abbatta tutte le barriere che i pregiudizi possono creare. Fino ad oggi abbiamo virtualmente aperto numerose porte delle aziende italiane a candidati italiani e ora l’obiettivo ambizioso è quello di diventare un canale di scambio internazionale.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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