I Visti Lavorativi in Canada

I Visti Lavorativi in Canada

12 Agosto 2021 Categoria: Expatriamo Paese:  Canada

Per poter lavorare in Canada occorre ottenere speciali autorizzazioni o visti senza i quali l’ingresso nel Paese non è consentito. Scopriamo insieme quali sono e come ottenerli.

Il Canada è da sempre un mercato che offre grandi opportunità per le aziende italiane che vogliono esportare i propri prodotti o espandere il proprio business in modo più consistente in questo Paese caratterizzato da un’economia matura ed un reddito pro capite alto (47mila USD).

Inoltre, il Canada, possiede molte altre caratteristiche decisamente interessanti per chi decide di investirvi e/o esportarvi:

  • è uno dei migliori paesi al mondo dal punto di vista dell’istruzione e riesce a trattenere i laureati all’interno del proprio mercato del lavoro essendo anche tra i primi al mondo per quantità di abitanti con un’educazione di livello superiore;
  • ha uno dei sistemi bancari più efficienti a livello globale;
  • è stato identificato come secondo miglior paese del G7 per fare business;
  • ha una burocrazia abbastanza snella, rapida ed efficiente.

Non va dimenticato, poi, che tra Canada ed Europa vige un accordo di libero scambio, il CETA, entrato in vigore nel 2017, che ha abbattuto circa il 99% dei dazi esistenti.

Che un’azienda intenda impegnarsi “semplicemente” nell’esportazione dei suoi prodotti verso il Canada, oppure che ci sia la necessità di aprire una sede o un ufficio in loco, potrebbe manifestarsi il bisogno di mandare del personale a destinazione.

Quali sono i visti disponibili per chi arriva dall’Italia ed entra in Canada con finalità lavorative?

Innanzitutto, vediamo quali sono i requisiti di base per essere ammessi nel Paese:

  • avere un passaporto valido per tutta la durata del soggiorno;
  • avere il denaro necessario per mantenersi per tutta la durata del soggiorno;
  • avere (e palesare) la volontà di lasciare il Canada al termine del periodo di soggiorno autorizzato;
  • non rappresentare una minaccia per la sicurezza pubblica o la salute dei cittadini canadesi.

Inoltre, per l’accesso in Canada è necessario avere l’eTA, un’autorizzazione che si ottiene compilando un semplice procedimento online. L’eTA ha un costo di 7 dollari canadesi, dura 5 anni e consente di stare nel Paese per un tempo massimo di 6 mesi.

La modalità più “comoda” per recarsi in Canada per motivi lavorativi è quella di qualificarsi come “Business Visitor”.

Il Business Visitor è colui che entra in Canada per prendere parte ad attività di carattere internazionale, senza però entrare a far parte del mercato del lavoro canadese. Per questo, il Business Visitor, al momento dell’ingresso, dovrà dimostrare, oltre ai requisiti base di cui sopra, anche quanto segue:

  • che soggiornerà nel Paese solamente in via temporanea, e per un periodo di tempo non superiore ai 6 mesi;
  • che la sua fonte di reddito primaria e la maggior parte delle attività legate al suo lavoro sono localizzate in un altro Paese, diverso dal Canada;
  • che non c’è l’intenzione di inserirsi nel mercato del lavoro canadese.

È politica del Governo canadese, infatti, far sì che i cittadini canadesi e tutti coloro che siano stati legalmente ammessi in Canada per la residenza permanente, abbiano per primi la possibilità di occupare ogni eventuale posto di lavoro vacante prima di emettere un’autorizzazione di lavoro temporaneo ad un cittadino straniero.

Cosa significa “non entrare nel mercato del lavoro canadese”?

Significa, in breve, che si sarà sempre e solo remunerati da un soggetto non canadese, ma significa anche che il “lavoro” che si va a svolgere in Canada produrrà reddito o beneficio per un soggetto non canadese e che in generale il carattere del lavoro che si va a svolgere è internazionale e non domestico.

Ci sono dei documenti che possono essere considerati “di supporto” alla posizione dei Business Visitor, e che è bene avere con sé all’entrata nel Paese, come ad esempio:

  • una o più lettere d’invito da parte di soggetti canadesi;
  • una lettera di supporto della società inviante (e quindi non canadese) che specifichi anche il motivo del soggiorno con allegate le specifiche tecniche delle attività/servizi che si andranno a svolgere;
  • indicazione del luogo di soggiorno e dei contatti a cui la persona sarà raggiungibile.

Ecco una breve lista di quelle che sono le principali attività concesse nella fattispecie dal Business Visitor:

  • acquisto di beni e servizi da un soggetto canadese che vanno a beneficio di un soggetto non canadese;
  • partecipazione a fiere, riunioni, eventi o conferenze;
  • servizi di assistenza o manutenzione post-vendita;
  • conduzione o partecipazione ad attività di training.

Se la persona che ha bisogno di viaggiare in Canada non rientra in queste casistiche, ci sarà probabilmente bisogno di un permesso di lavoro, un “work permit”.

Il work permit per il Canada può essere richiesto anche al momento dell’entrata nel Paese, ma è meglio, per motivi di prudenza, richiederlo prima della partenza. Assieme alla richiesta preventiva, che avviene solitamente per via telematica, viene richiesto anche il pagamento di alcune quote specifiche per il visto richiesto e di fornire le proprie impronte digitali.

Tramite un work permit, la persona può lavorare per il periodo di tempo previsto in Canada e secondo la funzione e presso l’azienda indicata, svolgendo attività di norma non concesse alla fattispecie dal Business Visitor.

In alcuni casi con il work permit è necessario ottenere l’approvazione del LMIA (un documento con cui il dipartimento preposto valuta l’impatto dell’assunzione della persona sul mercato del lavoro canadese), ma non tutti i casi lo prevedono.

Quelle presentate sono le due casistiche principali di fronte a cui si trova chi deve soggiornare in Canada per motivi di lavoro. È sempre necessario essere sicuri di valutare in modo appropriato ed esauriente la propria posizione nei confronti di queste fattispecie in modo da non incorrere in spiacevoli imprevisti all’ultimo minuto al momento dell’entrata nel Paese.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marianna Niero, redazione@exportiamo.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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